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Provincia di VITERBO

Capoluogo: Viterbo

Scheda

 
Stemma della provincia Viterbo
   

Provincia di Viterbo - Statistiche

Territorio. Occupa la porzione più settentrionale del Lazio ed è racchiusa tra la Toscana a nord -con la quale condivide l’ambiente unico, da un punto di vista naturalistico, della Maremma-, il mar Tirreno a ovest, la provincia di Roma a sud e l’Umbria a oriente; quest’ultimo confine è segnato dal monte Rufeno (734 m), dalla catena dei monti Volsini e dal corso del fiume Tevere, che, per un breve tratto, divide il Viterbese anche dalla Sabina. La sua economia si incentra prevalentemente sulle attività legate ai settori terziario e secondario; la popolazione presenta un indice di vecchiaia di poco superiore alla media e si distribuisce in 60 comuni. Meno di due milioni di anni fa la maggior parte del territorio era ancora sommersa dalle acque del mare pliocenico, come testimoniano i vasti depositi di argille e argille sabbiose incisi dall’azione del Tevere; a un milione di anni fa risalgono, invece, i fenomeni vulcanici che hanno caratterizzato la zona in modo così peculiare. L’area del monte Cimino fu la prima ad essere interessata dal vulcanesimo; a questa seguirono altre parti della catena omonima, compreso il vulcano di Vico, il cui cratere è oggi occupato da un bacino lacustre; anche nei monti Volsini, a testimonianza dell’antica attività vulcanica, è rimasta una vasta depressione, poi colmata dalle acque del lago di Bolsena. I colori e i profumi della macchia mediterranea dominano la fascia costiera; procedendo verso l’interno conquistano spazio cerri, lecci, roverelle e carpini, spodestati sui monti Cimini da essenze tipicamente continentali, come il castagno e il faggio -quest’ultimo in questo territorio s’incontra a quote molto basse-, e nelle aree lacustri e fluviali da farnie, ontani, salici, tamerici e giunchi, tra i quali nidifica il caratteristico svasso maggiore. Lo stemma provinciale, concesso con Regio Decreto, raffigura, in campo azzurro, un leone posto su una verde campagna erbosa; sullo sfondo rosso del capo, sostenuto da una fascia d’oro con la scritta in caratteri medievali NON METUENS VERBUM LEO SUM QUI SIGNO VITERBUM, compare una croce d’argento, accompagnata da quattro chiavi poste in palo e con gli ingegni all’insù.

Comunicazioni. Solcata lungo la valle del Tevere dall’autostrada A1 del Sole (Milano-Roma-Napoli) e dalle tratte ferroviarie di rilievo nazionale della “Direttissima” Roma-Firenze e della Roma-Firenze-Bologna, svolge una funzione di cerniera per il traffico tirrenico diretto verso le regioni settentrionali della penisola. Sul suo territorio convergono, infatti, numerosi tracciati viari longitudinali di grande rilievo, come le statali n. 1 Aurelia, che da Roma arriva fino al confine italo-francese, n. 2 Cassia, n. 3 Flaminia e n. 71 Umbro-casentinese-romagnola, che dal Viterbese si spinge fino a Ravenna, in Emilia-Romagna. Completano la rete viaria importanti tracciati trasversali: la superstrada Viterbo-Orte-Terni, che in futuro si spingerà fino a Civitavecchia (RM), la statale n. 1 bis Aurelia, la n. 74 Maremmana, che unisce il comprensorio volsinio all’Argentario, in Toscana, e la n. 312 Castrense. Due tratte ferroviarie di rilievo nazionale (Orte-Falconara Marittima e Roma-Pisa), due di rilievo regionale (Viterbo-Attigliano e Orte-Capranica), una in concessione (Roma-Fabrica di Roma-Viterbo) e una metropolitana (Roma-Capranica-Viterbo) completano il panorama delle infrastrutture delle comunicazioni.

Storia. Culla della splendida e raffinata civiltà degli etruschi, fieri e indomiti avversari di Roma per lungo tempo -oltre che re della “città eterna” con i Tarquini, tra il 616 e il 509 a. C., secondo una tradizione che affonda le sue radici nella leggenda-, il Viterbese venne definitivamente assoggettato dalle legioni romane nel III secolo a. C. e all’epoca della ristrutturazione politico-amministrativa di Augusto divenne la REGIO VII. Dopo l’eclissi dell’impero romano fu occupato dai goti, riconquistato dai bizantini al termine della guerra greco-gotica (535-553), compreso nel DUCATUS ROMANUS e, infine, nuovamente conquistato dai longobardi. In epoca carolingia venne formalmente annesso per intero al Patrimonio di San Pietro e, dopo complesse vicende, che videro come protagonisti il papa, l’imperatore e potenti comuni, come Viterbo e Corneto (Tarquinia), dal basso Medioevo entrò a far parte in modo stabile dello Stato della Chiesa. Tra il XVI e il XVII secolo vide l’affermarsi del potente ducato farnesiano di Castro; al tempo della Repubblica Romana (1798-1799) venne inglobato nel Dipartimento del Cimino, poi Dipartimento Napoleonico (1809-1814); conobbe anche il fenomeno del brigantaggio. Dopo il riassetto amministrativo e politico di papa Gregorio XVI (1833) venne compreso quasi interamente nella Delegazione di Viterbo -rimase esclusa una piccola porzione di territorio costiero compresa nella Delegazione di Civitavecchia-; fino al 1923 fece parte della provincia di Roma.

Struttura socio-economica. Negli ultimi decenni l’incidenza del settore terziario nella composizione della ricchezza della provincia è notevolmente aumentata; segue a buona distanza il settore secondario. Insieme alla pubblica amministrazione è il commercio la voce trainante del terziario, anche se negli ultimi tempi il turismo ha conosciuto un buon incremento, poiché i visitatori sono sempre più attratti dalle testimonianze storico-architettoniche di cui il territorio è ricco e dall’incremento qualitativo e quantitativo delle strutture ricettive. Il settore primario, dal canto suo, pur avendo conosciuto una contrazione continua negli ultimi decenni, peraltro sulla scia di una tendenza nazionale, ricopre ancora un ruolo economico importante, superiore, in termini percentuali assoluti, a quello di tutte le altre provincie del Lazio. Dai vigneti del Viterbese si ricavano eccellenti e apprezzati vini, premiati giustamente con il riconoscimento del marchio Doc, come il notissimo EST EST EST! di Montefiascone e l’Aleatico di Gradoli; tra le altre coltivazioni vanno menzionate quelle della nocciola, della castagna, del grano duro, delle lenticchie, dei fagioli, del mais, del girasole e della barbabietola da zucchero; non manca, infine, una produzione di olio di oliva di buona qualità. L’industria si concentra intorno a Viterbo, Tarquinia e Vetralla e tra Civita Castellana e Fabrica di Roma, uno dei poli nazionali della produzione di idrosanitari in ceramica e stoviglie. Oltre al capoluogo provinciale, rappresentano poli di gravitazione Civita Castellana, Orte e Ronciglione.

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