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Provincia di SAVONA

Capoluogo: Savona

Scheda

 
Stemma della provincia Savona
   

Provincia di Savona - Statistiche

Territorio. Posto fra il mare (a est e a sud) e le province di Genova (a nord-est) e Imperia (a sud-ovest), confina anche con quelle piemontesi di Cuneo (a nord-ovest), Alessandria e Asti (a nord). Secondo per estensione fra quelli regionali, dal punto di vista morfologico non ha caratteri uniformi: la fascia costiera stretta e lunga, che ha inizio ad Andora e termine a Varazze, si distingue nettamente dalla zona interna, costituita dalle valli tributarie del Po; è, dunque, dominante la zona coperta da montagne (litoranee e non) su quella collinare, mentre una zona di pianura di ampiezza sensibile si trova unicamente nella piana di Albenga. Il crinale delle Alpi Liguri qui presente ha un andamento diverso da quello che si registra nella confinante provincia di Imperia: si avvicina molto al mare e, conservando una distanza dalla costa di non più di dieci chilometri, corre parallelamente ad essa. Il territorio occidentale della provincia viene così diviso in due versanti, fra loro molto diversi dal punto di vista fisico: il versante marittimo (meridionale), in cui brevi tratti di dorsali montuose e gole strette scendono con ripidità al mare; il versante padano (settentrionale), le cui ampie valli, fra le quali quelle alte della Bormida di Millesimo e della Bormida di Spigno, digradano dolcemente verso le colline delle piemontesi Langhe del Monferrato. Man mano che si avvicina al mare, la dorsale alpina, in questo tratto, raggiunge altezze sempre inferiori (che non superano mai i 1.500 metri): i rilievi più elevati sono il monte Carmo (di 1.389 metri) e il monte Settepani (di 1.386 metri). Ancor più si accosta al mare la catena appenninica (dell’Appennino ligure), che giunge a distarne soltanto cinque chilometri, originando dal Colle di Cadibona (di 459 metri), quello stesso già indicato nell’antichità dal geografo Strabone come confine fra i due sistemi montuosi -la catena alpina e quella appenninica- e che dal congresso geografico del 1892 fu definitivamente assunto come tale, dopo secoli di proposte diverse: esso corrisponde, infatti, alla massima depressione della dorsale spartiacque; dal punto di vista geologico, però, il gruppo del Beigua è ancora parte del sistema alpino -l’Appennino inizia, quindi, nell’entroterra genovese-. Anche nella catena appenninica i rilievi non sono molto elevati: il suo primo tratto, tra il Colle di Cadibona e il Colle del Giovo, è dato da cime tondeggianti che non raggiungono mai i 900 metri, in cui predomina il verde dei rigogliosi boschi, abitati da numerosi cinghiali e caprioli; simile è il contrasto fra il versante padano (inciso da valli piuttosto ampie come quelle dei fiumi Erro e Orba) e quello marittimo, ripido e breve. Oltre il Colle del Giovo il paesaggio subisce un cambiamento: la dorsale appenninica si innalza fino all’altitudine del monte Beigua, che raggiunge i 1.287 metri e, verso oriente, prosegue per circa quindici chilometri con altitudini superiori ai mille metri. Se dal monte Beigua ci si inoltra verso settentrione, invece, si trovano pendii decisamente più dolci, per gran parte coperti di boschi (alle alte quote di faggete e a quelle più basse di castagneti), in cui è possibile trovare funghi. La posizione del capoluogo provinciale è all’origine dell’attrazione, nel suo territorio, di un tratto considerevole di valli tributarie del fiume Po; il sistema alpino termina in una depressione che si riversa nella profonda insellatura del passo di Cadibona e che ha consentito a Savona di divenire lo sbocco naturale del vicino Piemonte. La zona occidentale della costa è simile per conformazione a quella di Imperia: gli alti e dirupati promontori (fra i quali Capo Mele, Capo della Caprazoppa e Capo Noli) circondano una serie di spiagge e insenature (la più importante delle quali è quella in cui si è costituita la piana alluvionale di Albenga). In questa zona della costa sono le due isole della riviera: la Gallinara (posta fra Albenga e Alassio) e l’isolotto di Bergeggi (posto fra Capo Vado e Capo Noli). Decisamente meno frastagliata è la zona orientale della costa. Il particolare interesse per la tutela e la salvaguardia della natura è testimoniato dalle numerose aree naturalistiche della provincia: i parchi naturali regionali del Beigua, del Bric Tana e di Piana Crixia; l’oasi Rocchetta; le aree Adelasia, Bosco di Cadibona, Camulera, Carmo, Foresta del Deiva, Galero, Lerrone, Mao, Melogno, Merula, Osiglia, Peso grande, Poggio grande e Rocche bianche; le riserve naturali regionali dell’Isola Gallinara, di Rio Torsero e di Bergeggi. Le grandi risorse naturali di cui è dotata comportano un’intensa attività turistica, che ne valorizza le coste. Proprio la fascia costiera, oltre che nel capoluogo provinciale soprattutto nella zona compresa tra Alassio e Loano, è quella in cui la popolazione è maggiormente addensata: Vezzi Portio, a ridosso di Finale Ligure, costituisce il baricentro demografico provinciale mentre, se si escludono le zone interne vicine al capoluogo, modesta risulta la densità di popolazione dei comuni di montagna. Basso risulta il livello di urbanizzazione della provincia, dato dal rapporto tra la popolazione che abita nei comuni con più di ventimila abitanti e la popolazione complessiva. Un esame della composizione della popolazione per età fa rilevare un forte addensamento tra gli anziani che superano i 64 anni. Dal punto di vista climatico si individuano tre zone distinte: quella della costa, quella della zona collinare che si inerpica sulla displuviale non elevata e quella del versante padano. Se tra la zona del litorale (protetta da rilievi elevati e compatti) e la fascia collinare del versante marittimo non si hanno differenze climatiche sostanziali (per la vicinanza di quest’ultima al mare e per un’altezza modesta della displuviale), benché maggiore sia la temperatura media invernale e superiore la piovosità nel savonese, il clima della costa differisce molto da quello del versante padano, in cui inverni freddi e lunghi di frequente apportano precipitazioni nevose. Dal punto di vista idrografico, sul versante appenninico-tirrenico sono brevi i corsi, di solito a carattere torrentizio, mentre, sul versante interno, alti risultano i corsi dei fiumi tributari del Po. Al primo gruppo appartiene la Centa (il fiume più importante della Riviera di Ponente che, accogliendo le acque dei tre affluenti, Arroscia, Neva e Pennavaira, vanta un bacino di 422 chilometri quadrati). Il fiume più lungo è l’Arroscia (che nel suo alto corso si inoltra nella provincia di Imperia) dalla portata del quale dipende quella del breve corso della Centa. La pianura fertile di Albenga è dovuta proprio alle alluvioni della Centa. Brevi risultano i torrenti situati a oriente della foce della Centa, per l’approssimarsi dello spartiacque al mare; fra questi sono: il Letimbro (che sfocia a Savona), il Sansobbia (che ha il suo sbocco ad Albissola Marina), il Teiro (che termina a Varazze). Al gruppo dei corsi d’acqua del versante padano appartengono invece importanti fiumi: la Bormida di Millesimo; quella di Spigno; l’Erro e l’Orba, che si immettono nella Bormida, al di fuori del territorio regionale. Nello stemma provinciale, concesso con Decreto Reale, si raffigura, in campo di cielo, una caravella a vele spiegate che naviga su una campagna “mareggiata” d’argento e d’azzurro. Il motto è: PAR PARIBUS.

Comunicazioni. La rete dei trasporti su gomma e quella su rotaia sono focalizzate lungo la Riviera di Ponente e sull’asse Savona-Torino. È stata raddoppiata la linea autostradale che si dirige al capoluogo piemontese come si è ottenuto il potenziamento della linea ferroviaria diretta in Francia. Due tracciati autostradali ne attraversano il territorio: la A6 Torino-Savona e la A10 Ventimiglia-Genova, che corrono fra loro perpendicolarmente e si intersecano in prossimità del capoluogo provinciale. Più fitta è la maglia delle strade statali, fra le quali primeggia decisamente (per importanza e per estensione) la n. 1, via Aurelia, il cui andamento è parallelo alla costa. Numerose risultano le altre: la n. 28 bis del colle di Nava; la n. 29 del colle di Cadibona; la n. 30 di Val Bormida; la strada statale n. 334 del Sassello; la n. 339 di Cengio; la n. 453 della valle Arroscia; la n. 490 del colle del Melogno; la n. 542 di Pontinvrea; la strada statale n. 582 del colle di San Bernardo. In molti casi si innestano nella n. 1; si incuneano fra le valli, talvolta costeggiando i fiumi. Le difficoltà e la marginalità del traffico aereo regionale risultano evidenti anche in questa provincia. Tuttavia, voli di linea stagionali si effettuano nell’aeroporto civile di Villanova d’Albenga “Clemente Panero”, aperto al traffico civile nazionale e internazionale, in cui prevale il traffico di turisti che dal centro della Penisola si recano alla riviera o che dalla provincia di Savona sono diretti in Sardegna. Il territorio provinciale costituisce anche punto di incontro di importanti linee ferroviarie, di cui il capoluogo risulta nodo centrale: se ne dipartono la Genova-Ventimiglia, la Savona-Torino e la Savona-Alessandria. L’esigenza di un maggiore collegamento con l’Europa costituisce la premessa per lo sviluppo dei porti commerciali liguri, tra i quali un ruolo rilevante gioca lo scalo di Savona-Vado Ligure, che fa registrare una fase di ristrutturazione e un rilancio del traffico passeggeri, diretti soprattutto in Corsica: ciò è dovuto ad accordi privilegiati con una compagnia che opera su tali rotte. Numerosi sono anche i porti turistici della costa (Alassio, Andora, Finale Ligure, Loano, Vado Ligure, Varazze), cui si aggiunge il porto mercantile del capoluogo provinciale. Un miglioramento delle strutture urbanistiche e della vivibilità di buona parte della provincia potrà conseguire dall’attuazione dei progetti inerenti la rete ferroviaria e il porto di Savona.

Storia. Nasce nel 1927, per volere di Mussolini, benché da molto prima sicuramente è stata vista nella sua interezza in maniera integrata, con un preciso richiamo a una dimensione territoriale di tipo provinciale. Abitata dai liguri sabazi, nel III secolo a. C. la zona fu alleata di Cartagine contro Roma, cui fu in seguito sottoposta. Nel municipium romano di Vada Sabatia, che si estendeva da Cogoleto a Finale Ligure, si delineavano lembi di territorio in gran parte coincidenti con quelli dell’attuale provincia come, nel corso del Medio Evo, in seguito alla creazione (nel X secolo) delle tre marche occidentali da parte del re d’Italia Berengario II, quando entrò a far parte della Marca Aleramica. Si costituì come libera repubblica ed ebbe orientamenti ghibellini ma, pur essendo antagonista della repubblica marinara di Genova, contro la quale ebbe a combattere dal XII secolo, ne fu tributaria. Il 1528 segnò la definitiva sottomissione della zona a Genova, ad opera di Andrea Doria. La distruzione del porto di Savona da parte dei genovesi, nel 1542, operata per riempimento del porto, fu seguita dall’erezione della fortezza Priamar, dalla nascita della quale mutarono le sorti del territorio nella sua interezza. Genova vi eleggeva a capo un nobile, con cadenza biennale. Fu costretta dunque a partecipare alle guerre dei genovesi contro gli austriaci e i savoiardi (1746-1747) e, al rifiorire della repubblica ligure (sul finire del XVIII secolo), ne seguì ugualmente le sorti; un periodo favorevole fu pure quello dell’annessione all’Impero francese (1805-1814). Durante l’amministrazione francese, nel periodo napoleonico tra il 1797 e il 1815, la regione fu divisa in cantoni e i capoluoghi andarono affermandosi come poli di attrazione economica per tutto il circondario. Dopo il 1815 Savona diventò un capoluogo d’Intendenza Generale ma dal punto di vista amministrativo la provincia venne organizzata in seguito, nel 1848, in forza dello statuto albertino e con la legge comunale e provinciale, che istituirono le Divisioni, le Province e i Comuni; per Provincia si intendeva una circoscrizione dello Stato, amministrata da un governatore, la cui figura, in seguito all’Unità d’Italia, sarà sostituita da quella del Prefetto, che avrà anche il compito di presiedere la deputazione provinciale, l’organo esecutivo della Provincia. Nel 1859 la legge Rattazzi stabilirà una divisione territoriale in province, circondari, mandamenti e comuni e decreterà anche la soppressione della provincia di Savona, che verrà inglobata da Genova fino alla nuova scissione del 1927, che la ricostituì definitivamente.

Struttura socio-economica. La diffusione delle attività del terziario, soprattutto il commercio, i trasporti e il turismo, consente all’incidenza delle forze di lavoro sulla popolazione potenzialmente attiva di attestarsi su percentuali superiori alla media regionale. Il numero di occupati è ampiamente al di sopra della media nazionale come pure assume un valore elevato il numero dei lavoratori autonomi: questo secondo dato è favorito dal numero di imprese agricole o commerciali e di pubblici esercizi; mentre, rispetto alle altre province liguri, basso risulta quello degli addetti all’industria. La presenza di un elevato numero di abitanti che superano i 64 anni comporta tra l’altro una notevole incidenza delle prestazioni previdenziali; se insieme all’invecchiamento della popolazione si tiene conto anche della bassa natalità si ottiene un saldo demografico naturale negativo, con eccedenze sistematiche dei morti sui nati vivi: unica soluzione per mantenere il livello attuale della popolazione (anche per disporre di persone in età lavorativa e per poter contare su prospettive di sviluppo) risiede nell’attrarre e dare ospitalità agli immigrati, a meno di invertire queste tendenze. Se superiore alla media nazionale e regionale risulta l’occupazione nelle diverse fasce di età, tuttavia essa non raggiunge i livelli di pieno impiego che si registrano in altre province settentrionali. Si registrano soddisfacenti condizioni economiche medie per le famiglie della provincia: il reddito disponibile per abitante risulta tra i primi dieci d’Italia (è più elevato anche di quello di Genova) ma inferiore alla media nazionale è la quota dei redditi da lavoro, dipendente e autonomo. Il notevole afflusso turistico delle zone balneari fa sentire i suoi benefici effetti sui consumi procapite interni della provincia e abbassa anche la quantità dei consumi non alimentari, che è indice della disponibilità dei consumatori all’acquisto di beni e servizi che non siano di prima necessità. Le condizioni abitative si collocano su livelli elevati, se si considerano indicatori quali la superficie procapite e il numero di stanze nelle abitazioni occupate, e alto risulta il numero di seconde case, molte delle quali appartengono a non residenti in provincia. Diversa è la situazione data dalla dotazione di infrastrutture al servizio della collettività (come ospedali, scuole, servizi ricreativi), che risulta inferiore alla media nazionale, con la conseguenza di una limitazione ai servizi offerti ai visitatori, numerosi soprattutto nel periodo estivo. La loro presenza, di contro, stimola un fervore di attività artistiche, culturali e ricreative, che costituiscono anche per i savonesi interessanti opportunità per impiegare il tempo libero. In una graduatoria nazionale, che consideri nell’insieme le province italiane e analizzi la qualità della vita, gli abitanti del savonese risultano avere le condizioni medie: il risultato è dato da una buona combinazione fra un ottimo livello medio del reddito e dei consumi per abitante e una dotazione di infrastrutture sociali al di sotto della media nazionale. Caratteristica dell’economia savonese sono le attività industriali: superiore alla media delle province liguri e a quella nazionale risulta l’incidenza del comparto manifatturiero sul valore aggiunto; il sistema economico della provincia è dato anche dagli importanti traffici marittimi del porto di Savona e di quello di Vado Ligure. Particolarmente solida risulta l’industria chimica che, insieme alla meccanica, costituisce la principale fonte delle esportazioni della provincia; la prima, sia con prodotti di base che con derivati, risulta la più importante specializzazione dell’industria manifatturiera savonese, cui seguono: l’industria di lavorazione dei minerali e dei prodotti non metalliferi (vetro e ceramica); la fabbricazione di apparecchiature elettroniche e la costruzione di mezzi di trasporto (nei cantieri navali). La cantieristica è complementare alle attività dello scalo di Savona-Vado Ligure, in cui prevalgono i traffici di merci alla rinfusa. La prevalenza delle esportazioni del savonese è data dai prodotti chimici, destinati elettivamente agli Stati Uniti, seguiti da Francia, Regno Unito e Spagna. Il tasso di apertura commerciale della provincia (dato dall’insieme delle esportazioni e delle importazioni rapportato al prodotto interno lordo) è elevato anche da una solida industria di trasformazione di materie grezze e di materie prime provenienti dall’estero. Considerando il valore aggiunto, negli anni Novanta del XX secolo la crescita dell’economia della provincia si è attestata su valori lievemente inferiori a quelli nazionali; bassa è risultata soprattutto la crescita dell’industria manifatturiera, il cui rallentamento è da imputare in parte alla sfavorevole congiuntura internazionale della chimica; ma risultano in ripresa le prospettive di tale industria, se si considera il saldo positivo tra le esportazioni e le importazioni. Soprattutto lungo la fascia costiera si concentrano le unità locali, mentre il baricentro economico si colloca a Mioglia, presso il confine con il Piemonte. Fra le liguri, la provincia di Savona è anche quella in cui l’agricoltura è maggiormente presente: la considerazione è data dalla valutazione del numero di imprese, superiore a quello della media regionale, e delle produzioni, fra le quali emergono la floricoltura e la coltura delle piante, che rappresentano la principale risorsa agricola della provincia, considerato l’apporto che conferiscono alla costituzione del valore aggiunto, cui concorrono anche le coltivazioni ortofrutticole e quelle olivicole. Le coltivazioni dei fiori e il turismo, dunque, sono due aspetti trainanti dell’economia savonese e godono di quote consistenti nei relativi mercati di riferimento, nei quali appare crescente la competitività di altre realtà italiane ed estere. Il valore aggiunto per addetto che si registra nelle attività extra-agricole della provincia di Savona risulta superiore a quello italiano, benché più basso della media delle altre province liguri. Ad un’analisi delle attività industriali e dei servizi si registra una quota di addetti nelle piccolissime imprese (che contano fino a 9 addetti) che supera ampiamente la media nazionale: il dato è generato dalla concentrazione in provincia di attività artigianali, esercizi commerciali, alberghi e pubblici esercizi, la cui presenza è richiesta dal considerevole afflusso turistico; in particolare, il comparto edile concorre in maniera decisiva ad elevare il numero di imprese artigiane. Relativamente elevata è la distribuzione del prodotto interno lordo nel commercio; malgrado la chiusura di molte botteghe della piccola distribuzione, prevale fra le imprese savonesi il numero di esercizi commerciali. La struttura ricettiva della provincia va selezionandosi: gli alberghi e gli esercizi pubblici offrono la più alta disponibilità di posti-letto della regione, con la metà circa delle presenze italiane nella regione ma anche il numero di stranieri, soprattutto tedeschi e svizzeri è rilevante; il loro contributo al reddito prodotto dal turismo supera quello della media delle province liguri, di per sé già elevato. Soprattutto l’artigianato di produzione conferisce un contributo al valore aggiunto maggiore della media regionale ma anche i trasporti hanno incidenza sul valore aggiunto che, sebbene inferiore alla media regionale, risulta superiore al valore nazionale; significativo è pure il numero di addetti nel settore delle attività gravitanti sul porto, come la movimentazione e il magazzinaggio delle merci. Qui, come nelle altre aree liguri, si rileva un differente grado di sviluppo tra la zona che gravita sul capoluogo provinciale e in genere sul litorale (soprattutto verso la provincia di Imperia) e le zone interne di montagna: a determinare la differenza concorrono le caratteristiche morfologiche del territorio e l’ubicazione delle infrastrutture, oltre che un’offerta di servizi alle imprese meno sviluppata che in altre province liguri, malgrado l’impegno di alcune istituzioni locali alla sensibilizzazione in favore dell’innovazione tecnologica. Se dato negativo e disincentivante è un tasso di interesse che si attesta su valori superiori alla media nazionale, di contro sono previste misure di intervento per zone comprese dall’Unione Europea negli obiettivi 2 e 5b, verso le quali il tessuto imprenditoriale locale dimostra interesse. Dai progetti inerenti la rete ferroviaria e il porto di Savona dipende anche un mutamento delle prospettive di crescita dell’economia.

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