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Provincia di ROVIGO

Capoluogo: Rovigo

Scheda

 
Stemma della provincia Rovigo
   

Provincia di Rovigo - Statistiche

Territorio. Provincia prevalentemente pianeggiante, situata nella estrema parte meridionale della regione, tra la Lombardia a ovest, l’Emilia-Romagna a Sud, il mare Adriatico a est. Si estende longitudinalmente tra i fiumi Adige e Po che ne delineano in gran parte i confini meridionali e settentrionali mentre a ovest si trovano le Grandi Valli Veronesi. Il territorio è in gran parte costituito dal Polesine, nome introdotto nel Medioevo, derivato probabilmente dal termine latino PULLUM, cioè ‘terreno molle’. L’area è definita dall’ultimo tratto dei due più grandi fiumi italiani che corrono, con orientamento est-ovest, pressoché paralleli e che si diramano in migliaia di canali nella vasta zona Delta del Po, che occupa oltre 400 chilometri quadrati di territorio esteso fino al mare Adriatico. Il territorio del Polesine si presenta come un paesaggio molto giovane, formatosi, come nel caso del Delta, anche in poche centinaia di anni. Proprio a causa dell’abbondanza di acqua la zona presenta caratteristiche del tutto particolari. I fattori climatici e alluvionali e l’opera dell’uomo hanno giocato un ruolo fondamentale nell’evoluzione di questa zona e ne hanno modificato i connotati paesistici e l'assetto idraulico e morfologico negli ultimi tre millenni. La popolazione è distribuita tra 50 comuni (erano 51 al censimento del 1991, prima che i comuni di Contarina e di Donada si fondessero per formare un comune unico, Porto Viro) ed è caratterizzata da un indice di vecchiaia nella media. Lo stemma provinciale, inquartato, è stato concesso con Regio Decreto. Nella prima e quarta sezione, partite d’argento e d’azzurro, campeggia un’aquila bicipite, smaltata dei colori del campo; la seconda e terza partizione raffigurano un castello dorato, sormontato da un leone alato.

Comunicazioni. Il territorio è ben servito da grandi vie di comunicazione, tra cui l’autostrada A13 Bologna-Padova e le strade statali: n. 16 Adriatica, che va dal Veneto fino alla Puglia, n. 309 Romea, n. 434 Transpolesana, che collega Verona al mare Adriatico attraversando quasi per intero la provincia di Rovigo, n. 443 di Adria, n. 449, n. 482 Alto Polesana, n. 495 Codigoro, n. 499 e n. 516 Piovese. La rete ferroviaria è costituita dalle linee: Rovigo-Chioggia, Venezia-Adria, Padova-Bologna, Rovigo-Isola della Scala, Verona-Bologna, Suzzara-Ferrara. Quello turistico di Porto Tolle è lo scalo marittimo interno alla provincia; per gli altri scali bisogna raggiungere la confinante provincia di Venezia. Il collegamento con la rete di traffico aereo è assicurato dagli aeroporti di Venezia/Tessera e di Verona/Villafranca nonché da quello intercontinentale di Milano/Malpensa.

Storia. I più antichi insediamenti umani scoperti nella provincia risalgono all’età del Bronzo (XVIII-X sec. a.C.) e sono da collegare alla civiltà Polada. Elemento caratteristico di questa cultura era l’uso di erigere villaggi, in prossimità di laghi ed acquitrini, su piattaforme lignee elevate o direttamente poggianti sul terreno. Queste costruzioni sono tradizionalmente definite palafitte o bonifiche. Già tra il XVI e l’XI secolo a.C. la zona era occupata da vasti insediamenti umani, tra cui la località di “Frattesina” (Fratta Polesine), piuttosto popolata. L’esistenza di un centro protostorico accredita l’ipotesi di un tipo di organizzazione sociale basato su collegamenti marittimi, ma anche terrestri, con regioni più o meno lontane: il mare Egeo, il Mediterraneo orientale, la Sicilia, la Puglia, l’area tirrenica. Si sa con certezza che i paleoveneti commerciavano in bronzo con l’Etruria e con la Grecia per l’avorio. Intorno all’XI secolo nella zona del Delta del Po un forte cambiamento climatico provocò continue e violente piogge con conseguenti trasformazioni idrografiche e degrado ambientale, che condussero alla disgregazione delle comunità umane in fuga, in cerca di aree più idonee. Solo nel VI secolo a.C. si assiste alla nascita e allo sviluppo di Adria e a un generale ripopolamento del territorio palesano, che ebbe come protagonisti la popolazione indigena paleoveneta e gruppi di etruschi e di greci. In seguito i greci e i romani colonizzarono la zona. L’occupazione romana del Polesine non avvenne in modo conflittuale ma si connotò come un lento assorbimento, all’inizio soprattutto economico e culturale e quindi politico, del territorio veneto. Veneti e romani furono infatti alleati contro i comuni nemici celti e contro Annibale, quando questi tentò di occupare la penisola. La politica di alleanze e di interventi diplomatici consentì ai romani la fondazione di colonie in territorio veneto (la prima fu Aquileia, nel 181 a.C.) e lasciò, nel contempo, ampi margini di autonomia alle comunità cittadine locali. Uno strumento essenziale della penetrazione romana fu la costruzione di un complesso e articolato sistema stradale, che permise il diretto controllo militare della zona e la diffusione capillare della cultura latina. Con la caduta dell’impero romano d’occidente, Rovigo e il suo territorio si salvarono dalle invasioni barbariche proprio grazie alle vaste paludi che caratterizzano la zona e che tennero lontani gli invasori. Nel periodo medievale il territorio provinciale partecipa alla grande fioritura monastica che si registra in Italia dal VII al IX secolo. Dal 1152 gran parte della zona divenne possesso degli Estensi, signori di Ferrara, che nel corso del loro governo si scontrarono ripetutamente e aspramente con la Serenissima Repubblica di Venezia per il possesso del territorio. Il conflitto culminò nel 1482 con la “guerra del sale” (1482-1484), dopo la quale la zona seguì per alcuni secoli le sorti della Serenissima. Il periodo del dominio veneziano fu il più prospero per la vita del territorio, che vide imponenti opere di bonifica che lo liberarono di gran parte degli acquitrini dando nuovo impulso all’attività economica e al commercio e inaugurando una stagione di splendore artistico e architettonico. Fu soprattutto il Cinquecento uno dei momenti più felici per queste zone, grazie alla facilità di comunicazioni di Rovigo con Ferrara, Mantova, Vicenza e Padova e alla grande fiducia nella possibilità di crescita della società e nello sviluppo culturale. Questa lunga fase positiva terminò bruscamente con il trattato di Campoformio, che nel 1797 sancì il declino della Serenissima. L’occupazione francese e austriaca vanificarono in parte i risultati raggiunti nei secoli precedenti, con forti disagi per la popolazione, che versava al limite della sussistenza. La difficile situazione economica e sociale della zona non mutò quando nel 1866 i territori furono annessi al Regno d’Italia. I due conflitti mondiali esasperarono ulteriormente la situazione della popolazione e la provincia conobbe una consistente emigrazione soprattutto verso il Brasile: dal 1887 al 1900 partirono dalla provincia di Rovigo oltre 63.000 persone. Nel secondo dopoguerra la ripresa economica sarà messa a dura prova dall’alluvione del Po, che nel 1951 sommerse interi paesi. Solo negli anni ’60 del Novecento, in seguito a ulteriori, cospicui interventi di bonifica, la popolazione cominciò a conoscere un certo benessere economico, che portò a un attenuamento dei fenomeni migratori.

Struttura socio-economica. La natura pianeggiante del territorio e l’abbondanza di acqua hanno fatto sì che quest’area si configurasse nel tempo, anche grazie alle opere di bonifica e al controllo del pericolo inondazioni, come una zona a vocazione prettamente agricola. Già ai tempi della Repubblica veneta il Polesine era chiamato “il granaio dello Stato veneto” e oggi è una della province agricole più fiorenti d’Italia. Sono sviluppate le coltivazioni di cereali, frumento, ortaggi, foraggi, vini e frutteti. Sono praticati: l’allevamento di bovini, suini e avicoli, la piscicoltura e l’acquacoltura con allevamento di mitili. L’industria si sviluppò in questi territori con un certo ritardo rispetto ad altre zone, anche se dalla fine dell’Ottocento alla prima metà del Novecento vi fiorirono centinaia di imprese (tessili, alimentari e di materiali edili), alcune delle quali all’avanguardia anche in campo nazionale. Attualmente il settore industriale è notevolmente sviluppato: dalle fabbriche alimentari di trasformazione e produzione di alimenti al fiorente settore delle industrie meccaniche, tessili, di abbigliamento, di calzature, del legno, del vetro, di materiali da costruzione, di strumenti ottici e fotografici, di aeromobili e di veicoli spaziali nonché di giochi e giocattoli; a queste si affiancano centrali per la produzione del gas, mobilifici e imprese edili.

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