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Provincia di PRATO

Capoluogo: Prato

Scheda

 
Stemma della provincia Prato
   

Provincia di Prato - Statistiche

Territorio. Provincia di nuova istituzione, originatasi dal distacco, sancito ufficialmente il 16 aprile del 1992, di un gruppo di 7 comuni dalla circoscrizione fiorentina. È occupata dalla vale del Bisenzio, che si incunea fra i contrafforti appenninici rima di immettersi nella conca di Firenze, e dall'ultima sezione della piana dell'Ombrone pistoiese, che le pendici del monte Albano separano a sud-ovest dal Valdarno Inferiore. Nella sua esigua estensione convivono realtà umane e naturali difformi: in alta montagna, nel contesto di aspri contrasti climatici, prosperano felci, larici e abeti, si perpetuano modelli di vita rurale e si registrano consistenti fenomeni di spopolamento, mal compensati dal recente sviluppo dell'edilizia residenziale (Cantagallo, parte di Vaiano, Vernio). I castagneti d'alta collina si volgono quindi, a più basse quote, in oliveti, vigneti, e filari di cipressi che incorniciano antichi casali, mentre nelle aree pianeggianti, ove in estate si raggiungono picchi di calura e umidità, proliferano gli insediamenti umani e produttivi. È qui, lungo una linea ideale che congiunge Firenze a Pistoia passando per Prato, che si concentrano il volto industrializzato di vecchiaia che supera appena i valori medi. Nello stemma: un cavaliere, armato di tutto punto, tiene con la mano sinistra lo scudo di Prato e con la destra un'asta con gagliardetto, seminato di gigli d'oro come la sopraveste e la gualdrappa del cavallo.  

Comunicazioni. Prato, polo di attrazione della forza-lavoro e referente amministrativo del'intera circoscrizione, è uno dei principali crocevia della regione. I maggiori tracciati viari e ferroviari che l'attraversano si prolungano a settentrione e ad occidente lungo la valle del Bisenzio e quella dell'Ombrone pistoiese: la statale n. 325 per Bologna, la n. 66 Firenze-Pistoia, l'autostrada Firenze-mare (A11), la linea ferroviaria Firenze-Bologna e quella Firenze-Pistoia. A poca distanza dal capoluogo, si trova un'uscita (Prato-Calenzano) lungo l'Autostrada del Sole e dal confine meridionale della provincia si ha accesso alle direttrici di traffico del Valdarno Inferiore. È proprio questa posizione nodale dell'area pratese ad aver fatto progettare la realizzazione di un moderno interporto, per la movimentazione intermodale delle merci e per lo scambio di informazioni commerciali. Nella stessa logica si colloca l' "asse delle industrie", che costituisce una sorta di prosecuzione della tangenziale nord-sud di Prato verso le zone produttive e commerciali dell'area di Firenze.  

Storia. Le aree pianeggianti conobbero insediamenti etruschi. I Romani, giunti a scalzare gli antichi abitatori, presero quindi possesso delle piazzeforti più ricche di risorse e di requisiti strategici. Il processo di valorizzazione dell'area non conobbe nei secoli significative battute di arresto e i Medici ne furono senza dubbio i principali artefici. Sconfitti i centri di potere feudale della zona (Cadolingi a Cantagallo, conti Guidi a Montemurlo, Bardi a Vernio), i nuovi signori eressero splendide ville a Poggio a Caiano e Artimino ma soprattutto incentivarono la vivacità economica dei vari centri. Nel Settecento, l'applicazione dell'energia idraulica alle attività tessili e l'introduzione di nuove tecniche per la tintura e il lavaggio delle lane gettarono le basi dell'attuale assetto socio-economico della provincia. Verso la metà dell'Ottocento l'industria pratese fece registrare una significativa trasformazione, diffondendo in tutta l'area un processo inglese per la produzione di lana rigenerata: la cosiddetta "lana meccanica". Il processo consisteva nel ricavare nuovo filato da stracci ridotti allo stato di fibra da una macchina tracciatrice. Ma ciò che ha caratterizzato lo sviluppo industriale pratese, la cosiddetta "industrializzazione dal basso", è stato il fenomeno di riconversione della micro-imprenditorialità contadina in piccola e media imprenditorialità industriale. Immediatamente dopo la prima metà del Novecento c'è stata una vera e propria fuga dalle campagne da parte dei mezzadri, che si sono rioccupati nel settore industriale, dando attuazione a tutte le loro potenzialità imprenditoriali, determinanti per lo sviluppo economico dell'intera provincia. La memoria storica dell'intero processo evolutivo si ritrova nel Museo del Tessuto, a Prato: l'unico in Italia interamente dedicato all'arte e alla tecnologia del comparto tessile. Nel museo sono raccolti documenti e testimonianze sull'industria pratese, che vanno da antichissimi campioni di tessuti del quinto secolo a. C. fino ai macchinari delle varie epoche ed ai risultati delle più recenti ricerche nel campo della chimica per la tintoria e le fibre sintetiche. La storia più recente dell'area pratese, prima di approdare all'istituzione della provincia, k passa attraverso il riconoscimento del circondario, nel 1925, con elevazione di Prato al rango di sede di sottoprefettura fino al 1927, data di istituzione della nuova provincia di Pistoia.  

Struttura socio-economica. Ai nostri giorni l'economia dell'area è ancora caratterizzata da una specializzazione quasi esclusiva nel comparto tessile, a fronte di alcuni preoccupanti segnali di recessione. In alcune località (Montemurlo, Prato, Vaiano), una concentrazione di unità produttive realizza l'intero ciclo di lavorazione, dalla tessitura alla rifinizione e alla tintura, trainando attività collaterali di produzione e di coloranti, macchinari e confezioni, oltre ad un consistente indotto commerciale. Il tutto si fonda su una serie di fattori e di scelte vincenti, che vanno dalla standardizzazione dei processi alla delocalizzazione delle produzioni in paesi con lavoro a basso costo, dalla segmentazione dei mercati ad una articolata divisione del lavoro tra migliaia di piccole imprese indipendenti, specializzate ciascuna in una sola fase del ciclo produttivo. Il che si traduce in lavoro per decine di migliaia di persone, in decine di milioni di metro di tessuto, in consistenti flussi di esportazione. Il terziario turistico appare fecondo di sviluppi futuri, mentre il comparto primario -le attività silvo-pastorali e le stesse pratiche agricole- contribuisce in piccola percentuale agli elevati valori di reddito della provincia. Questi però non trovano corrispondenza nella qualità della vita: il fervore culturale, la varietà di servizi e di strutture sono infatti una prerogativa del capoluogo.

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