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NORMANNI

Approfondimento

Approfondimento: NORMANNI

Si diffusero in Europa settentrionale nel periodo dell'Alto Medioevo. Il nome, di origine germanica, significa 'uomini del nord' e fu dato in età carolingia (IX secolo) alle popolazioni di stirpe germanica provenienti dalla regione scandinava, conosciute anche con il nome di vichinghi, 'pirati, guerrieri': con le loro agili e robuste navi, infatti, risalivano la foce dei grandi fiumi e devastavano e saccheggiavano campagne e città. I Vichinghi, comunque, rappresentarono soltanto a una parte Di queste popolazioni. L'espansione dei Normanni si era fatta intensa a partire dall'VIII secolo, per poi diventare massiccia dal IX, quando raggiunsero la Scozia, l'Irlanda, l'Inghilterra, la Francia, l'Italia, la Russia e le lontane Islanda e Groenlandia. Il gruppo che nella prima metà del IX secolo si spinse verso sud, penetrando nell'impero carolingio, saccheggiò quattro volte Parigi, all'inizio del X secolo si stanziò nel territorio della Neustria carolingia e nel 911 ottenne in feudo da Carlo III il Semplice, re di Francia, per uno dei propri capi, Rollone, le terre già conquistate lungo il corso inferiore della Senna. Si formò, così, il primo nucleo del ducato di Normandia. Benché cristianizzati e latinizzati, i Normanni di Francia non persero il loro spirito di avventura e di conquista e nell'XI secolo, grazie anche alla notevole prosperità che andava sempre più diffondendosi, scesero a gruppi sempre più numerosi in Italia meridionale in cerca di fortuna. Insieme con altri gruppi etnici, anch'essi in migrazione, finirono col costituire un'onda d'urto contro i confini che il mondo musulmano aveva stabilito in Spagna e nel Mediterraneo: cambiava, così, l'atteggiamento nei confronti dell'Islam, fino ad allora prevalentemente difensivo. La loro conoscenza dell'Italia aveva tratto occasione, in gran parte, dai loro pellegrinaggi. Già agli inizi dell'XI secolo un gruppo di Normanni, in visita al santuario di S. Michele sul monte Gargano, collaborò con Melo di Bari in una ribellione contro i Bizantini (nel 1016). Anche nelle lotte fra Napoli e il principato di Benevento intervenne un normanno, Rainulfo Drengot, che riuscì a conquistare il feudo di Aversa, acquisendone il titolo di conte (nel 1032). Forti della sua esperienza, altri Normanni cercarono altrettanta fortuna: approfittando di una situazione molto confusa, si inserirono nelle lotte locali, combattendo come mercenari al servizio di Bizantini, Arabi, repubbliche marinare, Papato e signori locali. Fra loro si distinsero i fratelli Guglielmo (detto Braccio di Ferro) e Roberto, valorosi figli di Tancredi d'Altavilla, che gettarono le basi per la creazione, nel 1130, di un regno normanno unitario. Il primo riuscì a impossessarsi della contea di Melfi, nel 1043; ma dei due il più celebre fu Roberto (1015 circa-1085), chiamato il Guiscardo, cioè l'Astuto, per la sua abilità politica e militare e per il suo straordinario spirito d'iniziativa nell'ampliare i territori conquistati. Giunto nel mezzogiorno d'Italia verso il 1040, combatté dapprima contro i Bizantini di Calabria come mercenario al servizio di Guaimaro V di Salerno, poi, dopo la morte di quest'ultimo (1052), si impadronì di una parte del territorio salernitano e iniziò l'invasione della Calabria. Temendo il costituirsi di uno stato forte ai confini del territorio pontificio, papa Leone IX mosse contro di lui ma, nel 1053, Roberto e i fratelli Umfredo e Riccardo lo sconfissero e lo fecero prigioniero in Puglia; gli fecero comunque atto di sottomissione e riconobbero la sua sovranità sull'Italia meridionale in cambio dell'investitura delle terre conquistate e di quelle che avrebbero conquistato in seguito. Alla morte di Umfredo, nel 1057, Roberto si fece riconoscere conte di Puglia e nel 1059 si dichiarò vassallo di papa Niccolò II in cambio del titolo di duca di Puglia e di Calabria e di conte di Sicilia -questi territori, considerati feudi della Chiesa, erano in parte dominati ancora da Bizantini e Arabi-. Nel 1060 portò a termine la conquista della Calabria, sottraendola ai Bizantini, e insieme al fratello Ruggero iniziò l'invasione della Sicilia, occupata dagli Arabi; nel 1077, impadronitosi di tutta l'Italia meridionale, elesse Salerno a capitale del suo stato. Iniziò poi l'avanzata verso i territori orientali dell'impero bizantino, giungendo fino in Epiro e minacciando la stessa Costantinopoli (1082), spinto dal desiderio di attuare una specie di imperialismo normanno, ma morì durante l'assedio di Cefalonia (1085). In Sicilia, invece, il fratello, Ruggero I d'Altavilla, affrontò un'impresa ben più ardua, che si protrasse per trent'anni (dal 1061 al 1091); sconfitti gli arabi, poté assumere il titolo di conte di Sicilia. A Ruggero I succedette il figlio Ruggero II (1095-1154), conte di Sicilia, il più grande e saggio dei sovrani normanni. Alla morte senza eredi di Guglielmo II, duca di Puglia e di Calabria, Ruggero II riunì sotto di sé tutti i domini normanni di Sicilia e di Puglia (1127); incontrò, però, l'opposizione di città e signori locali, nonché di papa Onorio II, che dapprima lo scomunicò ma poi gli concesse l'investitura del ducato di Puglia e Calabria e della contea di Sicilia (1128). Morto Onorio II, Ruggero II sostenne, contro il legittimo papa Innocenzo II, l'antipapa Anacleto I, che gli concesse il titolo di re di Sicilia (1130); Innocenzo II, allora, si coalizzò con l'imperatore Lotario II di Supplimburgo, l'imperatore bizantino Giovanni II Comneno, i Veneziani, i Pisani e altri feudatari locali ma, dopo un decennio di guerra, venne sconfitto e catturato sul Garigliano (1139). Con la consueta abilità tattica e diplomatica Ruggero II gli fece atto di vassallaggio, ottenendo in cambio il riconoscimento dei titoli di re di Sicilia, duca di Puglia e principe di Capua: realizzò così l'unificazione politica del Mezzogiorno d'Italia e fondò il regno siculo-normanno, con Palermo come sede della corte. Successivamente mirò ad affermare il suo predominio nel Mediterraneo centrale, facendo guerra agli Arabi d'Africa e all'impero d'Oriente e conquistando tra l'altro Tripoli (1146) e Corfù (1147). Sotto di lui il regno visse un periodo di grande prosperità e divenne uno dei più potenti d'Europa: Ruggero II, infatti, instaurò un governo forte e accentrato ma dimostrò rispetto e tolleranza per le diversità culturali, etniche e religiose esistenti tra i suoi sudditi; grazie a lui, inoltre, Palermo divenne un importante centro culturale e un felice punto di incontro di letterati, filosofi, scienziati e artisti provenienti da tutta Europa. A Ruggero II successero Guglielmo I il Malo (1154-1166) e Guglielmo II il Buono (1166-1189); morto quest'ultimo senza figli, il regno passò a sua zia Costanza d'Altavilla che, avendo sposato nel 1186 il figlio di Federico Barbarossa, Enrico VI di Svevia, trasferì a quest'ultimo i diritti di successione al trono di Sicilia e di Puglia. Molti baroni e il popolo di Sicilia, tuttavia, si opposero all'erede svevo e nel 1190 gli preferirono Tancredi, conte di Lecce, nato da un figlio illegittimo di Ruggero II. Sconfitto e ucciso Tancredi nel 1194, Enrico VI ne spodestò il figlio Guglielmo III, che morì prigioniero in Germania nel 1198: con quest'ultimo si estinse la dinastia normanna alla quale succedette la nuova dinastia sveva. I Normanni avevano costituito un regno di notevole importanza per tutta l'Europa, potente dal punto di vista territoriale e militare e contrapposto (con la sua unità) alla frammentarietà dell'Italia centro-settentrionale. Per la prima volta, poi, in Sicilia (e in Europa) si attuava una politica con organizzazione centralizzata, con un apparato amministrativo efficiente (alla maniera delle amministrazioni arabe e bizantine), in cui veniva bilanciata l'autonomia dei signori feudali. Innovativa fu anche l'organizzazione dell'esercito regio, che si fondava sui tributi dei signori feudali e non più sui loro contingenti di truppe. Il regno venne diviso in circoscrizioni, amministrate dai giustizieri, che gestivano gli affari giudiziari, e dai camerari, cui spettava l'obbligo di riscuotere le imposte (ambito nel quale l'organizzazione statale normanna era ben studiata). Elementi negativi della dominazione normanna sono da ricercare nella condizione dei contadini, particolarmente dura per il loro completo asservimento, nell'impossibilità di mobilità sociale e in un eccessivo centralismo, che impediva il fiorire del movimento comunale (che andava affermandosi, invece, nella zona centro-settentrionale dell'Italia) e che spense le spinte di autonomia delle città. Soltanto Palermo riuscì a diventare una città fra le più fastose dell'Europa del XII secolo, soprattutto per essere il luogo d'incontro fra la cultura cristiana e il mondo arabo e bizantino. V. anche COSTANZA I D'ALTAVILLA e Roberto Il Guiscardo e RUGGERO I e RUGGERO II e SVEVI.

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