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Descrizione

Centro montano, sorto nel Medioevo in un territorio popolato fin dalla remota antichità; l’economia locale, prevalentemente agricola, si sta progressivamente orientando verso l’industria e il commercio. I sammarchesi, il cui indice di vecchiaia è piuttosto elevato, risiedono nel capoluogo comunale, in alcuni aggregati urbani elementari e in case sparse. L’abitato si compone di un nucleo più antico, sulla sommità di un rilievo, e di una parte moderna, che si è notevolmente espansa lungo il tracciato di un’importante arteria viaria con quartieri dalla struttura urbana a scacchiera. Il territorio è solcato da alcuni piccoli torrenti, che s’incuneano nelle pareti rocciose del monte San Marco creando sorgenti e cascate di acqua cristallina. Il paesaggio è quello tipico dell’ambiente alto-collinare campano: i campi coltivati, che predominano nei fondivalle e lungo le pendici dei poggi, si alternano a fitti boschi di quercia, cerro, pino, frassino, acero e castagno, che dilagano invece sulle vette montane. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Capo del Governo, è rappresentato un leone d’oro che sostiene, con le branche anteriori, un libro aperto con la scritta PAX TIBI MARCE, nella prima facciata, ed EVANGELISTA MEUS nell’altra. Il leone è posto su una delle tre vette di un monte verde.

Storia

Fu anticamente sede della città sannita di CENNA, alleata dei romani. Nello stesso sito sorse in seguito il CASTELLUM SANCTI SEVERI, distrutto da Ludovico di Taranto durante l’assedio di Apice, nel 1348; i suoi abitanti, insieme a una colonia di provenzali al seguito degli Angioini, fondarono tra il 1351 e il 1385 il primo nucleo dell’odierno abitato. Quest’ultimo, appartenuto agli Shabran, divenne feudo regio e fu poi venduto ai Gaetani, che lo cedettero ai Colonna; l’imperatore Carlo V lo affidò al capitano d’arme Cesare Cavaniglia. Contro i successori di quest’ultimo i sammarchesi insorsero nel 1648, quando passò ai Caracciolo, che la amministrarono fino all’eversione della feudalità (1806). Il toponimo è legato al culto del Patrono locale; la specificazione potrebbe riferirsi alla presenza di molti gavoti (originari di Gap) tra i francesi che fondarono l’abitato; potrebbe altrimenti derivare dal termine dialettale “cavuto”, ‘buco’. Tra gli edifici civili di maggior pregio figurano il quattrocentesco palazzo Jelardi e la torre dei Provenzali, eretta dai francesi nella seconda metà del XIV secolo; il mastio fa parte di un più ampio sistema difensivo, costituito da una cinta muraria che, dotata di quattro porte d’accesso, conserva gli antichi congegni di chiusura. I più importanti edifici religiosi sono la chiesa trecentesca di San Rocco, quella di Maria Santissima del Carmine e il convento di Santa Maria delle Grazie (XVI sec.).

Economia

Di tradizione eminentemente agricola, è proiettata oggi verso tutti i settori dell’economia, anche se le attività rurali conservano un ruolo di primo piano nella formazione del reddito: l’agricoltura è specializzata nella produzione di cereali, uva, olive, ortaggi e frutta mentre la zootecnia si articola nell’allevamento di ovini, equini e bovini –all’allevamento di ovini è collegata la produzione di rinomati formaggi, quale il pecorino del Fortore–. Il settore secondario, trainato dall’industria delle confezioni, è rivolto anche all’estrazione di petrolio greggio e gas naturali, alla produzione alimentare, alla lavorazione dei metalli e alla produzione e distribuzione di energia elettrica. Il terziario include servizi privati più qualificati e una ricca rete di distribuzione. Ospita le scuole dell’obbligo, un istituto tecnico commerciale e il museo degli orologi da torre; l’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno; l’assistenza sanitaria è assicurata da un consultorio familiare, dalla guardia medica e da un poliambulatorio.

Relazioni

Attrae un discreto numero di visitatori, grazie a un nutrito calendario di manifestazioni: tra le più caratteristiche figurano la “Festa dei carri” (agosto), in cui le contrade locali si sfidano nell’allestimento di splendidi carri di grano, e la “Festa del cavallo avelionese” (seconda metà di settembre), dedicata alla razza equina di origine altoatesina selezionata dagli allevatori locali. Motivo di richiamo è anche la gastronomia locale: tra le sue specialità il torrone croccantino di San Marco, ricoperto di cioccolato, e ottime cassatine a base di ricotta. Il Patrono, San Marco, si festeggia il 25 aprile.

Località

Ciannavera, Fontecanale, Francisi, Franzese, Montedoro

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di San Marco dei Cavoti rientra nell’Obiettivo "Convergenza" (che succede al precedente Obiettivo 1 della programmazione 2000-06). A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta ad accelerare il processo di convergenza degli Stati membri e delle regioni in ritardo di sviluppo migliorando le condizioni di crescita e di occupazione. I settori prioritari d'intervento sono i seguenti: qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, sviluppo dell'innovazione e della società basata sulla conoscenza, adattabilità ai cambiamenti economici e sociali, tutela dell'ambiente, efficienza amministrativa. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.

INFO
  • Popolazione 3.371
  • Lat 41° 18' 30,81'' 41.30855833
  • Long 14° 52' 42,3'' 14.87834167
  • CAP 82029
  • Prefisso 0824
  • Codice ISTAT 062064
  • Codice Catasto H984
  • Altitudine slm 695 mt
  • zona clim./gradi giorno
    Riscaldamento: dal 15/10 al 15/04 per 14 ore/giorno
    E/2335
  • Superficie 48.78 Km2
  • Densità 69,11 ab/Km2
  • Sismicità Zona 1
  • Alba 05:51
  • Tramonto 18:18
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