Descrizione
Comune montano di antica origine, dove solerti artigiani si dedicano alla lavorazione del legno; la sua economia, a base rurale, è in parte sostenuta anche dal modesto flusso di villeggianti estivi. La fetta più larga dei riciglianesi, il cui indice di vecchiaia è compreso nella media, dimora nel capoluogo comunale che, quasi completamente distrutto dal terremoto del 1980, comprende ancora oggi un buon numero di roulotte; solo una piccola parte della comunità si è distribuita in casolari sparsi, secondo una linea di tendenza comune a tutto l'Appennino campano. Il territorio comunale risulta piuttosto accidentato per la presenza di rilievi alto-collinari e montani; vaste estensioni prative e appezzamenti coltivati occupano le zone strappate alla natura selvaggia, che ha distribuito generosamente sui rilievi distese di macchia mediterranea e boschi di aceri, carpini bianchi e neri, cerri, faggi, ornielli e querce.
Storia
Il toponimo, citato nel Catalogus Baronum, deriva dal personale latino RICILIUS con l'aggiunta del suffisso -ANUS, designante appartenenza. Il più antico insediamento, legato alla civiltà lucana, conobbe il massimo splendore in epoca romana; abbandonato in seguito alla caduta dell'impero, fu devastato dalle orde barbariche; in epoca normanna fu dato in feudo a Gilberto di Belvano e in età angioina appartenne alle famiglie D'Alemagna, Sanseverino e Caracciolo. Nel XVIII secolo passò ai De Marinis e in questo periodo furono riedificati i palazzi gentilizi che erano stati abbattuti dal sisma del 1694. Raggiunta l'unità d'Italia, il comune fu interessato da massicci fenomeni di emigrazione. Molte preziose testimonianze storico-architettoniche sono state cancellate o danneggiate dal grave terremoto del 1980 ma alcune di esse mantengono in parte l'antico splendore: la villa romana di RICILIUS; il ponte di Annibale, fatto costruire dal condottiero cartaginese per consentire al suo esercito di attraversare il Platano; il convento di Santa Caterina, edificato nel XIII secolo per volere di Caterina Sanseverino; la chiesa della Madonna dell'Incoronata, che sorge su mura e mosaici risalenti al periodo imperiale ed è in attesa di restauro; la chiesa di San Vito, molto antica, anch'essa danneggiata dal sisma e riaperta al pubblico nel 1990; il castello, semidistrutto dai terremoti del 1694 e del 1980, di cui rimangono soltanto le mura.
Economia
L'agricoltura e la zootecnia -il comune possiede il primato nella zona per numero di capi d'allevamento ovino e caprino- rappresentano ancora oggi le principali attività lavorative; vaste estensioni di terra sono destinate al pascolo o alle coltivazioni -l'orticoltura in genere viene praticata su piccoli appezzamenti a carattere familiare e i prodotti di maggior pregio sono fagioli e carciofini; consistente anche la produzione di uva da vino, olive e frutta-; il settore industriale conta sulla presenza di poche attività artigianali per lo più indirizzate alla trasformazione dei prodotti rurali e alla realizzazione di manufatti in legno; il commercio è decisamente dinamico, soprattutto se paragonato alla consistenza numerica della popolazione. Ordinari uffici comunali e postali, strutture scolastiche per la frequenza del ciclo della scuola dell'obbligo, una biblioteca comunale, un presidio di guardia medica e una farmacia rappresentano la gamma delle infrastrutture a disposizione dei riciglianesi; le strutture ricettive sono carenti.
Relazioni
L'abbondanza di boschi (località Acqua di Faggio-Ripa dei Corvi e Manghe di Dentro-Acerelle-Pietra del Zaccaro) rappresentano un vero e proprio tesoro che attende ancora la giusta valorizzazione. Ricchissime si presentano inoltre la varietà di erbe officinali, e la fauna -soprattutto poiane e lupi-; indescrivibili sono gli scorci offerti dal torrente Valle della Corte, che in località Ripa Ionda passa sotto un arco naturale di pietra e forma suggestive cascate di circa dieci metri d'altezza. Un interessante evento folcloristico, la "Turniata di San Vito", si svolge il 15 agosto: secondo il tradizionale rituale i pastori scendono dalle montagne con le loro greggi che, portando al collo pesanti campanacci, girano a turno intorno alla cappella di San Vito; durante la manifestazione è possibile degustare i piatti tipici della cucina riciglianese. Il Patrono San Cristoforo si festeggia il 25 luglio.
Località
Fondi europei 2021-2027
Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Ricigliano rientra nell’Obiettivo "Convergenza" (che succede al precedente Obiettivo 1 della programmazione 2000-06). A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta ad accelerare il processo di convergenza degli Stati membri e delle regioni in ritardo di sviluppo migliorando le condizioni di crescita e di occupazione. I settori prioritari d'intervento sono i seguenti: qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, sviluppo dell'innovazione e della società basata sulla conoscenza, adattabilità ai cambiamenti economici e sociali, tutela dell'ambiente, efficienza amministrativa. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.
- Popolazione 1.144
- Lat 40° 40' 5,26'' 40.66812778
- Long 15° 28' 56,98'' 15.48249444
- CAP 84020
- Prefisso 0828
- Codice ISTAT 065105
- Codice Catasto H277
- Altitudine slm 560 mt
- zona clim./gradi giorno
Riscaldamento: dal 1/11 al 15/04 per 12 ore/giorno D/1744 - Superficie 27.7 Km2
- Densità 41,30 ab/Km2
- Sismicità Zona 1
- Alba 05:47
- Tramonto 18:17
- Francesco Turturiello
- Piazza Nuova Europa, 6
- 84020 (SA) Campania
- affarigenerali.ricigliano@asmepec.it
- www.comune.ricigliano.sa.it
- 82003970652
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