Descrizione

Comune montano di origini probabilmente antiche; l’economia locale, a carattere prevalentemente agricolo, poggia anche su alcune piccole imprese industriali. La comunità dei castelvetresi, che presenta un indice di vecchiaia di poco superiore alla media, risiede nel capoluogo comunale e in un certo numero di case sparse sui fondi. L’abitato, adagiato sul crinale di un dosso, conserva un nucleo antico, percorso da viottoli che si diramano a raggiera. Il territorio comunale è caratterizzato da una notevole escursione altimetrica, determinata dall’alternanza di valli fluviali e di rilievi montani che sfiorano i mille metri di quota. Estremamente fertile e in gran parte posto a coltura, l’agro castelvetrese è ammantato anche da boschi di faggio e quercia, estesi soprattutto sui fianchi delle imponenti e argillose vette dei monti del Sannio, che rappresentano il confine naturale con il Molise. Sullo sfondo azzurro dello stemma, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, campeggia un castello d’argento, munito di tre torricelle merlate “alla guelfa” e posto su una verde collina; ai lati del fortilizio figurano due leoni d’oro.

Comune montano di origini probabilmente antiche; l’economia locale, a carattere prevalentemente agricolo, poggia anche su alcune piccole imprese industriali. La comunità dei castelvetresi, che presenta un indice di vecchiaia di poco superiore alla media, risiede nel capoluogo comunale e in un certo numero di case sparse sui fondi. L’abitato, adagiato sul crinale di un dosso, conserva un nucleo antico, percorso da viottoli che si diramano a raggiera. Il territorio comunale è caratterizzato da una notevole escursione altimetrica, determinata dall’alternanza di valli fluviali e di rilievi montani che sfiorano i mille metri di quota. Estremamente fertile e in gran parte posto a coltura, l’agro castelvetrese è ammantato anche da boschi di faggio e quercia, estesi soprattutto sui fianchi delle imponenti e argillose vette dei monti del Sannio, che rappresentano il confine naturale con il Molise. Sullo sfondo azzurro dello stemma, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, campeggia un castello d’argento, munito di tre torricelle merlate “alla guelfa” e posto su una verde collina; ai lati del fortilizio figurano due leoni d’oro.

Storia

Di probabile origine romana, era possedimento, in epoca normanna, dei conti di Boiano, che la donarono alla badia di Santa Sofia. Sotto la dominazione di Guglielmo II il Normanno entrò a far parte della contea di Civitate. Distrutta dagli Aragonesi durante gli scontri tra questi e gli Angioini, fu ceduta alla famiglia Carafa, che la possedette fino al 1532, quando Carlo V la donò al guerriero Ferrante Gonzaga. Nel 1647 fu ceduta a Ursino Scoppa e, in seguito, ai Solone e ai Moscatelli. Fino al 1811 ha fatto parte della provincia di Capitanata; è stata poi annessa al Molise e, nel 1861, alla provincia di Benevento. Il toponimo è un composto del termine “castello” (dal latino CASTRUM, ‘fortezza, luogo munito’), e dell’aggettivo “vetere”, dal latino VETUS, VETERIS, ‘vecchio’. Tra i più importanti monumenti locali figurano l’imponente palazzo Moscatelli, con la facciata in pietre di taglio, e l’antistante cappella dedicata alla Madonna della Neve e risalente alla fine del XIX secolo. Di notevole interesse artistico sono anche la villa comunale, che conserva statue allegoriche e pregevoli mosaici, e i resti di una torre normanna (secolo XI), la cui base, circondata da grosse pietre calcaree, è in stile bizantino.

Di probabile origine romana, era possedimento, in epoca <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=NORMANNA'>normanna</a>, dei conti di Boiano, che la donarono alla badia di Santa Sofia. Sotto la dominazione di Guglielmo II il <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=NORMANNO'>Normanno</a> entrò a far parte della contea di Civitate. Distrutta dagli <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=ARAGONESI'>Aragonesi</a> durante gli scontri tra questi e gli <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=ANGIOINI'>Angioini</a>, fu ceduta alla famiglia <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=CARAFA'>Carafa</a>, che la possedette fino al 1532, quando Carlo V la donò al guerriero Ferrante Gonzaga. Nel 1647 fu ceduta a Ursino Scoppa e, in seguito, ai Solone e ai Moscatelli. Fino al 1811 ha fatto parte della provincia di Capitanata; è stata poi annessa al Molise e, nel 1861, alla provincia di Benevento. Il toponimo è un composto del termine “castello” (dal latino CASTRUM, ‘fortezza, luogo munito’), e dell’aggettivo “vetere”, dal latino VETUS, VETERIS, ‘vecchio’. Tra i più importanti monumenti locali figurano l’imponente palazzo Moscatelli, con la facciata in pietre di taglio, e l’antistante cappella dedicata alla Madonna della Neve e risalente alla fine del XIX secolo. Di notevole interesse artistico sono anche la villa comunale, che conserva statue allegoriche e pregevoli mosaici, e i resti di una torre <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=NORMANNA'>normanna</a> (secolo XI), la cui base, circondata da grosse pietre calcaree, è in stile <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=BIZANTINO'>bizantino</a>.

Economia

La posizione isolata dell’abitato ha mantenuto solido l’attaccamento della comunità alle proprie tradizioni e a un’economia tuttora incentrata sulla produzione agricola, che assorbe quasi la metà della popolazione attiva castelvetrese nella coltivazione di cereali, legumi e frutta. Il settore secondario si è però ritagliato un ruolo di un certo peso nella formazione del reddito, anche se il numero degli opifici (attivi perlopiù nei comparti dei prodotti alimentari, delle confezioni e del legno) non è sufficiente a evitare il consistente movimento di pendolari verso centri più industrializzati. La rete commerciale è ampiamente commisurata alle esigenze della comunità e il comparto dei servizi include quello bancario. Ospita scuole per l’istruzione primaria e secondaria di primo grado ma non conta strutture di rilievo preposte alla conservazione e alla divulgazione della cultura; l’assistenza sanitaria è assicurata dalla guardia medica e dalla farmacia mentre il modesto apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

La posizione isolata dell’abitato ha mantenuto solido l’attaccamento della comunità alle proprie tradizioni e a un’economia tuttora incentrata sulla produzione agricola, che assorbe quasi la metà della popolazione attiva castelvetrese nella coltivazione di cereali, legumi e frutta. Il settore secondario si è però ritagliato un ruolo di un certo peso nella formazione del reddito, anche se il numero degli opifici (attivi perlopiù nei comparti dei prodotti alimentari, delle confezioni e del legno) non è sufficiente a evitare il consistente movimento di pendolari verso centri più industrializzati. La rete commerciale è ampiamente commisurata alle esigenze della comunità e il comparto dei servizi include quello bancario. Ospita scuole per l’istruzione primaria e secondaria di primo grado ma non conta strutture di rilievo preposte alla conservazione e alla divulgazione della cultura; l’assistenza sanitaria è assicurata dalla guardia medica e dalla farmacia mentre il modesto apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Relazioni

La varietà dei panorami che si succedono nell’agro comunale ne fa una stazione climatica di notevole interesse ma ancora poco apprezzata come meta turistica. È teatro, inoltre, di un buon numero di manifestazioni tradizionali: si ricordano la sagra della “ricciata” (gennaio), piatto tipico della zona a base di cereali e legumi vari, la sagra della “scoppella” (Giovedì Grasso), altra specialità gastronomica locale consistente in una pizza di patate, farina e uova, fritta nell’olio e farcita con zucchero o miele, e il concorso letterario giovanile “Leonardo Vinciguerra” (tra novembre e dicembre), che prevede lo svolgimento di temi sui problemi del Mezzogiorno e la premiazione dei lavori migliori. Il Patrono, San Nicola, si festeggia il 6 dicembre.

La varietà dei panorami che si succedono nell’agro comunale ne fa una stazione climatica di notevole interesse ma ancora poco apprezzata come meta turistica. È teatro, inoltre, di un buon numero di manifestazioni tradizionali: si ricordano la sagra della “ricciata” (gennaio), piatto tipico della zona a base di cereali e legumi vari, la sagra della “scoppella” (Giovedì Grasso), altra specialità gastronomica locale consistente in una pizza di patate, farina e uova, fritta nell’olio e farcita con zucchero o miele, e il concorso letterario giovanile “Leonardo Vinciguerra” (tra novembre e dicembre), che prevede lo svolgimento di temi sui problemi del Mezzogiorno e la premiazione dei lavori migliori. Il Patrono, San Nicola, si festeggia il 6 dicembre.

Località

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Castelvetere in Val Fortore rientra nell’Obiettivo "Convergenza" (che succede al precedente Obiettivo 1 della programmazione 2000-06). A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta ad accelerare il processo di convergenza degli Stati membri e delle regioni in ritardo di sviluppo migliorando le condizioni di crescita e di occupazione. I settori prioritari d'intervento sono i seguenti: qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, sviluppo dell'innovazione e della società basata sulla conoscenza, adattabilità ai cambiamenti economici e sociali, tutela dell'ambiente, efficienza amministrativa. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.