Descrizione

Comune di montagna, sorto in un territorio popolato sin da epoca molto antica; l’economia locale è basata soprattutto sull’agricoltura, affiancata da un apparato industriale di modeste dimensioni. I boneani, che presentano un indice di vecchiaia inferiore alla media, si concentrano in gran parte nel capoluogo comunale mentre il resto della comunità è distribuito in alcune case sparse sui fondi. Il centro storico dell’abitato, disposto sul ripido declivio di un monte, è percorso da vie strette e tortuose e costituito da abitazioni medievali in tufo, laterizi e pietra calcarea. Il profilo geometrico del territorio comunale evidenzia sensibili oscillazioni altimetriche: alle spalle dell’abitato s’innalzano, infatti, massicci montuosi dalle cime aspre che, ricoperti da una fitta boscaglia di faggi e abeti, si affacciano su un’ampia valle, resa fertile dall’abbondanza di corsi d’acqua e scandita dalle linee regolari dei seminativi. In lontananza si ergono le vette dei monti del Partenio, ammantati da boschi misti di carpino, roverella, orniello e, al di sopra dei mille metri, da faggete molto estese.

Comune di montagna, sorto in un territorio popolato sin da epoca molto antica; l’economia locale è basata soprattutto sull’agricoltura, affiancata da un apparato industriale di modeste dimensioni. I boneani, che presentano un indice di vecchiaia inferiore alla media, si concentrano in gran parte nel capoluogo comunale mentre il resto della comunità è distribuito in alcune case sparse sui fondi. Il centro storico dell’abitato, disposto sul ripido declivio di un monte, è percorso da vie strette e tortuose e costituito da abitazioni medievali in tufo, laterizi e pietra calcarea. Il profilo geometrico del territorio comunale evidenzia sensibili oscillazioni altimetriche: alle spalle dell’abitato s’innalzano, infatti, massicci montuosi dalle cime aspre che, ricoperti da una fitta boscaglia di faggi e abeti, si affacciano su un’ampia valle, resa fertile dall’abbondanza di corsi d’acqua e scandita dalle linee regolari dei seminativi. In lontananza si ergono le vette dei monti del Partenio, ammantati da boschi misti di carpino, roverella, orniello e, al di sopra dei mille metri, da faggete molto estese.

Storia

Abitata già in epoca preromana da popolazioni italiche e in seguito dai sanniti, fu sede probabilmente dell’antica Caudio, distrutta dai longobardi nel IX secolo d.C. È tuttavia difficile ricostruirne le vicende storiche poiché non ebbe mai uno sviluppo autonomo: infatti, il fatto che appaia in alcuni documenti ufficiali, dal X secolo d.C. in poi come casale di Montesarchio e che sotto quest’ultima rimase fino all’unità d’Italia fa supporre che la natura dell’abitato sia stata per secoli quella di un agglomerato di poche case di campagna. Anche il toponimo non ha un etimo certo; potrebbe riferirsi a Giunone, detta dai romani anche BUNEA, o alla buona aria che si respira nella zona. Conserva resti di epoca sannitica, quali alcune canalizzazioni e una cisterna a quattro navate, con volte a botte, e numerosi monumenti di età romana, come l’acquedotto delle “Acque giulie”, la splendida villa di Cocceio e un mausoleo funerario a pianta circolare, che secondo alcuni sarebbe invece identificabile con una torre militare. Risale al Cinquecento la chiesa di San Sebastiano, a pianta rettangolare, con copertura a falde inclinate e una cupola che sormonta l’altare; settecentesche sono la chiesa di San Pietro e la parrocchiale di San Nicola, con l’interno a doppia navata.

Abitata già in epoca preromana da popolazioni italiche e in seguito dai <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=SANNITI'>sanniti</a>, fu sede probabilmente dell’antica Caudio, distrutta dai <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=LONGOBARDI'>longobardi</a> nel IX secolo d.C. È tuttavia difficile ricostruirne le vicende storiche poiché non ebbe mai uno sviluppo autonomo: infatti, il fatto che appaia in alcuni documenti ufficiali, dal X secolo d.C. in poi come casale di Montesarchio e che sotto quest’ultima rimase fino all’unità d’Italia fa supporre che la natura dell’abitato sia stata per secoli quella di un agglomerato di poche case di campagna. Anche il toponimo non ha un etimo certo; potrebbe riferirsi a Giunone, detta dai romani anche BUNEA, o alla buona aria che si respira nella zona. Conserva resti di epoca <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=CAM&parola=SANNITICA'>sannitica</a>, quali alcune canalizzazioni e una cisterna a quattro navate, con volte a botte, e numerosi monumenti di età romana, come l’acquedotto delle “Acque giulie”, la splendida villa di Cocceio e un mausoleo funerario a pianta circolare, che secondo alcuni sarebbe invece identificabile con una torre militare. Risale al Cinquecento la chiesa di San Sebastiano, a pianta rettangolare, con copertura a falde inclinate e una cupola che sormonta l’altare; settecentesche sono la chiesa di San Pietro e la parrocchiale di San Nicola, con l’interno a doppia navata.

Economia

Una significativa risorsa economica è tuttora rappresentata dall’agricoltura, che assorbe quasi un terzo della popolazione attiva boneana nella coltivazione di cereali, uva e ortaggi: è celebre fin dall’antichità la bontà delle cipolle locali, lodate dallo scrittore latino Lucio Giunio Moderato Columella (I secolo d. C.), mentre la fiorente viticoltura alimenta la produzione di vini pregiati, insigniti del prestigioso marchio Doc, come l’Aglianico del monte Taburno. Il modesto livello di sviluppo del settore secondario è stato tra le principali cause di un consistente spopolamento, nel decennio compreso tra il 1960 e il 1970, cui è seguita una certa inversione di tendenza nei decenni successivi; l’industria si compone oggi di piccole e medie realtà imprenditoriali legate principalmente ai comparti della trasformazione dei prodotti agricoli, del legno e dei materiali da costruzione. Fermo a uno stadio embrionale di sviluppo è il terziario, privo di servizi più qualificati ma dotato di una rete di distribuzione commisurata alle esigenze della comunità. Sede degli ordinari uffici municipali e postali e di una caserma dei vigili del fuoco, ospita le scuole dell’obbligo e la farmacia ma non possiede strutture culturali di rilievo; l’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Una significativa risorsa economica è tuttora rappresentata dall’agricoltura, che assorbe quasi un terzo della popolazione attiva boneana nella coltivazione di cereali, uva e ortaggi: è celebre fin dall’antichità la bontà delle cipolle locali, lodate dallo scrittore latino Lucio Giunio Moderato Columella (I secolo d. C.), mentre la fiorente viticoltura alimenta la produzione di vini pregiati, insigniti del prestigioso marchio Doc, come l’Aglianico del monte Taburno. Il modesto livello di sviluppo del settore secondario è stato tra le principali cause di un consistente spopolamento, nel decennio compreso tra il 1960 e il 1970, cui è seguita una certa inversione di tendenza nei decenni successivi; l’industria si compone oggi di piccole e medie realtà imprenditoriali legate principalmente ai comparti della trasformazione dei prodotti agricoli, del legno e dei materiali da costruzione. Fermo a uno stadio embrionale di sviluppo è il terziario, privo di servizi più qualificati ma dotato di una rete di distribuzione commisurata alle esigenze della comunità. Sede degli ordinari uffici municipali e postali e di una caserma dei vigili del fuoco, ospita le scuole dell’obbligo e la farmacia ma non possiede strutture culturali di rilievo; l’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Relazioni

Circondata da faggete ed estese abetaie, tra le quali si snodano sentieri segnalati che conducono alla cima del monte Taburno, è teatro di alcune manifestazioni tradizionali folcloriche che, periodicamente, richiamano un discreto numero di visitatori, legate soprattutto alle tradizioni religiose locali, quali le feste dedicate a San Biagio (febbraio) e a Maria Santissima Addolorata (agosto); in occasione di tali eventi, lungo le vie del centro storico, è possibile degustare specialità gastronomiche tipiche, come l’ottima zuppa di cardone e vari tipi di pasta fatta in casa (cicatielli, lasagne e fusilli). La festa del Patrono, San Nicola, si celebra il 6 dicembre.

Circondata da faggete ed estese abetaie, tra le quali si snodano sentieri segnalati che conducono alla cima del monte Taburno, è teatro di alcune manifestazioni tradizionali folcloriche che, periodicamente, richiamano un discreto numero di visitatori, legate soprattutto alle tradizioni religiose locali, quali le feste dedicate a San Biagio (febbraio) e a Maria Santissima Addolorata (agosto); in occasione di tali eventi, lungo le vie del centro storico, è possibile degustare specialità gastronomiche tipiche, come l’ottima zuppa di cardone e vari tipi di pasta fatta in casa (cicatielli, lasagne e fusilli). La festa del Patrono, San Nicola, si celebra il 6 dicembre.

Località

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Bonea rientra nell’Obiettivo "Convergenza" (che succede al precedente Obiettivo 1 della programmazione 2000-06). A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta ad accelerare il processo di convergenza degli Stati membri e delle regioni in ritardo di sviluppo migliorando le condizioni di crescita e di occupazione. I settori prioritari d'intervento sono i seguenti: qualità degli investimenti in capitale fisico e umano, sviluppo dell'innovazione e della società basata sulla conoscenza, adattabilità ai cambiamenti economici e sociali, tutela dell'ambiente, efficienza amministrativa. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell'11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.