LA PESTE A SORAGNA: LA GESTIONE DEL CONTAGIO

In un periodo di pandemia non possiamo non pensare ad uno tra i tanti periodi storici che hanno segnato in modo drammatico anche la vita di Soragna che è stato senza dubbio quello della peste, nel Seicento. Bruno Colombi, storico di Soragna, ha descritto nel suo libro il dramma di quei tempi e di come si cercava di debellare il contagio. Avute le prime avvisaglie da Parma, Soragna si prodigò sin da subito per far fronte a tale catastrofe acquistando in primis un appezzamento di terra che fungeva da luogo di sepoltura per gli appestati; in seguito, come riporta Colombi nel suo libro, furono emanate norme specifiche da parte del feudatario che miravano alla gestione del contagio: “… fatto questo, dovrà chi vorrà espurgare detta casa o camere, pigliar del fieno a sofficenza, che non sii di mala conditione, et quello bagnare in acuqa in modo che non sia talmente bagnato che non possi ricevere il fuoco et quello cosi bagnato porre nella camera o loco che si vorrà espurgare, et serare prima li finestre ed ogni altro pertugio, al fine che il fumo che uscirà da detto fieno, al quale si dovrà dar fuoco, si delatti et spargi per detto loco, et nell'uscire di detta camara o loco tirare l'uscio aciò che tal fumo si conserva ivi, et dovrà star entro tal camera o loco almeno tre giorni et tre notti. Le robbe poi che saranno statte levate da detta casa o camera infetta si dovranno espurgare in modo infrascritto: li litti si faranno lavar bene, cioè la fodra, e poi si ponerà tal fodra in bugata, et la lana et la piuma che si cavarà di detto letto si dovrà ponere all'aria con anetarla bene, levando le pime ammassate. Li mattarassi si faranno discusire con levar la lana et quella fodra del mattarazzo si dovrà lavare e poi mettere in bugata, et la lana anco quella far stare all'aria e poi riponerla nella sua fodra, et rifare il mattarazzo. Le letiere et altre cose di legno dolce, come di noce et altra sorte, si dovranno far stare per tre giorni all'aria. oltre il tempo che vi saranno stati, e poi far stare nella lisciva con la bona cenera et un poco di aceto et lavarli bene. Li panni o coperte da letto si dovranno far stare per tre giorni et tre notti all'aria o nell'acqua corente di poi farli tuffare nella sudetta lisciva calda ma senza aceto, et per rispetto delle lenzuole et altre biancherie si dovranno ponere in bugata come di sopra. Per li panni del dosso di detti infetti, si doveranno far star all'aria come di sopra, et nell'acqua corente per spatio almeno di sei hore et farli purgare conforme si dice delli panni et coperte da letto. Per le masseritie che havranno servite per il detto infetto, si dovranno far bollire nella lisciva sodetta. Che tutti i visitatori di dette ville, venendo persona alcuna per abitare sotto la giurisdizione che non sij di detta villa, non dovranno per niun modo, che vadino in famiglia infetta, nè in casa quale non siano state espurgate conforme il sudetto ordine, et anco far diligenza se fra questi ne fossero infetti, quelli escludere subito dalla sua villa ne permetere che niuno gli dij recapito." Delle vittime locali del contagio non si ha nessuna memoria, è invece certo il fatto che degli appestati vennero sepolti nell'apposito cimitero situato oltre il perimetro urbano. Fonte: "Soragna Feudo e comune" di Bruna Colombi Foto dal sito: ilmanifesto.it "La Peste a Firenze del 1630" .