Il santuario di Scrimbia

Il santuario di Scrimbia è considerato dagli esperti un complesso unico in tutta la Magna Grecia. In prevalenza l’area è caratterizzata da un’ incredibile presenza di depositi votivi databili tra il VI e il V secolo avanti Cristo ma anche di epoche più recenti una miriade di reperti archeologici della vecchia Hipponion, tra cui anche armi, elmi, statuette, idre, pinakes e lekythoi. Durante uno di questi scavi i reperti portati alla luce erano così tanti e ammassati gli uni sugli altri che gli archeologici avevano difficoltà per avanzare sul terreno per andare a recuperarli. Si pensa che in questa zona della città giacciano nel sottosuolo anche i resti di un tempio non ancora identificato. Nei santuari greci non sempre vi era la presenza di un edificio di culto anzi vi sono esempi che sono del tutto privi ma nel caso di Scrimbia, come anche delle altre aree sacre della città, il rinvenimento di terrecotte architettoniche come un frammento di antefissa a Gorgone e una lastra di Geison presente anche nel tempio di Belvedere – Telegrafo, fanno propendere gli archeologi per questa che è più di una ipotesi. Purtroppo diverse volte l’area di Scrimbia è stata interessata da scavi illeciti di tombaroli che hanno parzialmente depredato il ricco patrimonio storico e da sbancamenti anche qui non autorizzati per realizzare moderne abitazioni che hanno distrutto in maniera definitiva tutto quello che c’era sottoterra. A parere di molti studiosi dalla località Scrimbia passava una via sacra che conduceva sulle alture del Cofino dove si trovava un tempio greco ancora oggi visibile nei suoi ruderi. Tutta la zona era poi legata a un sistema sacro del culto delle acque e proprio da queste alture proveniva la fonte di Scrimbia, infatti, durante uno scavo del 1980 fu intercettata una tubatura in laterizi che scendeva a monte. Occorrerebbero però ulteriori indagini per capire se si tratta di una sorgente esistente da tempo. La fontana, abbandonata per molto tempo fu poi ricostruita e resa monumentale dai duchi Pignatelli nel 1630 e per ricordare l’evento fu posta una lapide con la seguente epigrafe latina : “ La fonte di Scrimbia dall’acqua perenne, che irrigava Hipponion fondata da Ercole e distrutta dopo la caduta di Cartagine, rifondata dai Romani e appellata col nome di Vibo Valentia, i cittadini Ipponiati sotto il dominio degli eccellenti signori Don Fabrizio e Donna Girolama Pignatelli, beneficiando di un periodo di assoluta pace, per il vantaggio della cittadinanza, con la sovrintendenza del benemerito ill.mo e rever.mo Virgilio Cappone, in questo luogo per la terza volta si adoperarono per il restauro nell’anno del Signore 1630 sotto la magistratura di F. Mazza e N. Sorbilli”. In realtà di questa antica fontana dal nome "Scrimbia" oggi non rimane molto se non la parte frontale che è stata incastonata in un muro lungo viale Alcide De Gasperi, ma la fonte non esiste più. La leggenda La ninfa Scrimbia si era innamorata di un giovane mortale, cosa contraria alle leggi divine. Zeus, Dio dell’Olimpo, si arrabbiò molto per questo fatto tanto da uccidere il suo giovane spasimante. Scrimbia saputo dell’accaduto si addolorò tanto da piangere continuamente ogni giorno e ogni notte, e così Zeus preso da compassione tramutò la ninfa Scrimbia, con le sue lacrime, in una fonte perenne. Esistono comunque varie versioni della leggenda. Documentazione SPQVIBO