Interno del Castello Pignatelli

Cortile interno dal quale si accede alle cucine, ai magazzini e alle cantine del piano interrato. Al piano nobile, al quale si accompagna un elegante salone di rappresentanza, si accede tramite uno scalone molto ampio. Qui si possono ammirare diverse decorazioni di scene mitologiche nelle alte soffittature. Nel salone inoltre è visibile il grande camino e la cappella gentilizia con pavimento di ceramica. Negli ultimi anni sono stati allestiti diversamente proprio questi spazi interni, con l'ala Pignatelli che comprende una sala con cimeli di famiglia, un'altra con l'archivio di storia del mezzogiorno sempre appartenuto alla stessa famiglia, ed una terza con una ricca biblioteca di circa duemila volumi, alcuni dei quali di accertato valore. Di seguito la RELAZIONE STORICO-ARTISTICA relativa al restauro del soffitto ligneo ad opera della RE.CON.Di.T.A. (Restauro Conservazione Di Tesori Artistici) che si occupò del restauro dal 1993. Il soffitto ligneo del Castello Pignatelli di Monteroduni è costituito da centonovantaquattro tavole piane di abete, dipinte a tempera su preparazione di gesso e calce e sistemate in fasce parallele accostate tra loro in maniera da coprire l’intera superficie dell’ambiente che è di 120 mq. Il disegno generale del soffitto, sebbene realizzato agli inizi del XVIII sec., si ispira alle decorazioni cinquecentesche romane ed è costituito nella massima parte da motivi floreali che si estendono senza soluzione di continuità alternando fioroni ad elementi f1tomorfi fantasiosi. All’interno delle decorazioni si aprono medaglioni con busti cavallereschi che molto probabilmente si riferiscono a personaggi della famiglia Pignatelli che ne commissionò la realizzazione subito dopo l’acquisto del Castello avvenuto negli ultimi anni del XVII secolo. Le figurazioni centrali presentano immagini di angeli musici, mentre quella sull'area nord¬orientale contiene una grande allegoria dell'aurora che appare su un cocchio che supera le nuvole. All'epoca il passaggio di proprietà dell’edificio, che proveniva dalla famiglia D’Afflitto, il Castello era in pessime condizioni. Dagli atti di apprezzo dell'immobile e della successiva perizia per la quantificazione della spesa necessaria si ha la certezza che grandi opere di restauro del salone, con il rifacimento del soffitto ligneo, furono compiuti nel primo decennio del Settecento, seguendo molto probabilmente, quello che stava avvenendo contemporaneamente al Castello di Venafro ove, proprio in quel periodo il Principe Giovanni di Capua aveva iniziato le opere di decorazione in vista del suo matrimonio. Anzi, la notevole analogia di alcune esecuzioni decorative, in particolare nella cornice obliqua dai caratteri ripresi da trabeazioni classiche non è da escludere che le stesse maestranze abbiano lavorato in ambedue i Castelli. Ogni singola tavola era ancorata ad un sistema di travi parallela al lato corto della stanza, per mezzo di antichi chiodi in ferro battuto, la cui testa è evidente sul lato del dipinto. Il sistema di ancoraggio originale sopra descritto era stato oggetto circa cinquanta anni fa ad una estesa opera di restauro. Successivamente, vennero sovrapposte tre file di travetti ortogonali a quelli già esistenti, per arginare uno stato, che già all’epoca doveva essere di precaria staticità. In questo caso vennero utilizzate delle barre filettate passanti di circa cinquanta centimetri di lunghezza per una sezione di dieci millimetri, serrati alle due estremità con due bulloni di ventisei mm. Il risultato era un fitto reticolo di travi, travetti, capriate giunti e coprigiunti, chiodi, barre filettate, bulloni e controbulloni, che costringevano tutta la superficie in un enorme vincolo fisso. A questo già grave danno, si aggiunsero gli interventi mirati ad impedire che le piogge filtranti dal tetto potessero inesorabilmente danneggiare il dipinto. [L'intera Relazione sarà disponibile grazie al contributo di Federica Tartarini e Filippo Manganelli]