GIORGIóNE:
Pseudonimo del pittore italiano Giorgio Barbarelli da Castelfranco, nato a Castelfranco Veneto (TV) nel 1477 e morto a Venezia nel 1510. Nonostante la sua prematura morte, di peste, a soli trentatré anni, riuscì a mutare il corso della pittura veneziana. Anche se le notizie riguardanti la sua arte e le sue opere non sono molte, il pittore riscosse comunque un rilevante successo, cresciuto anche grazie al fatto che gli scrittori d'arte del Seicento crearono molte informazioni incerte e non sempre esatte sulla sua vita e sulle sue opere, il che fece entrare nel mito il nome di Giorgione. La sola fonte preziosa di informazioni di quell'epoca è un libretto scritto da Michiel tra il 1525 e il 1543, pubblicato per la prima volta dall'abate Morelli, a Bassano, solo nell'anno 1800. È merito della critica più recente la ricostruzione artistica del maestro di Castelfranco. Educato da Giovanni Bellini, conobbe il classicismo del Francia e del Costa e si nutrì del pensiero dei filosofi aristotelici e dei filosofi della natura dell'università di Padova. La presenza di Leonardo a Venezia nell'anno 1500 non ebbe influenze nel Giorgione. Primo capolavoro da tutti riconosciuto, è la "Madonna di Castelfranco" (Castelfranco Veneto, San Liberale), dipinta intorno al 1505, mentre fra le opere giovanili di sicura attribuzione sono la "Giuditta" (San Pietroburgo, Ermitage), pura espressione dell'ideale ellenico della bellezza, e l'"Adorazione dei pastori" (Washington, National Gallery of Art), dove risalta la bellezza del paesaggio. Nella successiva tela dei "Tre filosofi" (Vienna, Kunsthistorisches Museum), il colore assunse un'importanza decisiva. Come per molti dipinti creati da Giorgione per giovani nobili veneziani, anche per questo sembra manchi un vero soggetto, benché le tre figure possano ricollegarsi alle tre tendenze filosofiche che allora si contrapponevano a Padova: l'aristotelismo medievale (il vecchio incappucciato), l'averroismo (l'orientale), la filosofia della natura (il giovane, da taluni identificato con Copernico). Attribuita al Giorgione da sempre è la "Tempesta" (Venezia, Gallerie dell'Accademia), fusione di immagini fantastiche del pittore con il paesaggio; per l'intensità di accordi dei colori quest'opera è stata considerata la più personale del Giorgione. Prima della sua morte è stata ipotizzata una collaborazione del pittore con il Tiziano giovane in due opere, riconosciute come le più affascinanti della pittura veneziana: la "Venere dormiente" (Dresda, Pinacoteca) e il "Concerto campestre" (Parigi, Louvre).