ÀTTILA:
Capo degli unni, morto nel 453. Figlio di Mundzuk (Munzuco), divenne dal 434 re degli unni della pianura ungherese (Pannonia), insieme con il fratello Bleda. Sbarazzatosi ben presto di questo, restò sovrano assoluto. Nel 441 invase il territorio dell'Impero d'Oriente e, con continue scorribande fino al 448, dettò legge al debole imperatore Teodosio II, mentre con l'Occidente i rapporti furono all'inizio formalmente buoni. Ma nel 451 Attila, cui era stata rifiutata Onoria, sorella dell'imperatore Valentiniano III, che egli considerava sua fidanzata, mosse verso occidente: oltrepassò il Reno e dilagò nella Gallia distruggendo molte città tra cui Metz. Assediò quindi Orléans ma dovette ritirarsi di fronte alle truppe romane comandate da Ezio e ai Visigoti di Teodorico I, dai quali fu sconfitto nella battaglia dei Campi Catalaunici (o di Campo Mauriaco) nei pressi di Troyes, o, secondo altri, presso Châlons-sur-Marne. Passato l'inverno nelle regioni danubiane, nel 452 discese in Italia: dopo aver raso al suolo Aquileia, devastò alcune città dell'Italia settentrionale, tra le quali Milano e Pavia, e annunciò di voler raggiungere Roma. Ma il malcontento e l'inquietudine delle sue truppe, indebolite dalla fame e dalle malattie, e la minaccia alle spalle del nuovo ed energico imperatore d'Oriente, Marciano, arrestarono la sua avanzata ed egli si lasciò convincere da papa Leone I a risparmiare Roma, già abbandonata da Valentiniano III, e a ritornare in Pannonia, dove morì, secondo una tradizione, durante le feste per le sue nozze. La sua figura colpì vivamente l'immaginazione dei contemporanei. Una moneta romana rappresenta l'imperatore che schiaccia un drago con testa umana, simboleggiante Attila. Gli storici Iordanes e Prisco delinearono di lui un ritratto impressionante, sia fisico sia morale. Fu detto il "Flagello di Dio" e si vantava che l'erba non germogliasse più dove era passato il suo cavallo. Di religione pagana, condusse vita semplice, da guerriero, nonostante gli immensi tesori accumulati nei saccheggi, ma amò circondarsi di scribi greci, latini e germanici. Riuscì a riunire intorno a sé numerose popolazioni nomadi di origine turca e mongola ma anche barbari della pianura russo-sarmatica ed europea, perseguendo il sogno di creare un vasto impero. Le sue gesta divennero leggendarie nelle saghe dell'Edda (Canto di Attila) e nei poemi nibelungici, dove Attila è chiamato Etzel e idealizzato come guerriero forte e generoso. Corneille ne tracciò, nella tragedia omonima, un ritratto più rispondente alla tradizione latina, mentre per gli scrittori ungheresi, anche moderni, egli è un eroe nazionale, predecessore dei re magiari.