MATTANZA:
Momento finale e topico della pesca del tonno, praticata con particolari reti chiamate "tonnare" che vengono immerse nel mare all'inizio del mese di maggio e vengono tirate soltanto a giungo. La "tonnara" si basa su un meccanismo molto complicato che provoca la morte sicura del pesce, rimasto intrappolato tra le sue maglie. È costituita da una serie di camere messe in fila e comunicanti tra loro attraverso vere e proprie porte fatte con la stessa rete: durante il suo vagare in mare, il tonno finisce inevitabilmente all'interno di una di queste camere. A un certo punto, il "rais", ovvero colui che dirige la mattanza (ovvero l'uccisione) e ne decide i tempi e le modalità di svolgimento, impartisce l'ordine di spingere in una delle camere della morte i tonni finiti nella "tonnara": di là i pesci non potranno più uscire; i "tonnarotti", quindi, tirano su la rete. A questo punto inizia la lenta agonia del tonno: man mano che rimangono senz'acqua, i pesci si dimenano urtando gli uni contro gli altri e ferendosi a vicenda; il colpo finale arriva dai "crocchi", gli appuntiti uncini con cui i "tonnarotti" agganciano i tonni e li portano sull'imbarcazione. È chiaro come la mattanza non sia assolutamente uno spettacolo piacevole, eppure tante sono le persone che ogni anno, per assistervi, si recano nei luoghi in cui si pratica questo tipo di pesca, soprattutto in Sicilia, dove rappresenta una tradizione antichissima. Fin dai tempi più remoti la pesca dei tonni ha esercito un vero e proprio fascino sull'uomo, tanto che, nel corso dei secoli, numerosi artisti hanno dedicato disegni e tele alla mattanza. Tralasciando i disegni rupestri risalenti al Neolitico, si parte dal 1600, quando un anonimo pittore calabrese rappresentò con la pittura la tonnara di Pizzo, anticipando addirittura gli studi dei biologi con disegni di grossi pesci sotto i tonni: tre secoli più tardi si scoprì che quelle creature marine altri non erano che i capodogli, voraci predatori dei tonni e presenza fissa nel periodo della mattanza. Arriviamo, poi, all'epoca contemporanea con artisti come Lino Tardia, trapanese, e Paola Dessy, della Sardegna. Quest'ultima ha il grande pregio e la grande sensibilità di riuscire a rendere sulla tela la mattanza meno cruenta di quanto non sia effettivamente nella realtà. Alla tonnara sono dedicati anche moltissimi murales, come quelli di Maria Rita Morfino.