FUTURISMO:
Fu il primo movimento italiano d'avanguardia a scagliarsi violentemente contro il passato, dandosi un preciso programma preventivo e collocandosi in posizione volutamente polemica, anzi provocatoria, nei confronti di ogni oppositore. Le idee affermate dal suo fondatore, lo scrittore Filippo Tommaso Marinetti, nel 'Manifesto' che diede origine al movimento, pubblicato a Parigi il 9 febbraio 1909, esprimono la fede nel progresso scientifico, l'esaltazione della velocità della vita moderna, anzi 'il movimento aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa e, conseguentemente, la macchina che moltiplica le forze dell'uomo grazie alla potenza del suo motore. Per questa ragione il centro del futurismo fu Milano, la città simbolo del lavoro industriale, che soprattutto a partire dagli inizi del secolo vide sorgere o ingrandirsi nuove officine e si allargò urbanisticamente oltre i limiti tradizionali, diventando il polo industriale e tecnologico d'Italia. Nel clima stagnante della cultura italiana dell'epoca le tendenze futuriste agirono come una frustata: c'era in esse un entusiasmo frenetico per il progresso della civiltà contemporanea, una volontà arrabbiata di essere moderni e di partecipare ad una vita resa diversa dalle scoperte tecniche e scientifiche. Veniva dunque rinnegato il valore di una cultura ormai vecchia, delle accademie, delle biblioteche, dei musei, per far posto al trionfo della velocità, del dinamismo, della potenza dei motori. Le 'serate futuriste' a Milano, organizzate all'interno dei caffè storici o dei salotti ma anche in sale e teatri, in cui si riunivano personaggi come Russolo, Carrà, Boccioni, Severini e lo stesso Marinetti, davanti a pubblici tumultuanti, venivano propagandate in tutta Europa e si trasformavano molto spesso in grandi risse, fra grida, schiaffi e pugni dalla parte degli innovatori e dei tradizionalisti, in mezzo allo scandalo generale. Politicamente, agli inizi i futuristi furono su posizioni anarchiche e di disprezzo per la moderazione borghese ma ben presto si fecero luce atteggiamenti nazionalistici che sarebbero sfociati nell'interventismo alla prima guerra mondiale e poi, specialmente con Marinetti, nell'adesione al partito fascista. Tra i maggiori esponenti del movimento futurista italiano, oltre a Marinetti, vanno ricordati gli scrittori Cangiullo, Soffici, Buzzi, Govoni, Palazzeschi e i pittori Boccioni, Carrà, Balla, Russolo, Severini, che nel 1910 firmarono a Milano il 'Manifesto dei pittori futuristi', oltre ad artisti come Sant'Elia e Depero. Nel suo inno alla modernità il futurismo non si rese ben conto dei risvolti negativi di essa, del profitto capitalistico, dei pericoli insiti nella mitizzazione della macchina; ma bisogna anche ricordare che tale inno era inteso come ammirazione esteriore per la potenza della macchina, per la grandezza del superuomo, in forma quasi esclusivamente estetizzante, decadente, retorica. E tuttavia, nella decadenza dell'arte italiana, che si attardava nella stanca ripetizione di motivi ottocenteschi, il futurismo ebbe il merito di scuotere con violenza gli ambienti culturali e di inserirsi nel vivo delle più moderne correnti internazionali.