REPUBBLICA ROMANA:
Fu proclamata a Roma e nell'intero Stato della Chiesa il 15 febbraio 1798 al termine della spedizione inviata contro il papa dal direttorio francese, dopo l'uccisione del generale Duphot nel corso di un tumulto popolare antifrancese. La Repubblica Romana pose fine alle numerose municipalità rivoluzionarie costituitesi durante l'invasione francese. Rifiutatosi di accettare il nuovo ordine di cose, Pio VI abbandonò la città mentre in marzo, dopo una prima organizzazione provvisoria, la Repubblica ebbe un assetto costituzionale modellato su quello francese del 1795: le due camere erano elette a suffragio ristretto, l'esecutivo era formato da cinque direttori a cui spettava la nomina dei ministri, la magistratura era elettiva, i tre poteri -esecutivo, legislativo e giudiziario- erano separati, l'amministrazione era centralizzata e la principale preoccupazione era di impedire fenomeni di anarchia -gli elettori venivano scelti in base all'età e al censo e la libertà di riunione era soggetta ai limiti dell'ordine pubblico. Il territorio fu diviso, secondo l'esempio francese, in otto dipartimenti: Metauro, Musone, Tronto, Trasimeno, Clitunno, Cimino, Tevere, Circeo. Travagliata da crisi finanziarie preesistenti e da smisurate requisizioni francesi, la Repubblica fu teatro di varie rivolte popolari. Nel dicembre 1798 fu invasa dai napoletani che occuparono Roma per breve tempo in difesa del papa, mentre il generale Championnet si dava da fare per respingere gli aggressori e a sua volta muoveva verso Napoli. Retta dal luglio 1799 da un comitato provvisorio direttamente dipendente dai francesi, minacciata a sud dai napoletani e a nord dagli austriaci, minata al suo interno dalle insorgenze popolari e dal brigantaggio, la Repubblica crollò e il 30 settembre 1799 i napoletani entrarono a Roma. Ancona fu l'ultima città a cadere in mano agli austriaci il 13 novembre. Nelle due repubbliche meridionali, quella romana e quella napoletana, i movimenti patriottici non diedero esiti felici perché i loro esponenti, che erano soprattutto intellettuali, professionisti, gentiluomini, possidenti ed esponenti del basso clero, non fecero alcun concreto tentativo per venire incontro al bisogno di terra dei contadini nullatenenti, alla richiesta degli stessi di sopprimere tributi signorili e statali, al desiderio di controllo dei prezzi delle plebi urbane. I patrioti erano diventati repubblicani per ragioni locali, personali o familiari e ciò li rendeva invisi alle masse, che iniziarono così ad appoggiare le azioni dei briganti. Questi ultimi, tra i quali si ricordano alcuni feroci e famosi come Fra' Diavolo, Parafante, Bizzarro e Mammone, organizzarono vere e proprie truppe ma le nuove "crociate" degenerarono in furti, delitti e vendette personali che fecero crollare il movimento patriottico meridionale.