PICCOLOMINI:
Antica famiglia patrizia senese che la leggenda vorrebbe di origine romana oppure etrusca. È vero, comunque, che le sue radici sono piuttosto antiche: infatti, in un atto del 1098, compare un Martino di Piccolomo che professava legge longobarda e in un documento del 1165 un Piccolomo di Montone che rivestì la carica di console. Famiglia di parte guelfa, subì vari esili e confische quando la fortuna era ghibellina. Nel XIII secolo raggiunse una posizione preminente in campo commerciale e con un'oculata gestione seppe ritirarsi evitando la rovina quando, anche per il progressivo affermarsi dei mercanti fiorentini, si delineò la crisi economica. In conseguenza di ciò, gli uomini di questa famiglia si dedicarono al consolidamento dei loro beni fondiari, acquistando un vasto dominio terriero; si divisero, poi, in vari rami ma mantennero fra di loro dei legami ben saldi, cementati da una consorteria, che ancora oggi esiste, voluta da Enea Silvio, papa con il nome di Pio II. Uno dei rami di questa famiglia, che ebbe come capostipite Bartolomeo di Piccolomo, originò il ramo collaterale dei Todeschini; a questo ramo appartenne Antonio, nipote di Pio II, dal quale fu nominato governatore di Castel Sant'Angelo. Antonio fu creato inoltre principe di Amalfi da Ferdinando I re di Napoli per la fedeltà dimostrata in occasione della congiura dei baroni; per altri servigi fu insignito della carica di gran giustiziere del regno e fu nominato anche conte di Celano e marchese di Capestrano. Morì a Napoli nel gennaio del 1493.