MANFREDI:
Figlio di Federico II, gli succedette come re di Sicilia nel 1258. Dal padre ereditò la raffinatezza, l'abilità, l'ambizione e come il padre fu uomo di cultura. Da buon sovrano mediterraneo concesse la mano della figlia Costanza a Pietro III di Aragona (erede al trono) e sposò la figlia del re dell'Epiro, alleandosi con le città marinare di Venezia e Genova. Sostenne il movimento ghibellino in Italia e nella battaglia di Montaperti (1260) sostenne Siena nella lotta contro la guelfa Firenze, che fu clamorosamente battuta. I modi audaci e aggressivi che ne caratterizzarono la politica destarono preoccupazioni soprattutto presso il pontefice, che vedeva nel giovane un degno erede del padre, come lui in grado di unire il regno di Sicilia e quello d'Italia sotto un'unica corona. Anche Manfredi fu, dunque, scomunicato dal papa dell'epoca, Clemente IV, che lo sostituì con Carlo d'Angiò, fratello del re di Francia, già a capo della Provenza e del Piemonte meridionale. In cambio della corona, il re angioino si impegnava a non accampare pretese sulla corona imperiale, a corrispondere alla Chiesa un contributo annuale trenta volte superiore a quello che versavano gli Svevi, a concedere al clero l'esenzione dalle imposte. L'isolamento di Manfredi fu accentuato dal tradimento dei baroni (che si aggiungeva alla morsa dei nemici) e dall'abbandono di quanti erano stati giudicati i più fedeli alleati; la sua sconfitta avvenne nella battaglia di Benevento (nel 1266), nel corso della quale Manfredi perse la vita. Tutta la dinastia sveva trasse effetti disastrosi dalla rovina del sovrano: la moglie fu lasciata morire in prigione; la figlia Beatrice restò segregata per più di venti anni; il nipote Corradino fu catturato a Tagliacozzo, nel corso di un'imboscata (nel 1268). Manfredi gli aveva affidato il trono di Germania, così decretandone la fine tragica: nella piazza del mercato di Napoli il giovane quindicenne fu decapitato, suscitando la commozione di poeti e storici. V. anche FEDERICO II DI SVEVIA e SVEVI