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Provincia di NAPOLI

Capoluogo: Nápoli

Scheda

 
Stemma della provincia Napoli
   

Provincia di Napoli - Ambiti

DEFINIZIONE È opportuno precisare che, per via della concentrazione delle più importanti funzioni economiche, politiche e amministrative nel capoluogo campano, quest'ultimo esercita una fortissima attrazione non solo sull'intera circoscrizione provinciale ma ben oltre i confini della stessa regione; da ciò deriva un assetto fortemente unitario e accentrato della provincia napoletana, ulteriormente rafforzato dalle sue condizioni di affollamento. C'è da dire, infatti, che a partire dagli anni Cinquanta un intenso processo di espansione edilizia ha determinato la fusione tra il capoluogo provinciale e i comuni del suo hinterland, moltiplicando anche nel Nolano e nell'area circumvesuviana le saldature fra i centri abitati. Buona parte della circoscrizione provinciale risulta prtanto occupata da un unico, denso tessuto urbano, all'interno del quale appare difficile cogliere linee di demarcazione o ipotizzare raggruppamenti. Combinando criteri geofisici, storici, e antropici, è tuttavia possibile individuare, non senza un margine di arbitrio, quattro ambiti relativamente omogenei: l'area metropolitana partenopea, intesa in un'accezione restrittiva -secondo una delle possibili definizioni, infatti, questa tentacolare realtà urbana avrebbe le sue propaggini estreme nelle provincie di Caserta e Salerno-; l'area circumvesuviana; i Campi Flegrei, con le isole di Ischia e Procida; la penisola sorrentina, con l'isola di Capri.

Area metropolitana partenopea: -Conurbazione napoletana: Acerra, Afragola, Arzano, Caivano, Calvizzano, Cardito, Casalnuovo di Napoli, Casandrino, Casavatore, Casoria, Crispano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Grumo Nevano, Merano di Napoli, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Napoli, Qualiano, Sant'Antimo e Villaricca; -Nolano: Brusciano, Camposano, Carbonara di Nola, Casamarciano, Castello di Cisterna, Cicciano, Cimitile, Comiziano, Liveri, Mariglianella, Marigliano, Nola, Palma Campania, Pomigliano d'Arco, Roccarainola, San Paolo Bel Sito, San Vitaliano, Saviano, Scisciano, Tufino e Visciano.

Area circumvesuviana: Boscoreale, Boscotrecase, Cercola, Ercolano, Massa di Somma, Ottaviano, Poggiomarino, Pollena Trocchia, Pompei, Portici, San Gennaro Vesuviano, San Giorgio a Cremano, San Giuseppe Vesuviano, San Sebastiano al Vesuvio, Santa Maria la Carità (area di transizione), Sant'Anastasia, Sant'Antonio Abate (area di transizione), Somma Vesuviana, Striano, Terzigno, Torre Annunziata, Torre del Greco, Trecase e Volla.

Campi Flegrei e isole di Ischia e Procida: -Campi Flegrei: Bacoli, Monte di Procida, Pozzuoli e Quarto; -Isola d'Ischia: Barano d'Ischia, Casamicciola Terme, Forio, Ischia, Lacco Ameno e Serrara Fontana; -Isola di Procida: Procida.

Penisola sorrentina e isola di Capri: -Penisola sorrentina: Agerola, Casola di Napoli, Castellammare di Stabia, Gragnano, Lettere, Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Pimonte, Sant'Agnello, Sorrento e Vico Equense; -Isola di Capri: Anacapri e Capri.

AREA METROPOLITANA PARTENOPEA

Territorio. Quest'ambito territoriale, disposto a ventaglio intorno al golfo di Napoli e delimitato dalla catena del Partenio, dal vulcano Somma-Vesuvio e dalle colline flegree, occupa la parte centro-meridionale del bassopiano campano, fertile pianura litoranea di origine alluvionale che si estende lungo la costa tirrenica tra i fiumi Volturno a nord e Sele a sud (la Campania felix degli antichi). La zona è stata quasi completamente privata dall'uomo della sua originaria copertura arborea; là dove sopravvive tenacemente, quest'ultima si presenta soprattutto sotto forma di macchia mediterranea ma con una grande ricchezza di specie vegetali (mirto, lentisco, oleandro, timo, erica, corbezzolo e ginestra); alla macchia si intreccia il ginepro con arbusti sempreverdi, mentre il fico d'India, la mortella, l'agave, l'alloro e la palma da datteri evocano qua e là atmosfere e scenari vagamente tropicali. Il bosco, concentrato soprattutto alle pendici del Partenio, è rappresentato da formazioni di querce, cerri e castagni e più in alto di faggi. L'aspetto tipico dell'area metropolitana partenopea è comunque dato dalla fitta trama di insediamenti residenziali e produttivi, cui si alternano frutteti, orti e geometrici apprezzamenti di coltivi divisi da filari di vite e da canali d'irrigazione nonché minacciati dall'avanzata del cemento. A partire dagli anni Cinquanta, infatti, si è verificata un'intensa espansione edilizia che ha determinato la fusione tra il capoluogo provinciale e i comuni del suo hinterland; anche nel Nolano si sono prodotte analoghe saldature lungo gli assi stradali e oggi quasi tutta l'area metropolitana partenopea è occupata da un affollatissimo tessuto urbano, sul quale si innestano la zona d'insediamento diffuso flegrea e quella circumvesuviana.

Comunicazioni. Il capoluogo di provincia rimane il luogo più accessibile di tutta l'area metropolitana partenopea, soprattutto a causa della maggiore difficoltà con la quale possono essere raggiunti gli altri centri appartenenti a quest'ambito territoriale, caratterizzato da una forte congestione urbanistica e da condizioni di traffico proibitive. Allo scopo di rimediare a questa situazione e di facilitare la mobilità intercomunale di merci e di persone, il vecchio sistema di collegamenti di livello comprensoriale -una rete stellare fatta di rami convergenti su Napoli- è stato sostituito da un nuovo modello, assimilabile a una griglia a maglie pressochè rettangolari: arterie con giacitura est-ovest (l'Asse di Supporto, la Circonvallazione esterna, l'Asse Mediano e la Tangenziale di Napoli) si incrociano con altre di direzione nord-sud (la strada statale n. 7 quater Domiziana, l'asse Pomigliano-Ponticelli e la bretella che collega l'Asse di supporto con l'asse Mediano) coprendo l'intera area metropolitana partenopea, dalla costa domiziana al Nolano e al Sarnese. La zona è attraversata da alcune strade statali di rilevanza interregionale: la n. 87 Sannitica, che da Napoli si dirige verso il Molise, e la n. 162 della Valle Caudina, che si innesta sulla statale n. 7 Appia. Veloci i collegamenti con l'Italia settentrionale e meridionale sono assicurati dalle autostrade A1 del Sole (Milano-Roma-Napoli), Napoli-Reggio Calabria (A3) e Caserta-Salerno (A30) mentre la Napoli-Canosa di Puglia (A16) si dirige a est verso la costa adriatica. Sul capoluogo regionale, dotato di un aeroporto e un attrezzato porto commerciale, convergono inoltre un gran numero di linee ferroviarie di interesse regionale e interregionale.

Storia. Il territorio fu popolato anticamente da coloni greci provenienti da Cuma, che fondarono la colonia di PARTHENOPE (VII secolo a. C.), chiamata in seguito PALEAPOLIS, 'città vecchia', per distinguerla da quella di NEAPOLIS, 'città nuova', fondata a poca distanza circa due secoli dopo (V secolo a. C.). Contrariamente al resto della regione, non pare che la zona sia stata conquistata militarmente dai sanniti nel corso del V secolo a. C., anche se da quella data sono testimoniate presenze di magistrati sanniti nelle istituzioni cittadine e l'uso, accanto al greco e al latino, della lingua osca. I contatti con Roma si strinsero durante la seconda guerra sannitica (323-303 a. C.) -che vide l'umiliazione romana alle Forche Caudine- sotto forma di alleanza contro i sanniti. Una svolta importante nell'organizzazione del territorio si ebbe alla fine della seconda guerra punica (219-202 a. C), quando Roma espropiò l'AGER CAMPANUS e lo trasformò in AGER PUBLICUS, dando inizio alla colonizzazione e all'organizzazione agricola dell'area: molte furono le VILLAE RUSTICAE che sorsero nel periodo successivo, particolarmente dal 100 a. C. in poi, dalle quali si svilupparono i futuri insediamenti abitativi della zona. Fiorente durante l'impero, il territorio decadde con il progressivo sfaldamento della struttura politica romana: a Napoli morì in esilio l'ultimo imperatore Romolo Augustolo, deposto nel 476 d. C.; al tempo delle invasioni dei vandali e dei goti, inoltre, gran parte della campagna fu abbandonata e durante la guerra greco-gotica (535-553) Napoli, assediata da re Totila (543), fu costretta alla resa e le sue mura vennero distrutte. Con il riordinamento amministrativo e giuridico dell'Italia, promosso dall'imperatore Giustiniano (527-565), il comprensorio rientrò nel quadro amministativo dell'impero bizantino, come parte dell'Esarcato di Ravenna. L'organizzazione territoriale era articolata militarmente, secondo l'uso bizantino, in CASTRA, distretti con a capo un TRIBUNUS o COMES dipendente dalla magistratura del duca; una nuova realtà territoriale e politica, il ducato di Napoli, inglobò i piccoli insediamenti che facevano da corona alla città e che avevano resistito alla prima ondata di invasioni. La successiva conquista dei longobardi portò devastazioni in tutto il ducato; assoggettato da Ruggero II (1139), quest'ultimo entrò a far parte l'anno seguente del regno normanno di Sicilia, fino al 1191, quando subentrò l'imperatore svevo Enrico IV. Sotto la dinastia sveva Napoli e il suo territorio prosperarono, diventando un grande polo culturale in seguito alla fondazione dell'università voluta da Federico II; contemporaneamente il ruolo egemonico della città di Napoli, che era andato sempre più accentuandosi a partire dall'XI secolo, fece sì che gli insediamenti limitrofi -chiamati nelle varie epoche OPPIDA, CASTRA, LOCI, VICI, FUNDI o CASALIA- venissero ricompresi nel territorio agricolo della città. Dopo la sconfitta di Benevento (1266) il regno di Sicilia, e con esso il territorio partenopeo, passò sotto il dominio degli Angioini e per circa tre secoli fu sanguinosamente conteso tra francesi e spagnoli. Ai vicerè spagnoli (1503-1714) subentrarono per breve tempo gli austriaci e, a partire dal 1734, i Borboni, che tennero il regno di Napoli fino all'unità d'Italia.

Struttura socio-economica. In quest'affollatissima area si concentrano quasi tutte le funzioni del terziario avanzato e una larga parte dell'apparato industriale regionale -nonostante l'intesa opera di decentramento produttivo sul territorio provinciale e la contrazione del settore verificatasi negli anni Ottanta-: Napoli e Pomigliano d'Arco sono i poli industriali più importanti della provincia. Il settore primario, come nel resto della regione, rimane una realtà economica di tutto rispetto, malgrado la notevole contrazione subita negli ultimi venti anni circa, la sua debolezza strutturale, derivante dall'eccessivo frazionamento fondiario, e l'accresciuta competitività interregionale, che ha messo in crisi il primato produttivo di questo comprensorio nel Mezzogiorno. Le produzioni sono quelle tipiche del Mediterraneo, vale a dire frutta -tra cui la pregiata mela annurca, ciliegie, fragole e nocciole- ortaggi, pomodori e olive; consistente è la produzione di canapa, nei comuni di Frattamaggiore, Frattaminore e Grumo Nevano; la zootecnia, inoltre, si è ricavata una piccola ma qualificata nicchia soprattutto con l'allevamento della bufala da latte. Rilevanti le attività turistiche, che, grazie a un'intelligente politica di rilancio e miglioramento dei servizi, oltre che a un'attenta operazione di marketing, hanno subito un notevole incremento negli ultimi anni, autorizzando ottimistiche previsioni per gli sviluppi futuri. Sul capoluogo provinciale e regionale gravitano, per le incombenze burocratico-amministrative, il commercio e i servizi in genere, tutti i comuni dell'area; una parte di queste funzioni è assolta anche da Nola e, in misura minore, da Casoria, Frattamaggiore e Pomigliano d'Arco.

AREA CIRCUMVESUVIANA

Territorio. Quest'ambito territoriale comprende il vulcano Somma-Vesuvio e la fascia pianeggiante che lo circonda, affacciata a occidente sul mar Tirreno e allungata a nord e a sud-est verso la pianura campana e l'agro nolano-sarnese. Il vulcano, vivacemente impresso nell'immaginario di turisti italiani e stranieri, è tra i pochi ancora attivi in Europa -l'ultima eruzione ha avuto luogo nella primavera del 1944 e celeberrima è quella del 79 d. C., che distrusse Pompei, Ercolano e Stabia-. Consta di due coni addossati l'uno all'altro: il monte Somma, più antico, che raggiunge l'altezza massima con la Punta del Nasone (1.132 m); il Vesuvio propriamente detto, la cui altezza varia dopo ogni attività eruttiva (attualmente è di 1.277 m); tra i due coni si stende inoltre una valle larga appena mezzo chilometro e lunga circa 5, che nella parte occidentale prende il nome di Atrio del Cavallo e in quella orientale di valle dell'inferno. Coperto un tempo da folti boschi ricchi di selvaggina, il vulcano conserva ancora alcune aree di grande interesse naturalistico, per la tutela delle quali è stato istituito il Parco nazionale del Vesuvio: quest'ultimo abbraccia un'ampia pineta, detta Foresta Alto turone, larghe radure tappezzate di ginestra, boschi di castagno e di faggio nonché una delle ultime stazioni di betulla della regione. Attualmente, però, le pendici del vulcano sono soprattutto il regno degli orti e della policoltura mediterranea, caratterizzata da piccoli appezzamenti dalla regolare forma geometrica sui quali si addensa un'eccezionale quantità e varietà di piante; ciò conferisce al paesaggio un aspetto caotico ma anche suggestivo, soprattutto nel periodo delle fioriture. Agli orti si alternano filari di vite, frutteti e, nella stretta fascia costiera, multicolori distese di fiori. Tale scenario, tuttavia, è sempre più minacciato dall'avanzare del cemento: nonostante il persistente periodo di disastrose eruzioni, l'area circumvesuviana è infatti densamente popolata e lungo tutta la base del vulcano si è formata una conurbazione inscindibile dall'area metropolitana partenopea.

Comunicazioni. La strada statale n. 268 del Vesuvio rappresenta la fondamentale via di comunicazione del comprensorio circumvesuviano: si distacca dalla strada statale n. 18 Tirrena Inferiore all'altezza della metropoli partenopea e, compiendo un giro completo attorno al vulcano, serve tutti i comuni dell'area per poi immettersi di nuovo nella Tirrena Inferiore presso Torre Annunziata. Nella parte occidentale del comprensorio, tra la costa e le pendici del vulcano Somma-Vesuvio, corre inoltre l'autostrada Napoli-Reggio Calabria (A3). Le linee ferroviarie Napoli-Reggio Calabria, Cancello-Torre Annunziata e Circumvesuviana -quest'ultima si articola in quattro tratte, di cui solo la Napoli-Ottaviano-Sarno e la Napoli-Torre Annunziata-Scafati-Poggiomarino-Sarno interessano la zona circumvesuviana- provvedono ai collegamenti ferroviari, mentre i porti commerciali di Torre Annunziata e Torre del Greco gestiscono un elevato volume di traffici marittimi.

Storia. Per la nascita e lo sviluppo della civiltà storica di questo territorio -antica dimora degli osci, ai quali si deve la fondazione di Pompei e, probabilmente, di Ercolano-, fu determinanate e innovatore l'apporto dei coloni greci di Cuma, che posero fine all'egemonia etrusca lungo le coste campane dopo lunghe guerre (476 a. C.). Il dispendio di risorse umane ed economiche da parte greca favorì, tuttavia, circa mezzo secolo dopo, la conquista del territorio da parte dei sanniti, una popolazione di lingua osca dell'Italia centrale, già insediata da tempo nela zona più interna della Campania. In seguito alle guerre sannitiche (IV secolo a. C.), l'influenza e il controllo di Roma andò sempre più accentuandosi su tutto il comprensorio, fino a diventare vero e proprio dominio al tempo della guerra sociale (90-88 a. C.): Ercolano e Pompei vennero conquistate da Silla rispettivamente nel 90 e nell'89 a. C. Durante il periodo imperiale il territorio vesuviano fu eletto a lungo di svago e di piaceri fino alla tremenda eruzione del 79 d. C., che ne seppellì la metà sotto una coltre di lava e cenere, risparmiando in gran parte il versante settentrionale, protetto dal monte Somma. Nell'alto Medioevo il TERRITORIUM PLAGIENSE -come venne chiamata quest'area-, fece parte del ducato di Napoli e fu teatro dell'ultima, disperata resistenza dei goti, guidati dal re Teia, contro le armate bizantine (553). Solo intorno al XIII secolo, durante la dominazione sveva, grazie ad un lungo periodo di quiete nell'attività del vulcano, si formarono nuovi insediamenti lungo la fascia costiera. Nel 1631, a causa di una nuova eruzione che non risparmiò neanche il versante settentrionale dell'area circumvesuviana, gli abitati furono nuovamente distrutti; tuttavia, circa mezzo secolo dopo, i territori di Ottaviano e Somma contavano gli stessi abitanti del 1595 e cominciò a svilupparsi nuovamente il fenomeno delle residenze signorili e reali, che continuò fino all'inizio dell'Ottocento.

Struttura socio-economica. Grazie al fertilissimo terreno vulcanico la più autentica vocazione dell'area rimane quella agricola, nonostantela continua contrazione del settore primario, comune a tutta la regione. La policoltura mediterranea ha trovato sulle falde del Vesuvio il suo luogo d'elezione e in alcuni comuni la floricoltura ha conosciuto un tale sviluppo da arrivare a competere sul mercato nazionale con la produzione floristica della Liguria. Lungo l'esigua fascia costiera le attività marinare rivestono ancora una certa importanza e prospera il comparto cantieristico; le imprese  industriali e artigianali, inoltre, si concentrano intorno a quattro poli di una certa rilevanza (Cercola, San Giorgio a Cremano, Sant'Antonio Abate e Somma Vesuviana), mentre Torre del Greco rappresenta un punto di riferimento internazionale per il prezioso artigianato del corallo. Il settore terziario, ancora in fase di espansione in alcuni dei comuni circumvesuviani, si è ormai più che consolidato a Pompei, ercolano, san Giuseppe Vesuviano e Torre Annunziata; alle strutture burocratiche e amministrative di quest'ultima, oltre che a quelle del capoluogo provinciale e regionale, fanno capo i comuni del comprensorio.  

CAMPI FLEGREI E ISOLE DI ISCHIA E PROCIDA

Territorio. Fin dall'antichità il nome di Campi Flegrei, che significa 'campi ardenti', ha designato la zona collinare a ovest di Napoli, affacciata sul golfo di Pozzuoli e degradante a nord verso la pianura campana: il cosiddetto piano di Quarto -in realtà il fondo di un antico vulcano- costituisce il suo limite settentrionale mentre capo Miseno, situato all'estremità di un promontorio che si protende verso l'isola di Procida, ne rappresenta il punto più meridionale. La zona flegrea è costituita da un insieme di basse colline formate da materiali vulcanici e inframmezzate da un gran numero di antichi crateri: alcuni sono occupati da laghi -leggendario quello d'Averno-, altri per effetto dell'azione del mare si sono trasformati in lagune (laghi costieri di Lucrino e Miseno). L'attività vulcanica, che nel 1538 diede origine al Monte Nuovo, è ancora oggi presente con fenomeni bradisismici, solfatare (notissima è quella di pozzuoli) e sorgenti termali. Il paesaggio di questa fertile area è stato pesantemente modificato dall'uomo ed è caratterizzato dalla massiccia presenza di insediamenti umani e colture agricole, in particolare frutteti, vigneti e orti; vi si trovano tuttavia oasi naturali che conservano l'aspetto e la vegetazione di un tempo, come il Monte Nuovo, coperto di pini, le rupi di Capo Miseno, abitate dal passero solitario, l'isola di Vivara, tappa di fondamentale importanza per oltre cento specie migratorie, e il cratere degli astroni. Per la salvaguardia di questa zona, una delle più suggestive dell'intera penisola per le attrattive naturalistiche, i singolari fenomeni vulcanici e le imponenti rovine che la caratterizzano, è stato istituito il Parco regionale dei Campi Flegrei, al quale appartengono tutti i comuni dell'area, In seguito alla forte espansione edilizia verificatasi negli ultimi decenni, i centri abitati si sono fusi tra loro, costituendo un prolungamento della metropoli partenopea cui sono saldati a est. L'origine vulcanica e la composizione geologica (tufi e pozzolane) accomunano le isole di Ischia e Procida alla zona flegrea, Ischia, la maggiore delle isole partenopee, costituisce la parte emergente di un grande vulcano sottomarino, che a partire dal quaternario si è sollevato fino a raggiungere un'altezza massima di 778 m sul livello del mare (monte Epomeo). Le eruzioni sono cessate nel 1302 ma sono ancora presenti manifestazioni di vulcanismo secondario, come fumarole e sorgenti d'acqua termale. Il territorio isolano, caratterizzato dalla presenza di profondi e tortuosi burroni prodotti dall'azione erosiva delle acque, è assai fertile ed è in gran parte occupato da colture mediterranee; boschi di pini marittimi, castagneti e oasi di macchia mediterranea rappresentano ciò che rimane della vegetazione spontanea. Tutta la linea costiera, generalmente alta e dirupata, intervallata da brevi spiagge e promontori lavici, risulta intensamente urbanizzata, tranne la parte sud-orientale, particolarmente impervia. L'isola di Procida consta di quattro crateri vulcanici, oggi poco riconoscibili a causa dell'erosione meteorica; presenta coste alte, ripide e frastagliate ma è sostanzialmente piatta (l'altitudine massima è di 91 m sul livello del mare). La popolazione si concentra nell'omonimo abitato situato nella zona orientale dell'isola, occupata per il resto da vigneti e agrumeti.

Comunicazioni. La principale via di comunicazione del comprensorio flegreo è costituita dalla Tangenziale di Napoli, che si snoda tra l'estremità meridionale della strada statale n. 7 quater Domiziana e il casello di Napoli Nord dell'autostrada A1 del Sole (Milano-Roma-Napoli). Due linee ferroviarie di importanza locale, la Cumana (Montesanto-Torregaveta) e la Circumflegrea (Montesanto-Licola), servono i comuni dell'area, senza contare che tre treni speciali collegano quotidianamente Licola con Torregaveta. A Baia (Bacoli) e a Pozzuoli hanno sede inoltre importanti strutture portuali: la prima ospita intense attività mercantili e cantieristiche; la seconda è dotata di un porto ittico e commerciale da cui partono collegamenti con Ischia e Procida. Nelle isole strade provinciali e comunali provvedono alle comunicazioni interne; ad Ischia è presente anche una strada statale, la n. 270 dell'Ischia Verde, che, lunga circa 30 km, compie il periplo dell'isola; quest'ultima è dotata tra l'altro di numerosi approdi turistici e di due porti commerciali (Ischia e Casamicciola Terme). Anche l'isola di Procida ospita un porto commerciale e approdi minori destinati a imbarcazioni da diporto e da pesca.

Storia. La zona flegrea e le isole di Ischia e Procida furono assai frequentate in epoca preistorica e preromana -come attestano reperti archeologici risalenti al neolitico e frammenti di ceramica micenea, databili al XIV secolo a. C., ritrovati sull'isola d'Ischia e sull'isolotto di Vivara (Procida)- e conobbero stanziamenti del popolo italico degli osci. Nell'VIII secolo a. C. coloni greci, provenienti da Calcide ed Eretria, fondarono sull'isola d'Ischia la prima colonia d'Occidente, PITHEKOUSSAI, a cui seguì, dopo breve tempo, la fondazione di Cuma, sulla terraferma, estrema punta settentrionale dell'espansione colonizzatrice greca in Italia. Cuma fu un importante centro religioso, reso famoso dall'antro in cui, secondo il racconto di Virgilio, la Sibilla cumana emetteva i suoi oracoli. Occupato dai sanniti (V secolo a. C.), l'intero territorio fu conquistato da Roma dopo la vittoriosa battaglia di Sentino (295 a. C.) e, tra il II secolo a. C. e il II d. C., acquistò fama per le industrie siderurgiche e ceramiche di AENARIA, sull'isola d'Ischia, oltre che per le splendide ville imperiali e dei ricchi romani. Visse il suo periodo più splendido durante l'impero, quando venne costruito il PALATIUM imperiale di Baia (Bacoli) -qui morirono gli imperatori Adriano e Tiberio- e decadde con la parallela dissoluzione dell'impero romano, subendo le incursioni e le occupazioni di goti, longobardi e saraceni. Venne compreso nel ducato bizantino di Napoli e non fu risparmiato dalla lunga e sanguinosa guerra greco-gotica (535-553); nel 1140 fu inglobato nei domini normanni del regno di Sicilia e, a partire dal 1191, in quelli svevi. Dopo la vittoria di Carlo I d'Angiò su Manfredi, figlio dell'imperatore Federico II di Svevia, nella battaglia di Benevento (1266), il comprensorio dei Campi Flegrei passò sotto il dominio francese per quasi due secoli, diventando teatro di battaglia delle lotte tra i D'Angiò, gli Aragonesi e i Durazzeschi. Sanguinosamente conteso da francesi e spagnoli, fu alla fine conquistato da questi ultimi, i quali lo dominarono dal 1503 al 1714, quando venne assegnato con il Trattato di Rastadt all'Austria. Dal 1734 passò sotto il dominio dei Borboni, alle cui sorti rimase legato fino all'unità d'Italia.

Struttura socio-economica. Si tratta di una zona con una pronunciata vocazione per le attività marinare e per il turismo balneare e termale, nella quale, tuttavia, sono ben rappresentati gli altri settori dell'economia. L'agricoltura, nonostante la sensibile contrazione che si è registrata nell'ultimo ventennio, rimane vitale e trainante per le sorti economiche del comprensorio: il livello qualitativo delle produzioni di ortaggi, agrumi, frutta e uva risulta essere costantemente elevato e giustamente rinomati sono i vini tipici prodotti sull'isola d'Ischia (Biancolella e Forastera). Soprattutto durante la bella stagione ai prodotti della terra si sommano quelli delle attività marine, che portano sulle tavole dei numerosi turisti pesce freschissimo ogni giorno. Un costante processo di terziarizzazione dell'economia si riscontra sull'isola d'Ischia e nei comuni di Bacoli e Pozzuoli, dove gli operatori economici locali sono riusciti a creare infrastrutture turistiche moderne e confortevoli. Polo industriale di una certa importanza è Quarto, in cui la conformazione del suolo favorisce l'insediamento delle strutture produttive e non minaccia l'ecosistema delle coste. Per ciò che concerne i rapporti con la pubblica amministrazione i punti di riferimento interni all'area sono Pozzuoli, Ischia e Procida.

PENISOLA SORRENTINA E ISOLA DI CAPRI

Territorio. La penisola sorrentina, che si pretende sul mar Tirreno a separare il golfo di Napoli da quello di Salerno, è una zona per lo più montuosa, formata dalla catena dei monti Lattari, diramazione dell'Appennino campano. Di natura prevalentemente calcarea, culmina con le cime dei monti Faito (1.100 m) e Sant'Angelo a Tre Pizzi (1.443 m), dalla singolare vetta divisa in tre punte. La costa, per la maggior parte alta e rocciosa, ricca di insenature e grotte, è spesso fronteggiata da scogli, generati dalla frantumazione delle rocce calcaree. Un'abbondante vegetazione di faggi, conifere e castagni ricopre le pendici dei rilievi interni, che ospitano una ricca fauna di capinere, pettirossi e cinciallegre, oltre ad offrire rifugio invernale a numerose specie migratorie; in prossimità della costa, invece, la macchia mediterranea (mirto, rosmarino, ginestra e euforbia) cede il posto agli appezzamenti coltivati e soprattutto alle tipiche distese di agrumeti, oliveti e vigneti. Tutta la fascia costiera risulta intensamente urbanizzata mentre una maggiore dispersione si registra nell'entroterra montuoso. L'isola di Capri costituisce probabilmente un frammento della penisola sorrentina, staccatosi dal continente in seguito a fenomeni tettonici: anch'essa, infatti, è costituita da calcari dolomitici, a differenza delle altre isole partenopee che sono di natura vulcanica, e presenta un profilo frastagliatissimo, nonché coste alte e scoscese; l'azione erosiva del mare, inoltre, ha dato origine a numerose caverne a fior d'acqua (come la Grotta Azzurra, la Grotta Verde e la Grotta Rossa, così chiamate dalla colorazione che acqua e pareti assumono per il riflesso dei raggi solari e per la vegetazione che le ricopre) e a caratteristici scogli simili a pilastri, chiamati faraglioni. L'isola consta di due altopiani, culminati con il monte Solaro (589 m)e il monte Tiberio (334 m) e ospita specie faunistiche rare, come la lucertola azzurra. La popolazione si concentra soprattutto nel fertile e accessibile avvallamento che separa i due altopiani.

Comunicazioni. La strada statale n. 145 Sorrentina si snoda con tracciato panoramico da Torre Annunziata a Sorrento, percorrendo il versante settentrionale della penisola; i comuni dell'entroterra, invece, sono serviti dalla statale n. 366 di Agerola, che, tagliando la catena dei Monti Lattari, congiunge i due versanti della penisola. Castellammare di Stabia è l'unico comune di quest'ambito territoriale a possedere un varco di accesso all'autostrada Napoli-Reggio Calabria (A3), la quale, nel suo percorso cerso Salerno e l'Italia meridionale, praticamente esclude la penisola sorrentina. I collegamenti ferroviari si svolgono attraverso le linee Circumvesuviana (Torre Annunziata-Sorrento) e Torre Annunziata-Gragnano. Castellammare di Stabia e Sorrento sono dotate di porti commerciali da cui partono collegamenti di linea con l'isola di Capri mentre approdi di importanza turistica si trovano a Massa Lubrense, Meta, Piano di Sorrento, Sant'Agnello e Vico Equense.

Storia. Frequentata fin da epoche antichissime, come testimoniano reperti archeologici risalenti al paleolitico e al neolitico (Grotta delle Felci, nell'isola di Capri), fu dimora degli osci, assoggettati nel VI secolo a. C. dagli etruschi. Dopo la sconfitta subita da questi ultimi ad opera della colonia greco-calcidese di Cuma (474 a. C.), ebbe inizio un periodo di egemonia greca. Al dominio ellenico posero fine i sanniti, sul finire del VI secolo a. C. Assoggettate da Roma, la penisola sorrentina e l'isola di Capri divennero luoghi di villeggiatura assai rinomati: la seconda, in particolare, fu scelta come meta di vacanza dell'imperatore Augusto, che vi fece costruire una sontuosa villa, in seguito ampliata dall'imperatore Tiberio. Durante l'alto Medioevo conobbero le incursioni dei goti -che le misero a ferro e fuoco più volte, tra il V e il VI secolo-, dei longobardi e dei saraceni. Dalla fine del X secolo la penisola sorrentina, a differenza dell'isola di Capri, legata al ducato di Amalfi, fu inserita nel ducato di Sorrento e, dopo la conquista di Sorrento da parte di Ruggero II (1133), venne inclusa nel regno normanno di Sicilia (1140). Nel 1191 Enrico IV di Svevia pose fine alla dominazione normanna e la sua dinastia dominò il territorio fino al 1266, quando, nella battaglia di Benevento, Manfredi venne sconfitto e ucciso da Carlo I d'Angiò, nuovo re di Sicilia. Le città della penisola e l'isola di Capri seguirono quindi per quasi due secoli i destini francesi e le lotte dei D'Angiò contro gli Aragonesi e i Durazzeschi, parteggiando ora per un contendente ora per l'altro. Dopo oltre due secoli di dominio spagnolo e di incursioni turche, con il Trattato di Rastadt (1714) il territorio passò sotto il dominio austriaco e, nel 1734, le potenze europee lo assegnarono a Carlo III di Borbone, alla cui dinastia appartenne fino all'unità d'Italia.

Struttura socio-economica. La penisola sorrentina e l'isola di Capri vantano una nobile e antica tradizione turistica, favorita dalla splendida natura dei luoghi e dal clima mite anche durante la stagione fredda. I comuni del comprensorio mostrano dunque, nella grande maggioranza, una spiccata vocazione per il turismo balneare, dal quale traggono una parte cospicua del loro reddito e, in alcuni casi (Capri, Anacapri e Piano di Sorrento), la parte maggiore in assoluto. Grazie alla bontà del clima e alla secolare opera dell'uomo, inoltre, questa zona è caratterizzata da coltivazioni mediterranee di grande pregio, che assicurano un'alta qualità dei prodotti: agrumi -famosi ovunque sono i limoni di Sorrento- uva, olive, pomodori e diversi tipi di frutta -celeberrime le noci di Sorrento- rappresentano i tesori di questa terra. Se si eccettuano le imprese lattiero-casearie e di trasformazione dei prodotti agro-alimentari, le attività industriali, concentrate intorno agli importanti poli commerciali di Castellammare di Stabia e Sorrento, risultano marginali rispetto al settore primario e al terziario, tenuto conto che l'artigianato tipico del ferro, del legno e del vetro si rivolge prevalentemente ai turisti. Sorrento e Capri esercitano la funzione di riferimento burocratico-amministrativo per i comuni dell'area.

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