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Provincia di MACERATA

Capoluogo: Macerata

Scheda

 
Stemma della provincia Macerata
   

Provincia di Macerata - Ambiti

DEFINIZIONE Caratteri geomorfologici e peculiarità economiche della circoscrizione maceratese concorrono a definire tre ambiti sub-provinciali nettamente distinti: la fascia costiera, estremamente ridotta se paragonata a quella delle altre province marchigiane ma favorita dalla presenza di importanti vie di comunicazione e da una notevole concentrazione di risorse economiche; l’entroterra collinare, agricolo per vocazione e per lunga tradizione ma sempre più aperto al progresso e alla modernità; la dorsale appenninica, che occupa una notevole porzione del territorio provinciale ma ospita una percentuale ridotta della sua popolazione, a causa del ritardo economico accumulato e dei conseguenti fenomeni di spopolamento che la affliggono.

Fascia costiera: Civitanova Marche, Porto Recanati, Potenza Picena.

Entroterra collinare: Apiro, Appignano, Belforte del Chienti, Caldarola, Camerino, Camporotondo di Fiastrone, Castelraimondo, Cingoli, Colmurano, Corridonia, Gagliole, Gualdo, Loro Piceno, Macerata, Matelica, Mogliano, Montecassiano, Montecosaro, Montefano, Montelupone, Monte San Giusto, Monte San Martino, Morrovalle, Penna San Giovanni, Petriolo, Poggio San Vicino, Pollenza, Recanati, Ripe San Ginesio, San Ginesio, San Severino Marche, Sant’Angelo in Pontano, Serrapetrona, Tolentino, Treia, Urbisaglia.

Dorsale appenninica: Acquacanina, Bolognola, Castelsantangelo sul Nera, Cessapalombo, Esanatoglia, Fiastra, Fiordimonte, Fiuminata, Monte Cavallo, Muccia, Pievebovigliana, Pieve Torina, Pioraco, Sarnano, Sefro, Serravalle di Chienti, Ussita, Visso.

FASCIA COSTIERA

Territorio. La morfologia della fascia litoranea maceratese, che si estende per appena 22 chilometri, è quella tipica delle coste basse della riviera adriatica, con spiagge ghiaiose, sabbioso-ghiaiose o interamente sabbiose. In meno di un cinquantennio il massiccio processo di cementificazione, la costruzione della ferrovia, dell’autostrada e della statale Adriatica nonché la crescita del turismo balneare, con la conseguente azione di livellamento delle dune e di bonifica degli ambienti umidi immediatamente retrostanti, hanno portato alla scomparsa quasi totale dell’habitat originario. Si è infatti verificata una riduzione considerevole delle specie floristiche originariamente diffuse nella zona: sempre meno numerose sono le piante psammofile (adatte cioè all’ambiente della duna), come la ruchetta di mare, il roscano, la gramigna, la santolina delle spiagge, la soldanella, l’euforbia marittima, la calcatreppola, il finocchio litorale, l’erba medica marina, lo sparto delle dune e quello pungente. Assai meno varia di un tempo sono anche la fauna marina e quella terrestre, consistente in poche specie di piccoli mammiferi molto comuni.

Comunicazioni. Lungo la fascia litoranea della provincia si snoda un fascio di arterie di collegamento longitudinale: a poca distanza dal mare corrono parallele e contigue la linea ferroviaria Bologna-Bari, la strada statale n. 16 Adriatica, che serve le stazioni balneari del litorale adriatico da Termoli (CB), nel Molise, a Ravenna, in Emilia-Romagna, e l’autostrada Bologna-Taranto (A14). Su quest’ultima s’innesta il raccordo Tolentino-Civitanova Marche mentre sulla statale n. 16 convergono la n. 571 Helvia Recina e la n. 485 Corridonia Maceratese, rispettivamente all’altezza di Porto Recanati e di Civitanova Marche; quest’ultima possiede strutture portuali a carattere eminentemente turistico.

Storia. Gran parte della storia antica del litorale maceratese ruota intorno alla florida colonia di POTENTIA, dedotta dai romani nel 184 a. C., distrutta nel VI secolo d. C. dai longobardi e risorta in seguito sull’altura che ospita l’attuale Potenza Picena -anch’essa fu rasa al suolo, nel 568 d. C., dalle forze del re longobardo Alboino-. Allorché Federico II di Svevia donò a Recanati il tratto di litorale compreso tra i fiumi Aspio e Potenza, nel sito dell’antica colonia sorse un porto di una certa importanza. Nel corso del Cinquecento la costa fu vessata dalle frequenti e rovinose scorrerie dei saraceni, che distrussero le fortificazioni erette precedentemente contro gli attacchi dei pirati. La zona meridionale del litorale maceratese conobbe stanziamenti ancora più antichi: a poca distanza dall’attuale Civitanova Marche i piceni fondarono infatti il villaggio di CLUANA, che in epoca romana, divenuto municipio, conobbe grande splendore. Distrutto dai barbari, esso risorse nel Medioevo sulle colline circostanti, col nome di VICUS CLUANENSIS, passando in seguito dai Malatesta ai Da Varano, a Francesco Sforza e infine, col resto della provincia, allo Stato Pontificio.

Struttura socio-economica. Le attività marinare e il turismo balneare rappresentano una basilare fonte di reddito nell’ambito dell’economia locale; sono affiancate dall’industria, presente nella zona con il polo produttivo di Civitanova Marche, uno dei più dinamici dell’intera provincia -il comparto trainante è quello delle calzature, seguito da quelli metallurgico, meccanico, elettronico e chimico-. Le attività agricole forniscono prodotti assai vari (frumento, ortaggi, uva e cereali), una buona parte dei quali viene trasformata sul posto; seppure in flessione, anche la zootecnia è, tutto sommato, piuttosto vitale e così pure l’artigianato tradizionale, presente con la produzione di terrecotte e la lavorazione dei metalli preziosi, che a Potenza Picena, in particolare, sono trasformati in splendidi e ricercati monili.

ENTROTERRA COLLINARE

Territorio. La fascia collinare della provincia, posta immediatamente a ridosso della linea di costa, è costituita prevalentemente da rilievi di altezza inferiore ai 600 metri, che degradano dolcemente verso il mare. Il paesaggio presenta tuttavia molteplici aspetti, alternando aree dal profilo geometrico piuttosto uniforme, dominate dalle colture agricole (cereali, ortaggi, uva, olive, barbabietole e foraggi), e ripidi pendii, a picco su corsi d’acqua, che sfociano a loro volta su pianure alluvionali costituite da spesse coltri di ghiaia, sabbia e argilla. La campagna maceratese è inoltre interessata da evidenti fenomeni carsici, provocati dall’azione erosiva delle acque superficiali sulla roccia calcarea: in alcune zone, infatti, si riscontra la presenza delle tipiche forme epigee e ipogee del carsismo, quali piccole doline, diffuse specialmente su terreni gessosi, o grotte sotterranee. Per quanto riguarda la flora, la specie predominante è rappresentata dalla roverella, che in passato occupava gran parte della zona collinare della regione -nei querceti di roverella trovano posto anche la rovere, il cerro, l’acero trilobo e l’acero minore nonché, tra gli arbusti, il biancospino, il corniolo, il ciliegio canino e il prugnolo-. Il territorio è caratterizzato da un’elevata sismicità, che interessa perlopiù le zone poste a ridosso delle valli fluviali ed è dovuta probabilmente a fenomeni tettonici recenti.

Comunicazioni. Le principali arterie viarie dell’entroterra collinare maceratese corrono parallele e contigue ai maggiori corsi d’acqua, disegnando una trama irregolare e a tratti intricata. Un importante snodo viario è rappresentato dal capoluogo provinciale, da cui si diramano numerose arterie di fondamentale importanza per i collegamenti tra la costa e l’Appennino nonché tra il cuore della circoscrizione maceratese e le province di Ancona, Ascoli Piceno e Perugia, in Umbria: il raccordo Tolentino-Civitanova Marche e le strade statali n. 77 della Val di Chienti, n. 78 Picena, n. 256 Muccese, n. 361 Septempedana, n. 362 Jesina, n. 485 Corridonia Maceratese, n. 502 di Cingoli e n. 571 Helvia Recina. La zona è servita unicamente dalla linea ferroviaria Civitanova Marche-Fabriano, che solca trasversalmente le colline maceratesi.

Storia. L’entroterra collinare della provincia fu frequentato sin dalla preistoria, prima ancora dell’avvento dei piceni, cui si sovrapposero i sabini, gli umbri, i greci siculi e gli etruschi fino alla conquista romana della regione (III secolo a. C.). Nell’alto Medioevo la vita politica del territorio si organizzò intorno ad alcuni centri di potere, a loro volta inseriti nei vasti domini di Camerino, sede di diocesi e capitale della marca camerte: nella parte settentrionale del comprensorio s’instaurò l’autorità di Osimo mentre in quella meridionale si affermò, tra il IX e il XII secolo, il potere dell’abbazia di Farfa e di Fermo. In età comunale Tolentino e Camerino, ciascuna con il proprio scacchiere di fortificazioni, acquisirono grande prestigio e ampi domini; fu questa la premessa che, a partire dal XIV secolo, portò alla crescita d’importanza della famiglia Da Varano, che aveva assunto nel frattempo la signoria di Camerino. Molte altre furono le famiglie che, dopo il passaggio della provincia sotto il controllo della Santa Sede e il tentativo di conquista, da parte di Francesco Sforza, dell’intera regione (1433-1447), riuscirono a mantenere il controllo di feudi più o meno estesi, ottenendone il vicariato: gli Smeducci, i Malatesta, i Mulucci, gli Ottoni e gli Sforza. Entrata a far parte dello Stato Pontificio tra il XIV e il XVI secolo, la zona conobbe un periodo di pace politica, che si protrasse fino all’occupazione francese e all’istituzione del Regno Italico ad opera di Napoleone.

Struttura socio-economica. Il settore primario, ancora vitale, produce raccolti abbondanti di frumento, cereali, barbabietole e foraggi -meno copiosa, invece, è la produzione di ortaggi, olive e uva, anche se da quest’ultima vengono ricavati vini di assoluta eccellenza e rinomanza, insigniti del marchio Doc, quali il Verdicchio di Matelica e il Bianco dei Colli Maceratesi-. La principale fonte di reddito, tuttavia, è costituita dalle attività legate al settore industriale e al terziario (in particolare commercio e pubblica amministrazione). In linea con le caratteristiche della terra marchigiana, i comparti industriali trainanti risultano essere quelli delle calzature, delle confezioni, dei prodotti tessili, della pelletteria, dei mobili e del legno, accanto a quali si collocano quelli della lavorazione e conservazione delle carni, alimentare, meccanico -assai dinamiche sono le aziende che producono macchine per l’agricoltura-, metallurgico, della carta e della produzione e distribuzione di energia elettrica.

DORSALE APPENNINICA

Territorio. Il sistema montuoso del Maceratese è diviso in due dorsali principali: quella umbro-marchigiana è caratterizzata da cime piuttosto elevate mentre quella propriamente marchigiana, disposta parallelamente alla prima e ad essa unita in corrispondenza di Arcevia (AN), a nord, e della catena dei monti Sibillini, a sud, dà luogo a un’ampia e allungata zona depressa detta sinclinale camertina. La porzione montana del territorio provinciale assume molto raramente un aspetto rupestre, giacché culmina in genere con superfici sommitali arrotondate, dolcemente modellate dall’erosione; solo in corrispondenza dei solchi vallivi di fiumi dal decorso particolarmente tortuoso s’incontrano gole rocciose e forre dalle ripide pareti. Sono inoltre evidenti, specie nelle zone endoreiche interne (Pian Perduto e piani di Colfiorito e di Montelago) e nei Sibillini (monte Rotondo e monte Bove), fenomeni carsici quali doline e inghiottitoi. Per quanto riguarda la flora, sono piuttosto diffusi i boschi cedui di carpino nero e orniello, detti orno-ostrieti; oltre i 1.000 metri di quota si estendono invece vaste faggete, miste a volte all’acero, al tasso e all’agrifoglio.

Comunicazioni. Malgrado la tormentata morfologia che lo caratterizza, il territorio è attraversato da alcune strade statali di notevole importanza, che, con andamento trasversale, collegano l’entroterra collinare della provincia con l’Umbria: la n. 361 Septempedana, la n. 77 della Val di Chienti e la n. 209 Valnerina. La statale n. 78 Picena si sviluppa invece in senso longitudinale, facendo da ponte fra le statali di rilievo interregionale n. 4 Salaria e n. 77 della Val di Chienti.

Storia. Alcune zone del comprensorio furono abitate in epoca preistorica (Muccia e Serravalle di Chienti), altre in età preromana (Pieve Torina, Fiastra e Cessapalombo), altre ancora nel periodo della dominazione romana (Pievebovigliana, Pioraco, Sarnano e Visso). Arbitri della vita politica locale durante il Medioevo furono i Da Varano, che s’impossessarono di un’ampia porzione del territorio coinvolgendola nelle loro lotte per l’egemonia; le terre sottomesse a Norcia passarono invece, dopo la battaglia di Pian Perduto (20 luglio 1522), sotto il giogo del libero comune di Visso; quest’ultimo, uscito vittorioso da anni di lotte con i vicini comuni di Camerino, Montefortino e Norcia, possedeva cinque guaite, la più importante delle quali era quella di Ussita. Entrata a far parte, nel corso del Trecento, dello Stato della Chiesa, la zona montana della provincia fu indebolita nel Seicento da numerose carestie e dovette affrontare, nei primi anni del XVIII secolo, le ingenti spese di mantenimento delle truppe imperiali di passaggio sui territori della Chiesa; alla fine dello stesso secolo fu invasa dai francesi e annessa da Napoleone al Regno Italico, per poi tornare alla Chiesa dopo il congresso di Vienna ed entrare a far parte, nel 1860, del regno d’Italia.

Struttura socio-economica. Si tratta di un territorio marginale dal punto di vista produttivo, come spesso accade per le zone appenniniche, dove sono ancora le attività legate al settore primario a rappresentare il volano dell’economia. Frumento, cereali e foraggio sono i prodotti più rappresentativi di queste terre, dove gli inverni sono spesso lunghi e nevosi. Alle attività legate al settore primario si collegano direttamente anche alcuni comparti dell’industria, vale a dire quelli della lavorazione e della conservazione delle carni nonché quelli dei prodotti lattiero-caseari e genericamente alimentari, comprese le bevande; una certa importanza riveste anche il comparto della produzione della carta. L’artigianato, geloso custode della memoria storica del territorio, produce tessuti su telai a mano e coperte; è ancora possibile, inoltre, osservare all’opera artigiani esperti nella lavorazione del ferro battuto.

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