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Provincia di FROSINONE

Capoluogo: Frosinone

Scheda

 
Stemma della provincia Frosinone
   

Provincia di Frosinone - Ambiti

DEFINIZIONE Nell’accezione più ampia la Ciociaria coincide interamente con la circoscrizione frusinate mentre in quella più restrittiva e precisa da un punto di vista storico indica la porzione del territorio provinciale corrispondente al bacino del fiume Sacco e delimitata dai monti Ernici a settentrione, dal versante nord dei monti Ausoni a meridione e dai monti Lepini a occidente. Nell’ambito del vasto comprensorio provinciale, inoltre, s’impone con assoluta evidenza l’importanza della valle del fiume Liri, storica cerniera tra la Campania e la Marsica, in Abruzzo, nonché corridoio naturale attraverso le selve e le impervie cime dell’Appennino centrale; questa lunga valle pertanto, pur essendo parte integrante della Ciociaria, si presta ad essere analizzata separatamente. Altrettanto distinta per caratteristiche socio-economiche e insediative, oltre che per la sua struttura geomorfologica, risulta essere la zona montuosa appenninica della provincia.

Ciociaria: Acuto, Alatri, Amaseno, Anagni, Arnara, Castro dei Volsci, Ceccano, Col lepardo, Falvaterra, Ferentino, Fiuggi, Frosinone, Fumone, Giuliano di Roma, Guarcino, Morolo, Paliano, Pastena, Patrica, Piglio, Pofi, Ripi, Serrone, Sgurgola, Supino, Torre Cajetani, Torrice, Trivigliano, Vallecorsa, Veroli, Vico nel Lazio, Villa Santo Stefano.

Valle del fiume Liri: Arce, Aquino, Arpino, Ausonia, Boville Ernica, Cassino, Castelliri, Castelnuovo Parano, Ceprano, Cervaro, Colfelice, Coreno Ausonio, Esperia, Fontana Liri, Isola del Liri, Monte San Giovanni Campano, Pico, Piedimonte San Germano, Pignataro Interamna, Pontecorvo, Rocca d’Arce, San Giorgio a Liri, San Giovanni Incarico, Sant’Ambrogio sul Garigliano, Sant’Andrea del Garigliano, Sant’Apollinare, San Vittore del Lazio, Sora, Strangolagalli, Vallemaio.

Dorsale appenninica: Acquafondata, Alvito, Atina, Belmonte Castello, Broccostella, Campoli Appennino, Casalattico, Casalvieri, Castrocielo, Colle San Magno, Filettino, Fontechiari, Gallinaro, Pescosolido, Picinisco, Posta Fibreno, Roccasecca, San Biagio Saracinisco, San Donato Val di Comino, Sant’Elia Fiumerapido, Santopadre, Settefrati, Terelle, Trevi nel Lazio, Vallerotonda, Vicalvi, Villa Latina, Villa Santa Lucia, Viticuso.

CIOCIARIA

Territorio. Rappresenta il cuore dolce e agreste della provincia: estesa quasi interamente nell’ampio bacino del fiume Sacco, anticamente definito Valle Latina, fa registrare un’impennata dei valori altimetrici solo in corrispondenza delle catene montuose che la separano dall’Abruzzo e dalla provincia di Latina. Ai fenomeni carsici, assai diffusi su queste dorsali, si devono le cime smussate, i vasti altipiani concavi e la presenza di inghiottitoi, pozzi -quello di Antullo, nei pressi di Collepardo, è profondo 150 m- e grotte -giustamente celebri sono quelle di Pastena, disposte su due piani sovrapposti e attraversate da un fiume sotterraneo, che origina cascate e laghi-. Al carsismo si deve anche la presenza del lago di Canterno, situato sulle propaggini dei monti Ernici e soggetto, ogni due o tre anni, al prosciugamento delle acque. L’orizzonte vegetale è costituito da querce, cerri, olmi e castagni mentre alle quote più elevate predominano faggi, aceri e carpini, fino al limite delle praterie montane (1.800 m), regno incontrastato dal ginepro; piccole macchie di salici e pioppi bianchi costeggiano ancora i corsi d’acqua. Le cime più impervie danno rifugio, tra gli altri, a falchi pellegrini e aquile reali.

Comunicazioni. La vallata del fiume Sacco accoglie nel suo ampio e dolce letto il rettilineo tracciato dell’autostrada A1 del Sole (Milano-Roma-Napoli) e quello più sinuoso della statale n. 6 Casilina; questa storica arteria, dopo aver sfiorato le propaggini settentrionali dei Colli Albani, nel tratto tra Frosinone e Arce si eleva dal fondovalle per seguire i sinuosi contrafforti collinari che delimitano il sottostante corso del fiume e il tracciato della linea ferroviaria di rilievo nazionale Roma-Cassino-Caserta; in direzione dell’agro pontino e della costa tirrenica si sviluppa, inoltre, il tracciato della statale n. 156 dei monti Lepini, che unisce Frosinone a Latina. Pur svolgendo un ruolo fondamentale per i collegamenti e la mobilità delle zone più disagiate del comprensorio, infine, le statali n. 155 di Fiuggi, n. 214 Maria e Isola Casamari e n. 637 di Frosinone e Gaeta occupano un posto secondario, per volume di traffico privato e commerciale, rispetto all’arteria autostradale e all’antica consolare Casilina.

Storia. Il nome, menzionato a partire dal XVIII secolo, sembra che derivi dagli antichi calzari utilizzati dai pastori, le “ciocie”, diffusi tuttavia anche in altre aree rurali italiane e balcaniche. L’estrema antichità del popolamento di questo territorio è testimoniata dal rinvenimento nella zona di Anagni di manufatti litici risalenti a 70.000 anni fa, ascrivibili al paleolitico inferiore. Abitata in epoca storica dagli ernici e, in parte, dai volsci, costruttori delle città ciclopiche, ovvero fornite di cinte murarie composte di grandi blocchi di pietra, la zona conobbe dopo la conquista romana un periodo di grande prosperità in seguito all’apertura della via Latina -l’attuale Casilina-. Alla caduta dell’impero romano subì le invasioni dei goti e dei longobardi -questi ultimi, tuttavia, occuparono solo per breve tempo Frosinone-; per donazione carolingia venne in seguito inclusa nei territori della Chiesa (IX secolo). Più volte saccheggiata dai saraceni e dagli ungari, suscitò gli appetiti dei normanni, che la devastarono a più riprese; l’insicurezza dei luoghi favorì l’ascesa dei conti di Ceccano, che sottrassero al controllo dei pontefici la zona situata ai confini dei territori normanni, tra la bassa valle del fiume Sacco e le sorgenti del fiume Amaseno. Il comprensorio fu una delle culle del monachesimo benedettino e cistercense: al secondo ordine si deve la rifondazione della potente abbazia di Casamari (1140), eretta circa un secolo prima dai benedettini (1036). Frazionato e conteso alla Chiesa da varie famiglie nobiliari, questo territorio vide nei secoli successivi l’affermazione delle potenti famiglie Caetani e Colonna, ferocemente rivali, come attesta l’episodio famoso dello “schiaffo di Anagni”. Nel 1527 fu devastato dai lanzichenecchi e alla fine del Settecento dalle truppe francesi; per tutto l’Ottocento, data la sua posizione al confine tra Stato della Chiesa e regno borbonico, fu interessato dal fenomeno del brigantaggio. Fu, infine, investito con violenza dagli eventi della seconda guerra mondiale, pagando un alto tributo di vite umane e notevoli devastazioni materiali.

Struttura socio-economica. Densamente popolata per via della felice posizione geografica, la Ciociaria concentra una buona fetta delle risorse economiche della provincia. Le attività rurali, favorite dalla fertilità del fondovalle e delle basse colline, hanno rappresentato, in special modo nel passato, una delle risorse fondamentali: attualmente per redditività il settore primario occupa di gran lunga l’ultimo posto, dietro a quelli terziario e secondario. La produzione agricola dà prodotti di ottima qualità (frumento, cereali, uve da vino e da tavola, ortaggi, frutta, olive, mais, tabacco e foraggio); ancora importanti, inoltre, sono le attività zootecniche, particolarmente per quanto concerne l’allevamento di bovini, bufale da latte, ovini e suini, che danno luogo a un’apprezzata produzione di formaggi, latticini e insaccati. L’apparato industriale concentra le sue attività nei poli di Anagni-Paliano e Frosinone-Ferentino, che devono il loro sviluppo all’iniziativa dei grandi gruppi industriali insediatisi nella zona negli anni Sessanta e Settanta del Novecento: tra i numerosi comparti presenti figurano quelli elettrico, elettronico, della gomma, chimico, farmaceutico, tessile e dell’abbigliamento. L’artigianato è ancora presente e produce notevoli manufatti in rame, ferro e ceramica; assai apprezzata è anche la manifattura di preziosi monili, anelli e orecchini. Il settore terziario, assai qualificato e in continua espansione, vede al primo posto le attività legate al commercio, seguite a breve distanza da quelle connesse alla pubblica amministrazione; il turismo, seppure in vivace crescita, rappresenta una voce ancora minoritaria, nonostante le bellezze storico-naturalistiche e le potenzialità del comprensorio. Frosinone rappresenta per i comuni di questo comprensorio il principale punto di riferimento per i rapporti con le istituzioni e i consumi; per questi ultimi ci si rivolge anche a Fiuggi.

VALLE DEL FIUME LIRI

Territorio. Scavata dal corso sinuoso e impetuoso del fiume Liri, che nasce sui monti Simbruini, si caratterizza per una certa eterogeneità degli ambienti naturali. Stretta e tortuosa nel tratto abruzzese, dove in alcuni punti le acque hanno modellato profondi orridi, si apre nella piana di Sora, dove il fiume rallenta la sua corsa; quest’ultimo, giunto nei pressi di Isola del Liri, si divide in due rami, per la confluenza del fiume Fibreno, dando così origine a due spettacolari cascate, alte rispettivamente 27 e 23 m. Poco oltre, compiendo un ulteriore salto di 40 m e toccando il punto più stretto del suo percorso, il Liri origina la cascata più suggestiva, detta “dell’Anitrella” dal nome del vicino abitato. Nei pressi di Ceprano il Liri riceve le acque dei fiumi Melfa, che scende dai monti della Meta, originando nel suo tratto superiore la splendida Val Canneto, e Sacco, che nasce sui monti Prenestini; nelle vicinanze di Sant’Ambrogio sul Garigliano, infine, la confluenza con il Gari origina il Garigliano, confine naturale tra Lazio e Campania. Le propaggini scoscese e calcaree dei versanti settentrionali dei monti Aurunci, che lambiscono l’ultimo tratto del Liri, presentano spesso cime brulle e pietrose. Il manto vegetale che ricopre la valle è vario e, in alcuni tratti, intatto: dove non è stato sacrificato alle colture esplode in belle cerrete e, sui crinali spartiacque, in castagneti e faggete fitte e ombrose, rifugio ideale di un’interessante fauna (picchio verde, ghiandaia, volpi, tassi, ghiri, donnole); inoltre, lungo i corsi d’acqua resistono piccole macchie di pioppi bianchi e salici.

Comunicazioni. Le statali n. 6 Casilina, n. 82 della Valle del Liri, n. 630 Ausonia e l’autostrada A1 del Sole (Milano-Roma-Napoli) formano le arterie della struttura urbana, residenziale e, soprattutto, produttiva del comprensorio. La linea ferroviaria Roma-Cassino-Caserta svolge un’insostituibile funzione di collegamento per l’elevato traffico pendolare in direzione del polo produttivo di Cassino-Piedimonte San Germano e di Roma; la tratta Avezzano-Roccasecca, che si snoda in un paesaggio di incontaminata bellezza, collegando la Marsica, in Abruzzo, al fondovalle del Liri, esercita una più modesta funzione di smistamento del traffico pendolare ma riveste una grande importanza per gli abitati dell’alta valle del Liri.

Storia. Conobbe insediamenti preromani ascrivibili al bellicoso popolo dei volsci che, al tramonto del VI secolo a. C., muovendosi dalle loro posizioni iniziali, discesero la vallata investendo sia i territori ernici sia la zona aurunca, ottenendo così uno sbocco al mare tra Anzio e Terracina. La loro avanzata fu interrotta nel IV secolo a. C. dai romani che, nella piana di Cassino, dovettero fronteggiare anche i fieri sanniti. Durante il basso Medioevo gran parte del territorio, ad esclusione del versante destro della valle, fu conquistata dai longobardi e compresa nel ducato di Benevento; la città di Veroli fu sede di diocesi sicuramente dal 743. Dalla conquista normanna fino all’unità d’Italia questa porzione del Frusinate fu parte integrante del regno di Sicilia e, successivamente, di quello di Napoli e delle due Sicilie. La storia locale fu indelebilmente segnata dall’abbazia di Montecassino, fondata nel 529 da San Benedetto da Norcia; distrutta una prima volta dai longobardi nel 571, una seconda dai saraceni nell’883 e nuovamente provata dalle incursioni ungare, risorse sempre a più lunga e splendida vita, essendo tra i maggiori feudatari della zona, oltre che faro di spiritualità e cultura per l’Occidente. Accanto ai monaci benedettini numerosi furono nel corso dei secoli i feudatari che esercitarono il loro dominio su queste terre: tra gli altri vanno ricordati i Boncompagni, i Caetani, e i Colonna. Tra il XVIII e il XIX secolo la zona fu interessata dal fenomeno del brigantaggio borbonico; durante l’ultimo conflitto mondiale fu violentemente investita dall’offensiva alleata contro la linea Gustav, di cui Cassino era il caposaldo; il 15 febbraio 1944, per un errore di valutazione da parte degli alleati, un diluvio di fuoco rase completamente al suolo la vetusta abbazia, ricostruita “com’era e dov’era” tra il 1949 e il 1954.

Struttura socio-economica. Il fiume ha da tempo immemore condizionato le attività economiche di questa parte del Frusinate: in passato, nell’ambito di un’economia agricola e pastorale, il costante afflusso di acqua favoriva la fertilità del suolo mentre oggi il Liri svolge un ruolo essenziale all’interno della produzione cartaria e tessile, fornendo energia idroelettrica e meccanica. Seppure in costante declino, le attività agricole rappresentano ancora un solido legame con la tradizione: tra le produzioni più rinomate vanno comprese quelle dell’uva da tavola e da vino, degli ortaggi, delle olive, dei cereali e del frumento; le attività zootecniche, legate all’allevamento di bovini, ovini e suini, sono ancora vivaci. I poli produttivi si concentrano intorno all’importante area di Cassino-Piedimonte San Germano, dominata dal più grande impianto industriale della regione che produce automobili, e a quella di Sora-Isola del Liri, prevalentemente orientata sul comparto cartario e dei mobili. Assai dinamico è il settore terziario, particolarmente per quanto riguarda il commercio; il turismo, seppure in espansione, non ha raggiunto ancora la dimensione che meriterebbe nell’economia del comprensorio. Sora e Cassino rappresentano per i comuni di questo ambito importanti poli di attrazione in materia di consumi e rapporti con le istituzioni.

DORSALE APPENNINICA

Territorio. Diviso in due settori dalla catena preappenninica degli Ernici e dalla valle del fiume Liri, comprende da un lato i monti Simbruini, che si elevano nella sezione nord-orientale della provincia, e, dall’altro, i massicci della Meta e delle Mainarde, separati tra loro dalla valle del fiume Melfa, nonchè il monte Cairo e i monti di Acquafondata, che incorniciano la piana di Cassino -tutti questi rilievi occupano la parte sud-orientale della provincia-. La catena dei Simbruini, solcata da innumerevoli torrenti e ruscelli, è ricca di doline, inghiottitoi e grotte a causa della sua natura carsica; include inoltre gli splendidi altipiani di Arcinazzo, un vasto bacino allungato a circa 1.000 m di quota, ammantato di fitti boschi. La vegetazione è straordinariamente varia e ricca: comprende, oltre alle tipiche essenze appenniniche, genziane -tra cui la rarissima genziana napoletana-, primule, crochi, felci e muschi nei sottoboschi umidi e ombrosi. I monti della Meta, che culminano con la cima del Petroso (2.247 m), e le Mainarde, la cui vetta più elevata è il monte Cavallo (2.039 m), sono caratterizzati da un aspetto aspro, quasi primordiale, e intensamente modellati dalle acque meteoriche -si trovano, infatti, in una zona molto piovosa-. Il monte Cairo, dalle erte pendici, è noto per i suoi marmi brecciati e screziati di rosso; anche i monti di Acquafondata, infine, presentano estesi fenomeni carsici.

Comunicazioni. Per la sua geomorfologia si tratta di un’area in cui i collegamenti risultano assai difficoltosi e, in alcuni tratti, scarsi: la zona dei monti Simbruini, ad esempio, è marginalmente lambita dalla statale n. 411 Sublacense, che, correndo attraverso gli splendidi altipiani di Arcinazzo, collega la valle del fiume Aniene con la Ciociaria. La viabilità migliora decisamente nella porzione sud-orientale del comprensorio, dove gli abitati ubicati a ridosso dei massicci della Meta e delle Mainarde sono serviti dalla statale n. 627 della Vandra, che da Sora guida verso il Molise, e dalla panoramica statale n. 509 di Forca d’Acero, che nel suo percorso tra Cassino e Opi (AQ), rinomato centro del Parco nazionale d’Abruzzo, attraversa alcuni dei luoghi più incantevoli dell’Appennino.

Storia. Fu popolato in epoca antica dagli equi, nella parte nord-orientale (monti Simbruini), e dai sanniti in quella sud-orientale (monti della Meta e delle Mainarde); i primi furono definitivamente sottomessi ad opera del console Sempronio Sofo (304 a. C.) e una delle loro più importanti città, TREBA (Trevi nel Lazio), divenne TREBA AUGUSTA ottenendo la CIVITAS ROMANA SINE SUFFRAGIO; i secondi resistettero per tre lunghe e sanguinose guerre all’espansionismo romano (343-295 a. C.). Le devastanti invasioni barbariche seguite alla caduta dell’impero romano obbligarono alla fondazione di nuclei abitati in luoghi più inaccessibili, come Filettino. Trevi fu sede di diocesi a partire dal 499 e questo le permise di conquistare una certa egemonia nella zona dei monti Simbruini. Nel VII secolo il comprensorio fu conquistato dai longobardi e nei secoli successivi le nobili famiglie dei Conti e dei Caetani, insieme alla potente abbazia di Subiaco, furono tra i feudatari più potenti della porzione simbruina del territorio. La zona sud-orientale, invece, dopo la fine del dominio longobardo e la parentesi carolingia, venne dapprima compresa nel regno normanno di Sicilia e successivamente in quello di Napoli e in quello borbonico delle due Sicilie. Predominante in alcune parti di questo territorio fu l’influenza dell’abbazia di Montecassino.

Struttura socio-economica. Molti abitati del comprensorio hanno conosciuto in passato un massiccio fenomeno di abbandono e spopolamento. Oggi fortunatamente molte sono le aree risorte grazie alle attività turistiche, particolarmente nella fascia dei monti Simbruini, dove gli altipiani di Arcinazzo e gli impianti sciistici di Campo Staffi (Filettino) e Campo Catino (Guarcino) attirano numerosi turisti e sciatori ogni anno; anche i comuni a ridosso del versante laziale del Parco nazionale d’Abruzzo vanno progressivamente adeguandosi alle esigenze di questo promettente comparto dell’economia. Il severo ambiente montano d’altronde condiziona l’economia locale, legata sin da tempi antichi alle attività agricole e silvo-pastorali: l’allevamento ovino e bovino rappresenta ancora una fonte di guadagno importante. Gli abitati che si affacciano sulla piana di Cassino mostrano una certa vivacità nei settori secondario e terziario; il comune di Acquafondata è noto per la produzione artigianale di zampogne.

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