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Provincia di AGRIGENTO

Capoluogo: Agrigento

Scheda

 
Stemma della provincia Agrigento
   

Provincia di Agrigento - Ambiti

DEFINIZIONE La storia dei comuni agrigentini scorre lungo costanti che li accomunano un po’ tutti, pur nel complesso intreccio degli eventi, che hanno visto avvicendarsi, nei millenni, popolazioni, nazioni, fazioni su questa terra ambita sia per la sua posizione, sia per la sua fertilità. A una sostanziale omogeneità, pur nella congerie di vicissitudini, si sovrappone, invece, una distinzione di fondo del territorio in due macro-aree: la zona interna e la fascia costiera. I motivi di distinzione sono non solo geografici in senso stretto ma anche socio-economici, riguardando non solo la posizione rispetto al mare, l’orografia, l’agricoltura ma anche il sistema delle comunicazioni, la struttura produttiva più in generale, il profilo socio-culturale. La fascia costiera, poi, gravita, a sua volta, su tre poli principali: quello occidentale, di Sciacca, quello centrale, di Agrigento, e quello orientale, di Licata e Canicattì. Alle distinzioni geografiche e socio-economiche tra le due macro-aree qui si aggiungono gli elementi distintivi determinati dalle comunicazioni, dall’indice di urbanizzazione, dall’articolazione dei bacini di utenza rispetto ai servizi. Un discorso a sé, poi, va fatto per l’arcipelago delle Isole Pelagie che, oltre a distinguersi nettamente, com’è ovvio, per la loro insularità, hanno vissuto e vivono tuttora vicende particolari, che ne fanno un ambito sub-provinciale con una sua specificità molto marcata, malgrado le dimensioni, territoriale e demografica, poco rilevanti. In conclusione, sono individuabili quattro ambiti sub-provinciali agrigentini: la fascia occidentale, l’Agrigentino e zona montana, la fascia orientale, le Isole Pelagie. La prima, che raccoglie 17 comuni, gravita complessivamente su Sciacca, malgrado l’attrazione esercitata dal polo di Castelvetrano (TP) sui comuni a confine tra le due province; la seconda, costituita anch’essa da 17 comuni, gravita sul capoluogo di provincia ma risente anch’essa, per i comuni più a nord, dell’attrazione di una provincia confinante, Caltanissetta, in virtù di un polo gravitazionale di quest’ultima, Mussomeli (CL); la terza, pur essendo estesa a soli 8 comuni, ha due poli di gravitazione, Licata e Canicattì; la quarta, infine, è rappresentata dall’arcipelago, le cui due sole isole abitate formano il comune unico di Lampedusa e Linosa, che ha in Agrigento il polo di gravitazione per uffici e servizi intercomunali e in Porto Empedocle il più diretto e naturale collegamento marittimo col continente.

Fascia occidentale: Alessàndria della Rocca, Bivona, Bùrgio, Calamònaci, Caltabellotta, Cattòlica Eraclèa, Cianciana, Lucca Sìcula, Menfi, Montallegro, Montevago, Ribera, Sambuca di Sicìlia, Santa Margherita di Bèlice, Santo Stéfano Quisquìna, Sciacca, Villafranca Sìcula.

Agrigentino e zona montana: Agrigento, Aragona, Cammarata, Casteltèrmini, Comitini, Favara, Grotte, Jòppolo Giancàxio, Porto Empèdocle, Racalmuto, Raffadali, Realmonte, San Biàgio Plàtani, San Giovanni Gèmini, Santa Elisabetta, Sant’Àngelo Muxaro, Siculiana.

Fascia orientale: Camastra, Campobello di Licata, Canicattì, Castrofilippo, Licata, Naro, Palma di Montechiaro, Ravanusa.

Isole Pelagie: Lampedusa e Linosa.

FASCIA OCCIDENTALE

Territorio. Occupa l’estremo nord-ovest della provincia, a confine con quelle di Trapani e Palermo, e si affaccia sul mare africano con circa un terzo dei suoi comuni, uno dei quali, Sciacca, ubicato proprio sulla costa, è sede di un importante porto peschereccio. È proprio su Sciacca che gravita complessivamente l’ambito, malgrado l’attrazione esercitata dal polo di Castelvetrano (TP) sui comuni a confine tra le due province. Sul litorale, tratti bassi e sabbiosi si alternano ad alte scogliere bianche, in particolare nella zona di Eraclea Minoa, nel comune di Cattolica Eraclea. Più a nord, a Porto Palo, nel comune di Menfi, il litorale è caratterizzato dal fenomeno delle dune che invadono l’entroterra per centinaia di metri; e l’acqua del mare ha ottenuto l’assegnazione della Bandiera Blu d’Europa 2003 da parte della FEE (Fondazione europea per l’educazione all’ambiente). All’interno il territorio, ricoperto da uliveti, mandorleti e agrumeti, presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche anche molto accentuate. Pizzo Lupo, Serra di Leone, Monte Rose sono i monti che segnano il confine con la provincia di Palermo; altri, come Serra di Moneta, sono sparsi qua e là insieme a rilievi minori, come Monte Sara. Il confine con la provincia di Trapani è segnato per gran parte dal fiume Belice; seguono, man mano che si scende verso meridione, il Carboi, il Verdura, il Magazzolo, il Platani, la cui ampia vallata delimita l’ambito a sud-est; gli altri corsi d’acqua sono di dimensioni minori. A Sambuca di Sicilia sul bacino artificiale del Lago Arancio si svolgono gare di sci nautico di livello internazionale e canoa cajak. Pochi altri laghi minori completano il patrimonio idrico dell’ambito: l’area speciale lago Gorgo è una riserva naturalistica che ospita gli uccelli migratori per l’Africa. Altre riserve di cui possono fruire i comuni dell’ambito sono: la Riserva Naturale Foce del Fiume Platani, la Riserva Monte San Calogero e la Riserva Naturale Monte Cammarata, a confine con l’ambito agrigentino e zona montana. Ai lembi della provincia, invece, a confine con quella di Trapani, si trova la Zona delle Acque Calde: acque termali affioranti nella località cui danno il nome: un vallone naturale a confine tra Montevago e Partanna (TP).

Comunicazioni. L’ambito è come racchiuso in un triangolo formato da tre strade statali: l’importantissima n. 115 Sud Occidentale Sicula, che segue la costa, la n. 118 Corleonese Agrigentina, sul lato orientale, e la n. 188 Centro Occidentale Sicula, sul lato occidentale; al centro, con andamento nord-sud, il territorio è attraversato dalla n. 386 di Ribera. Le autostrade di riferimento, ambedue esterne all’ambito, sono: la vicina A29 Palermo-Mazara del Vallo e la molto più distante A19 Palermo-Catania. L’ambito è servito dalla ferrovia sia con linee interne, sia con linee esterne, che lambiscono la zona o la provincia: la Agrigento-Palermo, la Agrigento-Canicattì-Gela-Ragusa-Siracusa, la Agrigento-Caltanissetta-Enna-Catania e la Trapani-Castelvetrano-Alcamo Diramazione. Gli aeroporti di riferimento sono: quello di Palermo/Punta Raisi, nella regione, e quello di Roma/Fiumicino, sul continente, che mette a disposizione linee intercontinentali dirette. Porti di riferimento sono: quello di Porto Empedocle, in provincia, e quelli di Palermo e di Messina, per gli altri collegamenti col continente. Sciacca ha un suo porto peschereccio.

Storia. L’area era abitata già in epoca preistorica, come dimostrano reperti archeologici risalenti al XIII secolo a.C. In epoca storica è stata teatro di scontri per cartaginesi, greci, romani, bizantini, arabi, normanni, svevi, angioini, aragonesi e tutti i vari altri dominatori che si sono susseguiti in questa parte della Sicilia. Numerose le famiglie di feudatari succedutesi al vertice dei vari feudi. Qui di seguito un elenco delle più importanti: Alliata, Alvarez de Toledo, Barberini, Barresi, Beccadelli Bologna, Bonanno, Caltagiorone, Cardona, Chiaromonte, Colonna, Corbera, D’Antiochia, De Agijs, De Ribera, De Spuches, De Termini, Di Toledo, Filangieri, Gioeni, Gravina, Ioppolo, Isfar e Corilles, Larcan, Luna, Moncada, Montaperto, Napoli, Peralta, Perollo, Resuttano, Sciorrotta, Tagliavia d’Aragona, Ventimiglia. Date fondamentali per quest’ambito sono: la Pace di Caltabellotta, del 19 aprile 1302, che metteva fine, almeno apparentemente, alla cosiddetta “guerra del Vespro”, divampata dopo i Vespri Siciliani; il 1812, data di abolizione dei diritti feudali in Sicilia; il 1860, data di passaggio della Spedizione dei Mille; il 1968, anno in cui un sisma devastante, il cosiddetto “terremoto del Belice”, portò distruzione e morte nella Sicilia Occidentale.

Struttura socio-economica. Basilare, per l’economia della zona, resta il settore primario. Si producono: cereali, frumento, ortaggi, foraggi, uva, olive, agrumi e altra frutta (soprattutto pesche, che alimentano il comparto delle esportazioni locali, e mandorle, utilizzate per prelibati prodotti dolciari, come i “cucchiteddi” di Sciacca). Ma non finiscono qui le specialità dell’agricoltura locale: le arance (particolarmente rosse e succose) Washington Navel di Ribera, insieme con tutta l’altra frutta dello stesso comune (soprattutto fragole), il miele e l’olio extravergine di oliva (varietà “biancolilla”), i pistacchi, i vini di Sciacca, di Menfi, della stessa Ribera sono prodotti la cui notorietà supera ampiamente i confini regionali. Vi si aggiungono i prodotti caseari, come il pecorino, frutto di un’attività nel settore zootecnico, che si estende a bovini, suini, caprini, equini e avicoli. Il settore economico secondario è costituito da aziende di piccole e medie dimensioni, che operano prevalentemente nei comparti: alimentare, dei materiali da costruzione e dell’edilizia, estrattivo, dell’abbigliamento, dei mobili, della produzione e distribuzione di energia elettrica, dei gioielli, dei laterizi, della fabbricazione di macchine per l’agricoltura e la silvicoltura, della raccolta, depurazione e distribuzione dell’acqua, della pesca, del legno, della metallurgia, degli strumenti ottici e fotografici, della produzione e distribuzione del gas, dell’editoria, della plastica, del vetro, della tipografia, della produzione di prodotti petroliferi, della lavorazione e conservazione della frutta e degli ortaggi, della fabbricazione di apparecchi medicali, della pelletteria, tessile, dell’elettronica, delle automobili. Ancora fiorente è l’artigianato, che va dalla produzione artigianale di sedie, “coffe” (panieri di vimini) e scope, merletti, ricami, alla lavorazione del marmo, del legno, del ferro battuto, dell’alluminio, del bronzo, come a Santa Margherita di Belice e a Burgio (a Burgio si trova l’unica fonderia siciliana atta alla produzione di campane), della terracotta, della creta. Un capitolo a parte meritano le ceramiche, sia a Burgio sia a Sciacca. Tra i ritrovamenti relativi alla produzione ceramica saccense c’è un gruppo di frammenti di ceramica invetriata ritrovati nel feudo di San Domenico, di periodo normanno; nel 1971 sono stati scoperti i forni trecenteschi. Il periodo di maggiore fulgore della maiolica di Sciacca è il XVI secolo. Ma Sciacca è celebrata anche per le sue acque termali e stufe di alto valore terapeutico. Importante per le sue terme è anche Montevago, col suo complesso Acquapaia.

AGRIGENTINO E ZONA MONTANA

Territorio. Occupa la parte centrale della provincia, a confine con quelle di Palermo e di Caltanissetta; pochi sono i suoi comuni affacciati sul mare meridionale mentre la stragrande maggioranza di essi è sparsa sulla fascia montana, alcuni addirittura decentrati tanto verso Caltanissetta da gravitare, in parte, su un polo gravitazionale di quest’ultima, Mussomeli (CL). Un paio di comuni centro-occidentali (Grotte e Racalmuto) gravitano, a loro volta, su Canicattì, nell’ambito sub-provinciale della Fascia orientale. Agrigento, al centro della parte meridionale dell’ambito, è polo di gravitazione per tutti i comuni. È proprio la parte meridionale quella maggiormente interessata dal movimento, turistico e non, sia interno all’isola che proveniente dall’esterno. A Realmonte, per esempio, si trova uno dei tratti costieri più suggestivi della Sicilia: quello compreso tra la spiaggia di Capo Rossello e la “Scala dei Turchi”, dove un costone di calcare bianchissimo e l’antistante specchio d’acqua africano evocano suggestivi scenari tropicali. A nord, in prossimità del confine con le altre due province, il Monte Cammarata domina con la sua vetta, la più alta di tutta la circoscrizione; i rimanenti, come Monte Suzza, Le Fosse e altri, sono rilievi minori. I fiumi più importanti sono: il Platani, che nel suo primo tratto attraversa longitudinalmente l’intero ambito, e, più a sud, il Gallo d’Oro e il Naro. Qua e là si trovano altri fiumi minori e corpi idrici vari. La natura in quest’area agrigentina è stata particolarmente generosa: paesaggi bellissimi si alternano a solfatare, a siti termali e a fenomeni del tutto inconsueti, che rendono la zona particolarmente interessante. Le grotte “dell’acqua fitusa” (dal nome di una vicina sorgente di acque sulfuree) di San Giovanni Gemini, per esempio, rivestono particolare importanza dal punto di vista termale. Interesse paesaggistico-naturalistico rappresentano i vulcanelli di Contrada Maccalube, ad Aragona, che caratterizzano con la loro presenza uno scenario lunare. La Riserva Naturale Maccalube, in un piccolo pianoro, completamente deserto, cosparso di depressioni di varia grandezza, tutela una distesa argillosa caratterizzata da vulcanelli di fango che eruttano alternativamente sbuffi di gas metano e melma grigiastra, dando così una suggestiva manifestazione di natura geologica. Le “Maccalube” sono, appunto, fenomeni esplosivi di fuoriuscita dal terreno di acido solfidrico e anidride carbonica; dall’arabo Maqlub, il significato del nome è: ‘rivoltato’. Altre riserve naturali sono: quella del Monte Cammarata, la Riserva La Montagnola e Acqua Fitusa, quella della Grotta Ciauli o di Sant’Angelo Muxaro, la Riserva marina di Torre Salsa.

Comunicazioni. Le strade statali coprono a raggiera tutto l’ambito come in un semicerchio il cui diametro è rappresentato dall’importantissima arteria che fiancheggia la costa: la n. 115 Sud Occidentale Sicula; le altre statali si dipartono dal centro del semicerchio, nella zona di Agrigento. Procedendo in senso orario, si trovano: la n. 118 Corleonese Agrigentina, la n. 189 della Valle del Platani, la n. 640 di Porto Empedocle e la n. 122 Agrigentina. L’autostrada di cui ci si serve, invece, è la A19 Palermo-Catania, tutta esterna alla provincia e nemmeno facile da raggiungere, vista la distanza. Le linee ferroviarie sono quelle di: Agrigento-Palermo, Agrigento-Canicattì-Gela-Ragusa-Siracusa, Agrigento-Caltanissetta-Enna-Catania e Trapani-Castelvetrano-Alcamo Diramazione. Gli aeroporti di riferimento sono: quelli di Palermo/Punta Raisi e Catania/Fontanarossa, nella regione, e quello di Roma/Fiumicino, sul continente, che mette a disposizione linee intercontinentali dirette. Porti di riferimento: quello di Porto Empedocle, in provincia, e quelli di Palermo e di Messina, per gli altri collegamenti col continente. Non lontano è il porto peschereccio di Sciacca.

Storia. La zona è stata abitata fin dall’epoca preistorica, come testimoniano numerosi reperti della zona: Raffadali, per esempio, conserva, alle falde del monte Guastella, tombe preistoriche; Sant’Angelo Muxaro è uno dei più notevoli centri archeologici del periodo preistorico siciliano e abbraccia un arco di tempo che va dall’Età del Bronzo all’Età del Ferro. Interessantissima la necropoli protostorica che, con un complesso di tombe perfettamente semisferiche, dette “a Tholos”, scavate nella roccia, occupa la parte sud della collina sulla quale sorge il paese. Nella necropoli sono stati ritrovati vasi e oggetti in oro, tra cui due bellissimi anelli di età micenea conservati nel museo di Siracusa e una “patera” d’oro del VII secolo a.C., che si trova al British Museum di Londra. Successivamente, nel 581 a.C., abbiamo traccia di coloni rodio-ciprioti di Gela. Numerose sono, nel complesso, le tracce di cartaginesi, romani, bizantini, arabi: da un sarcofago romano del III secolo d.C. ai ruderi di un antico castello (XI secolo), tanto per restare a Raffadali. Dopo gli arabi è la volta dei normanni, degli svevi, degli angioini, degli aragonesi e così via. Le famiglie succedutesi al vertice dei vari feudi sono state numerose. Qui di seguito un elenco delle più importanti: Abatellis, Alimena, duchi di Castrofilippo, Aragona-Pignatelli, Bonanno, Bosco, Branciforte, Cammarata, Carini, Carretto, Castelvetrano, Chiaromonte, Colonna, Cortes, De Marinis, Filangieri, Gerardi, Gravina, Joppulo, La Grua Talamanca, Lanza, Moncada, Monreale, Montaperto, Monteleone, Naselli, Parapertusa, Vinciguerra. Tra il Quattrocento e il Cinquecento hanno fatto la loro comparsa anche i pirati turchi. Quella successiva è storia relativamente recente, comune a tutta la Sicilia.

Struttura socio-economica. L’importanza del settore primario per l’economia di questo ambito resta indiscussa: i pistacchi di Aragona, le pesche, le mandorle, i ceci, insieme con gli agrumi e con l’uva, costituiscono la ricchezza anzitutto dei comuni più interni. Di livello alto sono anzitutto i derivati: i vini bianchi, rossi o rosé provenienti dalle cantine di Siculiana, le specialità irripetibili nel campo dolciario, come il cuscus dolce (a base di pistacchio, frumento e frutta candita), i “vuccuneddi” (con zucchero fuso, mandorle e pistacchi), capolavori entrambi delle monache di Santo Spirito di Agrigento. Dal suo canto, la pastorizia mette a disposizione prodotti caseari genuini. Legata allo sfruttamento della terra è anche l’attività estrattiva: le miniere di zolfo e quelle di salgemma, le cave di sabbia. Il settore economico secondario è costituito da aziende di piccole e medie dimensioni, che operano nei comparti: alimentare, dei mangimi, dei prodotti petroliferi, del vetro, dei materiali da costruzione, dei laterizi, dell’elettronica, dei mobili, della gioielleria, dell’edilizia, della plastica, metallurgico, della fabbricazione delle macchine per l’agricoltura e per la silvicoltura, della produzione e distribuzione di energia elettrica e di gas, della fabbricazione di strumenti ottici e fotografici, lattiero-caseario, cantieristico, della produzione del sale, tipografico, chimico-farmaceutico, metalmeccanico, manifatturiero (gioielli e oreficeria). L’artigianato, ancora in vita, produce: ferro battuto, legno lavorato, marmo lavorato, terracotta, ceramica, merletti e ricami. Notevole è anche la lavorazione del sughero (ad Agrigento). In espansione è il terziario, ora fondato anche sul turismo, che si avvale di ricchezze naturali e storico-architettoniche di tutto rispetto: una per tutte la Valle dei Templi di Agrigento. Il settore turistico sta vivendo negli ultimi anni un discreto sviluppo grazie anzitutto alla prossimità a uno dei tratti costieri più suggestivi della Sicilia, con spiagge dalla sabbia finissima e scogliere frastagliate.

FASCIA ORIENTALE

Territorio. Si trova nella parte sud-orientale della provincia, a confine con quella di Caltanissetta. Affacciato sul mare verso l’Africa, con una splendida costa ricca di insenature, promontori e piccole, caratteristiche spiagge, è delimitato, a oriente e settentrione, da una fascia di maggiore altitudine, che comunque non raggiunge quote molto elevate. Due sono i comuni che col loro territorio occupano questo tratto della riviera meridionale siciliana: a est si trova Licata, che col suo porto rappresenta uno dei poli di gravitazione dell’area, a ovest Palma di Montechiaro, che sorge su un terrazzo a pochi chilometri dal mare. L’altro polo di gravitazione, Canicattì, si trova nell’estremo nord dell’ambito. Gli altri comuni sono sparsi qua e là su un territorio dal profilo geometrico irregolare, tra colline e vigneti. I rilievi, bassi e arrotondati, evocano anche con il loro nome la natura del territorio: Monte Sole, Caldara, Monte Gotticelle, Serra Bardaro, Poggio di Monte Bosco, Malvizzo, Monte Pozzillo. Tutto il lato orientale dell’ambito è attraversato dal fiume Salso o Imera Meridionale mentre la parte centrale è attraversata da fiume Palma. Altri corsi d’acqua minori sono il Mendola, lo Iacono, il Malvizzo, il Gibbesi. Tra Castrofilippo e Naro si trova il lago di San Giovanni, utilizzato anche dai pescasportivi.

Comunicazioni. Il sistema viario interno all’ambito è costituito da due arterie principali, che fanno da raccordo per le arterie minori: a sud si trova la strada statale n. 115 Sud Occidentale Sicula, che serve tutta la fascia costiera meridionale siciliana, da Siracusa fino a Trapani. Su di essa si innestano varie trasversali nord-sud, tra cui la più importante, la strada statale n. 123 di Licata, che dal mare porta fino alla strada statale n. 122 Agrigentina che, a nord, congiunge Agrigento a Caltanissetta passando per Canicattì. Altre due trasversali collegano il nord con il sud e, quindi, la statale Agrigentina con la statale Sud Occidentale Sicula: la n. 410 e la n. 410 diramazione di Naro. Tutte nell’area di Ravanusa, verso l’interno, a est, si snodano, invece, le altre statali che interessano l’ambito: la n. 190 delle Solfare, la n. 557 di Campobello di Licata, la n. 626 diramazione della Valle del Salso e la n. 644 di Ravanusa. L’autostrada di riferimento, come per tutta la provincia, è la A19 Palermo-Catania, non molto comoda da raggiungere. La ferrovia, invece, attraversa l’ambito con più linee: la Agrigento-Palermo, la Agrigento-Canicattì-Gela-Ragusa-Siracusa, la Agrigento-Caltanissetta-Enna-Catania e la Trapani-Castelvetrano-Alcamo Diramazione. Come per tutta la provincia, gli aeroporti di riferimento sono quelli di Catania/Fontanarossa e Palermo/Punta Raisi, nella regione, e quello di Roma/Fiumicino, sul continente; i porti sono quelli di Porto Empedocle, in provincia, e quelli di Palermo e Messina per gli altri collegamenti col continente. Licata ha un suo porto peschereccio e commerciale.

Storia. Si trovano sparse per tutto il territorio le tracce degli antichissimi insediamenti che testimoniano che la zona era abitata fin dalla preistoria. Siti archeologici di quelle età si affiancano a siti di età successive, dall’antichità greca a quella romana, a ricordare la storia che ha preceduto gli impianti medievali o moderni dei comuni attuali. Proprio di queste epoche più recenti restano monumenti anche pregevoli, come nelle cittadine lungo la costa. A Licata, per esempio, il centro storico è ricco di monumenti in stile barocco e in stile liberty, mentre nella zona circostante sono ancora visibili testimonianze di culture preistoriche. Al periodo greco risalgono, invece, i resti della cinta muraria e dell’impianto urbanistico a terrazzo (la cittadina attuale sorge sul sito dell’antica Phintias). Non meno interessante è il patrimonio artistico e monumentale di Palma di Montechiaro: basti ricordare l’antico palazzo baronale del Gattopardo e il Palazzo Ottaviano (entrambi in stile barocco) fiancheggianti la grande scalinata in cima alla quale si erge la maestosa chiesa madre del XVII secolo. Anche qui tutta la zona circostante ha restituito testimonianze di culture preistoriche che coprono l’arco cronologico dal 3000 al 1450 a.C. Sono state rinvenute tracce di insediamenti siculi, greci e romani. Durante la seconda guerra mondiale queste coste sono state utilizzate per sbarchi delle truppe degli Alleati.

Struttura socio-economica. Il settore primario continua a rivestire un ruolo importante nell’economia di questa zona, grazie anche alla morfologia del territorio e al clima particolarmente favorevole all’agricoltura. Canicattì, Licata e un po’ tutti comuni che fanno loro da corona vantano produzioni di buon livello e di ottima qualità: famosi sono il melone “cantalupo” e l’uva “Italia”, che vengono anche esportati. Come pure sono di pregio i vini prodotti nei vigneti che caratterizzano il panorama di quest’area. Proprio i prodotti agricoli giustificano anche la locale industria agro-alimentare, continuazione anche di un’antica tradizione della trasformazione dei prodotti alimentari, che trova, per esempio, nei dolci locali un fondato motivo di vanto: ben noti sono i “viscotti ricci” di Palma di Montechiaro, a base di mandorle. Altra traccia storica ripercorsa dall’industria attuale è quella di una tradizione artigianale di tutto rispetto, che ancora oggi si impone sul mercato regionale. Una specialità per tutte: quella del ferro battuto. Un legame altrettanto forte tra il settore secondario e il territorio si ritrova nell’industria estrattiva, qui presente in misura significativa: giacimenti minerari, cave, miniere di zolfo occupano un posto di rilievo nella cultura economica locale. E sempre al territorio -al mare, prevalentemente- è legato in massima parte il terziario, con le attività portuali di Licata e col turismo, specialmente balneare.

ISOLE PELAGIE

Territorio. È l’estremo lembo meridionale dell’Italia, in pieno mare africano, a sud-ovest della Sicilia, a circa 200 chilometri da Agrigento. Le ‘Isole d’Alto Mare’ (questo sarebbe il significato di Pelagie), sono tre, Lampedusa, Linosa e Lampione, più qualche piccolo scoglio quasi attaccato alle loro coste. Favorite da condizioni climatiche introvabili altrove in Italia, sono fruibili per il turismo da aprile a novembre, riuscendo, tra l’altro, a dare un valore aggiunto alle loro caratteristiche geografiche: la sensazione di distacco dal continente, non solo, ma anche l’atmosfera rarefatta di una terra diversa, che tanto ricorda la vicina Africa. Il panorama è quello suggestivo delle spiagge assolate non trasformate in un formicaio di bagnanti, delle coste rocciose, delle insenature, delle splendide grotte integrate da un mare azzurro dai limpidi fondali. Ed è qui che i sub trovano gli scenari più belli, tra le coste frastagliate di Lampedusa, nei fondali ricchi di fauna marina di Linosa, nello sfavillare delle acque di Lampione. Lampedusa, l’isola maggiore, è una tavola calcarea con spiagge di eccezionale bellezza; Linosa, distante 16 miglia da essa, è un’isola di origine vulcanica: sono ambedue meta della Caretta-Caretta, una tipica tartaruga marina che ha scelto le due isole come sede per la propria riproduzione, che avviene ogni due anni. L’isolotto di Lampione, più a nord, è uno scoglio disabitato.

Comunicazioni. L’arcipelago è raggiungibile sia con navi traghetto e aliscafi da Porto Empedocle, sia in aereo dagli aeroporti italiani. La traversata marittima (120 miglia) dura sette ore in traghetto o tre e mezza in aliscafo (il servizio è attivo in luglio e agosto). Per via aerea, invece, Lampedusa, che è dotata di aeroporto, è collegata con voli giornalieri all’aeroscalo di Palermo/Punta Raisi. Per il resto, la situazione è la stessa di Porto Empedocle o di Palermo, capisaldi che collegano l’arcipelago alle reti di comunicazione regionali e nazionali.

Storia. Tracce del neolitico ci sono fornite da numerosi rinvenimenti archeologici, che testimoniano la presenza dell’uomo fin dalla preistoria. La storia antica locale, almeno quella fondata su documenti certi, è priva di eventi di rilievo: si sa solo che l’arcipelago fu conquistato e abitato da fenici, greci, romani, arabi. L’attuale nucleo urbano trae origine dalla politica di Ferdinando II di Borbone, che qui come in altre isole del suo regno dedusse una colonia in grado di popolare quella che era ormai una landa desolata. Era il 1843. Dopo meno di trent’anni, nel 1870, ci fu la trasformazione in colonia penale, soppressa settant’anni dopo. Anche in questo caso, si ripete l’esperienza di altri piccoli arcipelaghi del regno borbonico. Attualmente Lampedusa è nota anche come una sorta di testa di ponte per i profughi africani e i loro sbarchi avventurosi, seguiti dall’avviamento in centro di accoglienza.

Struttura socio-economica. La sua economia è legata prevalentemente al turismo e alla pesca; quest’ultima alimenta anche l’industria della conservazione, presente con imprese di piccole dimensioni: come quelle, del resto, operanti nei comparti della cantieristica, dell’edilizia, della raccolta, depurazione e distribuzione dell’acqua. Non è stata, comunque, abbandonata l’agricoltura che, sia pure con volumi di produzione di piccola entità, riesce a imporre qualche sua specialità sulla ribalta nazionale e internazionale: è il caso delle lenticchie di Linosa, apprezzate ben al di là del territorio comunale. Lampedusa dispone di numerose strutture alberghiere ed è attrezzata per l’attività subacquea. Anche l’economia di Linosa è legata alla pesca, al turismo e all’agricoltura.

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