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PAPA GREGORIO I MAGNO

Approfondimento

Approfondimento: PAPA GREGORIO I MAGNO

Nacque a Roma verso il 535. Figlio del senatore Gordiano e di Silvia, della nobile famiglia degli Anici, trascorse la fanciullezza e l'adolescenza a Roma, che vide conquistata da Totila e liberata da Belisario. Frequentò le scuole di grammatica e  di diritto in un periodo di decadenza (quello durante il quale Narsete governò l'Italia) e nel 570 divenne prefetto di Roma: l'Italia era nelle mani dei longobardi. Improvvisamente abbandonò la vita di fasti e si ritirò nel palazzo di famiglia sul Celio, che aveva trasformato nel monastero di Sant'Andrea, dove visse vita monastica. Nel 579 papa Pelagio II ne volle l'uscita dal chiostro e lo inviò come suo legato presso l'imperatore d'Oriente, perché perorasse la causa dell'Italia, i cui diritti venivano calpestati dai longobardi occupatori. Dopo essere rimasto a Costantinopoli, presso gli imperatori Tiberio II, prima, e Maurizio, poi, nel 585 Gregorio tornò a Roma, dove si rifugiò nuovamente nel suo monastero. Nel 589, a causa di un'alluvione del Tevere, si diffuse un'epidemia di peste che era stata portata a Roma dai bizantini nel corso della guerra tra questi e i longobardi. Ai primi del 590 morì il pontefice; a lui succedette Gregorio, per decisione unanime del popolo. Il monaco avrebbe voluto essere sollevato dall'incarico e sperò che in ciò lo sostenesse l'imperatore Maurizio, ma per intervento di Germano, prefetto di Roma, l'imperatore diede il suo consenso alla consacrazione e dall'ottobre del 590 Gregorio fu papa. Si stabilì nel Laterano e volle la riforma della corte pontificia, tesa soprattutto a risvegliare la fede del popolo. Negli anni in cui era stato legato del papa a Costantinopoli, aveva imparato ad apprezzare la musica orientale, la cui conoscenza gli consentì di elaborare la riforma musicale che si lega al suo nome: il canto gregoriano. I suoi interessi spirituali furono affiancati da un impegno politico dovuto alla sua condizione di capo della Chiesa: intervenne, così, nel conflitto fra longobardi e bizantini, fino a ottenere la liberazione di Roma da parte del longobardo Agilulfo e, in seguito, la conversione dei longobardi al cristianesimo. Si occupò anche di diverse province (Numidia, Illiria, Iberia, Dalmazia) e delle isole italiche (Corsica, Sardegna e Sicilia), per controllarne gli episcopati e per proteggerle dagli abusi dei funzionari bizantini, noti per essere venali. Dal suo epistolario si apprende come gli abitanti di quelle zone fossero da lui ritenuti "liberi", in quanto sudditi dell'imperatore e non di un qualsiasi monarca barbaro. Morì il 12 marzo del 603.

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