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GRAMSCI, ANTONIO

Approfondimento

Approfondimento: GRAMSCI, ANTONIO

Uomo politico e scrittore, fra i maggiori intellettuali europei del primo Novecento. Nato ad Ales (OR), in Sardegna, nel 1891, vi compì i primi studi. Si iscrisse all'università di Torino nel 1911 ed entrò a far parte del partito socialista nel 1913; dal 1916 collaborò attivamente all'"Avanti!" e nel 1919 con Togliatti e Terracini fondò il settimanale "L'Ordine nuovo". Alla sua attività politica e pubblicistica di quegli anni si deve la nascita del partito comunista italiano, del 1921. Risale al 1924 la fondazione del quotidiano "L'Unità", cui contribuì con Togliatti. Nel 1926 fu fatto arrestare da Mussolini; fu condannato a vent'anni dal tribunale speciale e fu trasferito in diverse carceri, nelle quali le sue condizioni di salute andavano progressivamente peggiorando. Morì in una clinica romana nel 1937. I suoi scritti politici precedenti l'arresto sono stati in seguito raccolti nei volumi: "L'Ordine nuovo", del 1954; "Scritti giovanili", del 1958; "Sotto la mole", del 1960; "Socialismo e fascismo", del 1966; "La costruzione del partito comunista", del 1971. Fra le sue opere sono anche le "Lettere dal carcere", del 1947, e i 32 "Quaderni dal carcere", in seguito ordinati in sei volumi: "Il materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce", del 1948; "Gli intellettuali e l'organizzazione della cultura", del 1949; "Il Risorgimento" e "Note sul Machiavelli, sulla politica e sullo stato moderno", dello stesso anno; "Letteratura e vita nazionale", del 1950; "Passato e presente", del 1951. I "Quaderni" sono costituiti da una serie di annotazioni e riflessioni su problemi di diversa natura: politici, storici, culturali, linguistici, letterari; sono il risultato degli appunti presi dall'autore durante la sua detenzione. Nel 1975 l'istituto Gramsci ha affidato alla cura del Gerratina la sistemazione filologica nell'edizione critica dei "Quaderni", che ne rispetta l'ordine originario. L'influenza culturale di Gramsci ha valicato i confini degli ambienti marxisti, anche per l'esemplare chiarezza della sua scrittura e per la polemica vivace dell'autore. La testimonianza più alta della ricchezza umana e morale dello scrittore si rinviene soprattutto nelle "Lettere dal carcere", in cui la testimonianza viva e toccante conferisce fascino particolare all'opera. In "Letteratura e vita nazionale" è l'auspicio che i letterati italiani si calino con maggiore partecipazione nelle esigenze del "popolo", delle classi inferiori. L'intellettuale "organico" alle esigenze della classe operaia, che egli contrappone a quello della nostra tradizione umanistica, è in grado di prendere parte "alla vita politica, come costruttore, organizzatore, persuasore permanentemente perché non puro autore", non è un letterato staccato dalla realtà, chiuso in un mondo in cui lo recludevano le tendenze della prosa d'arte e dell'ermetismo. Assumono dunque importanza le "lotte culturali" che, sole, potranno originare una nuova cultura, alternativa rispetto a quella dominante. Da una iniziale adesione a una rilettura della tradizione che toccava i temi del De Sanctis fino ad arrivare al Croce, si spostò a una scrittura che poneva in rapporto la creazione letteraria con il mondo etico-sociale, a ciò sovrapponendo un collegamento con le strutture storico-economiche della società, che dava luogo a una sorta di sociologia marxista della cultura, per anni solco lungo il quale si è mosso il dibattito della sinistra intellettuale italiana. Nasce allora quell'idea di intellettuale impegnato, che nel secondo dopoguerra sarà la nozione elaborata dalle ideologie della sinistra.

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