Descrizione

Piccola comunità di montagna, di probabili origini medievali, la cui economia si basa soprattutto sulle tradizionali attività silvo-pastorali. I valnegresi, che presentano un indice di vecchiaia particolarmente elevato, sono concentrati nel capoluogo comunale, contiguo alla località di Moio de' Calvi del comune omonimo. Il territorio mostra un profilo geometrico irregolare, con differenze di altitudine accentuate: si raggiungono i 1.419 metri di quota. L'abitato, interessato da una forte crescita edilizia, che non ne ha modificato l'originario aspetto rurale, si snoda lungo alcune piccole strade a gradoni; immerso in una suggestiva cornice paesaggistica, con rilievi coperti di vegetazione boschiva, ha un andamento plano-altimetrico vario. Lo stemma comunale, incappato, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, è palato di verde e d'oro con la cappa interzata in fascia: sono di colore azzurro il primo e il terzo campo, d'oro il secondo; uno scaglione rosso posto sulla linea di partizione reca una stella d'argento a sei raggi. Il tutto sotto il capo d'oro in cui si raffigura un'aquila nera.

Piccola comunità di montagna, di probabili origini medievali, la cui economia si basa soprattutto sulle tradizionali attività silvo-pastorali. I valnegresi, che presentano un indice di vecchiaia particolarmente elevato, sono concentrati nel capoluogo comunale, contiguo alla località di Moio de' Calvi del comune omonimo. Il territorio mostra un profilo geometrico irregolare, con differenze di altitudine accentuate: si raggiungono i 1.419 metri di quota. L'abitato, interessato da una forte crescita edilizia, che non ne ha modificato l'originario aspetto rurale, si snoda lungo alcune piccole strade a gradoni; immerso in una suggestiva cornice paesaggistica, con rilievi coperti di vegetazione boschiva, ha un andamento plano-altimetrico vario. Lo stemma comunale, incappato, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, è palato di verde e d'oro con la cappa interzata in fascia: sono di colore azzurro il primo e il terzo campo, d'oro il secondo; uno scaglione rosso posto sulla linea di partizione reca una stella d'argento a sei raggi. Il tutto sotto il capo d'oro in cui si raffigura un'aquila nera.

Storia

Non si hanno notizie precise sulle sue origini e scarsi sono anche i riferimenti alle vicende che possono averla interessata nel corso dei secoli. Il toponimo è un composto di "valle" e dell'attributo "negra", ossia 'oscura', o del un nome di persona Negro. Le caratteristiche geologiche della zona hanno condizionato l'evoluzione della comunità, che in passato ha tratto sostentamento soprattutto dalla pastorizia e dallo sfruttamento dei boschi e delle miniere. La sua storia ha seguito quella dei territori circostanti che, dopo essere stati a lungo travagliati dalle lotte tra i guelfi e i ghibellini, registrarono un periodo di relativa tranquillità sotto la Repubblica veneta, la cui signoria si protrasse fin verso la fine del XVIII secolo. Passata poi nelle mani degli austriaci, nel 1927 fu unita al comune di San Martino de' Calvi (ora Piazza Brembana), recuperando l'autonomia amministrativa nel 1956. Dal punto di vista architettonico non vi sono edifici di particolare rilievo, fatta eccezione per la chiesa parrocchiale, dedicata a San Michele Arcangelo; ricostruita nella prima metà dell'Ottocento, conserva pregevoli dipinti. Interessanti, anche se piuttosto comuni nella zona, sono gli affreschi, raffiguranti scene e immagini religiose, presenti sui muri e sui portali di alcune case della parte più antica.

Non si hanno notizie precise sulle sue origini e scarsi sono anche i riferimenti alle vicende che possono averla interessata nel corso dei secoli. Il toponimo è un composto di "valle" e dell'attributo "negra", ossia 'oscura', o del un nome di persona Negro. Le caratteristiche geologiche della zona hanno condizionato l'evoluzione della comunità, che in passato ha tratto sostentamento soprattutto dalla pastorizia e dallo sfruttamento dei boschi e delle miniere. La sua storia ha seguito quella dei territori circostanti che, dopo essere stati a lungo travagliati dalle lotte tra i guelfi e i ghibellini, registrarono un periodo di relativa tranquillità sotto la Repubblica veneta, la cui signoria si protrasse fin verso la fine del XVIII secolo. Passata poi nelle mani degli austriaci, nel 1927 fu unita al comune di San Martino de' Calvi (ora Piazza Brembana), recuperando l'autonomia amministrativa nel 1956. Dal punto di vista architettonico non vi sono edifici di particolare rilievo, fatta eccezione per la chiesa parrocchiale, dedicata a San Michele Arcangelo; ricostruita nella prima metà dell'Ottocento, conserva pregevoli dipinti. Interessanti, anche se piuttosto comuni nella zona, sono gli affreschi, raffiguranti scene e immagini religiose, presenti sui muri e sui portali di alcune case della parte più antica.

Economia

Nell'economia locale l'agricoltura ha perso progressivamente terreno, a causa della conformazione del territorio, poco adatto alle colture; l'allevamento invece è ancora piuttosto diffuso, potendo sfruttare gli estesi pascoli presenti nella zona. Le attività industriali, limitate a qualche piccola azienda che opera nei comparti edile e del legno, sono pressoché insignificanti. Alquanto modesto è anche il ruolo del terziario, che si compone della rete distributiva (di dimensioni appena sufficienti al soddisfacimento dei bisogni essenziali della comunità) e dei servizi forniti dalla pubblica amministrazione e dalle scuole. Priva di servizi più qualificati, come quello bancario, non dispone di strutture sociali e per il tempo libero di un certo rilievo. Le strutture scolastiche permettono di frequentare le classi dell'obbligo; si può usufruire di una biblioteca per l'arricchimento culturale. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno; l'assenza di una farmacia costringe la popolazione a recarsi nelle località vicine anche per i servizi sanitari di base.

Nell'economia locale l'agricoltura ha perso progressivamente terreno, a causa della conformazione del territorio, poco adatto alle colture; l'allevamento invece è ancora piuttosto diffuso, potendo sfruttare gli estesi pascoli presenti nella zona. Le attività industriali, limitate a qualche piccola azienda che opera nei comparti edile e del legno, sono pressoché insignificanti. Alquanto modesto è anche il ruolo del terziario, che si compone della rete distributiva (di dimensioni appena sufficienti al soddisfacimento dei bisogni essenziali della comunità) e dei servizi forniti dalla pubblica amministrazione e dalle scuole. Priva di servizi più qualificati, come quello bancario, non dispone di strutture sociali e per il tempo libero di un certo rilievo. Le strutture scolastiche permettono di frequentare le classi dell'obbligo; si può usufruire di una biblioteca per l'arricchimento culturale. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno; l'assenza di una farmacia costringe la popolazione a recarsi nelle località vicine anche per i servizi sanitari di base.

Relazioni

Sebbene non figuri tra le mete turistiche più celebrate della zona, sta registrando un incremento nel numero dei visitatori, che vi giungono attratti dalla possibilità di praticare lo sci di fondo e compiere interessanti escursioni nel Parco naturale delle Alpi Orobie bergamasche. Tra le specialità gastronomiche locali merita di essere citata la polenta taragna; molto apprezzato è anche il formaggio branzi. Poco frequentata per lavoro, in quanto le sue attività produttive non consentono di assorbire neppure tutta la manodopera del posto, costretta ogni giorno a raggiungere le aeree più industrializzate, intrattiene rapporti piuttosto intensi con i comuni del circondario, ai quali gli abitanti si rivolgono anche per frequentare gli istituti d'istruzione secondaria di secondo grado e usufruire dei servizi non disponibili localmente. Tra le manifestazioni consuete vanno ricordate: la sagra di Sant'Antonio da Padova; la sagra "polenta per tutti", che si svolge ad agosto, e quella "castagne per tutti", a ottobre. La festa del Patrono, San Michele, si celebra il 29 settembre.

Sebbene non figuri tra le mete turistiche più celebrate della zona, sta registrando un incremento nel numero dei visitatori, che vi giungono attratti dalla possibilità di praticare lo sci di fondo e compiere interessanti escursioni nel Parco naturale delle Alpi Orobie bergamasche. Tra le specialità gastronomiche locali merita di essere citata la polenta taragna; molto apprezzato è anche il formaggio branzi. Poco frequentata per lavoro, in quanto le sue attività produttive non consentono di assorbire neppure tutta la manodopera del posto, costretta ogni giorno a raggiungere le aeree più industrializzate, intrattiene rapporti piuttosto intensi con i comuni del circondario, ai quali gli abitanti si rivolgono anche per frequentare gli istituti d'istruzione secondaria di secondo grado e usufruire dei servizi non disponibili localmente. Tra le manifestazioni consuete vanno ricordate: la sagra di Sant'Antonio da Padova; la sagra "polenta per tutti", che si svolge ad agosto, e quella "castagne per tutti", a ottobre. La festa del Patrono, San Michele, si celebra il 29 settembre.

Località

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Valnegra rientra nell'Obiettivo "Competitività regionale e occupazione". A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta a rafforzare la competitività, l'occupazione e l'attrattiva delle regioni, ad anticipare i cambiamenti socioeconomici, a promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità, la tutela dell'ambiente, l'accessibilità, l'adattabilità dei lavoratori e lo sviluppo dei mercati. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell’11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.