Descrizione

Cittadina di pianura, di origine antica, la cui economia si fonda sulla positiva coesistenza di attività agricole e industriali, con una discreta presenza di fabbriche per il confezionamento di capi d’abbigliamento. I sammartinari, con un indice di vecchiaia rientrante nella media, sono quasi tutti concentrati nel capoluogo comunale e in misura assai minore nelle località Borghetto, Casoni, Case Sandra, Case de Santi, Case Pettenuzzo e Case Muti. Il territorio presenta un profilo geometrico regolare, con variazioni altimetriche lievi, che vanno dai 30 metri sul livello del mare ai 64 metri. L’abitato, con evidenti segni di espansione edilizia, ha un andamento plano-altimetrico pianeggiante. Lo stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, raffigura, in campo di cielo, una quercia, attraversata da un lupo digrignante e accompagnata da un cacciatore, vestito di pelli, nell’atto di colpire, con una lancia, la bocca dell’animale. La bordura dello scudo è smaltata di rosso.

Cittadina di pianura, di origine antica, la cui economia si fonda sulla positiva coesistenza di attività agricole e industriali, con una discreta presenza di fabbriche per il confezionamento di capi d’abbigliamento. I sammartinari, con un indice di vecchiaia rientrante nella media, sono quasi tutti concentrati nel capoluogo comunale e in misura assai minore nelle località Borghetto, Casoni, Case Sandra, Case de Santi, Case Pettenuzzo e Case Muti. Il territorio presenta un profilo geometrico regolare, con variazioni altimetriche lievi, che vanno dai 30 metri sul livello del mare ai 64 metri. L’abitato, con evidenti segni di espansione edilizia, ha un andamento plano-altimetrico pianeggiante. Lo stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, raffigura, in campo di cielo, una quercia, attraversata da un lupo digrignante e accompagnata da un cacciatore, vestito di pelli, nell’atto di colpire, con una lancia, la bocca dell’animale. La bordura dello scudo è smaltata di rosso.

Storia

Il toponimo è composto dall’agionimo San Martino (patrono del luogo) e da una designazione locale, “Lovare”, derivata dall’antroponimo germanico “Lopare”; la forma attuale è dovuta o ad una restituzione dotta o a sovrapposizione di ‘lupo’. La seconda parte del toponimo nella seconda metà del XI secolo era “Lunaro”, successivamente, in una legge del XIII secolo, compare come “Luparium” e dopo quasi cinquant’anni come “a Luparo”, fino ad arrivare al suo nome attuale. La tradizione spiega con il passaggio dei longobardi, grandi devoti di San Martino, il fatto che nel toponimo compaia il nome del santo. Nel corso del Medioevo, situata nella zona che confina tra Padova e Treviso, era divisa dal punto di vista amministrativo in due parti: San Martino in Padovana, che secondo le leggi della repubblica di Venezia era comune autonomo, e San Martino in Trevisana, che faceva capo a Castelfranco Veneto, avamposto fortificato di Treviso. Le due parti trovavano unità nella parrocchia, che si trovava in territorio padovano, pur appartenendo alla diocesi trevigiana. In età napoleonica fu istituito il comune di San Martino in Lupari, la cui esistenza fu confermata nel corso della successiva dominazione austriaca quando fece parte della provincia di Vicenza prima e di Padova poi. Grande valore storico-artistico ha la piazzetta antistante la vecchia parrocchiale, dove si ergono il campanile del Quattrocento, la casa canonica, che conserva intatta la sua struttura di villa veneta, e la chiesa del XVIII secolo, opera dell’architetto veneziano Giorgio Massari.

Il toponimo è composto dall’agionimo San Martino (patrono del luogo) e da una designazione locale, “Lovare”, derivata dall’antroponimo germanico “Lopare”; la forma attuale è dovuta o ad una restituzione dotta o a sovrapposizione di ‘lupo’. La seconda parte del toponimo nella seconda metà del XI secolo era “Lunaro”, successivamente, in una legge del XIII secolo, compare come “Luparium” e dopo quasi cinquant’anni come “a Luparo”, fino ad arrivare al suo nome attuale. La tradizione spiega con il passaggio dei longobardi, grandi devoti di San Martino, il fatto che nel toponimo compaia il nome del santo. Nel corso del Medioevo, situata nella zona che confina tra Padova e Treviso, era divisa dal punto di vista amministrativo in due parti: San Martino in Padovana, che secondo le leggi della repubblica di Venezia era comune autonomo, e San Martino in Trevisana, che faceva capo a Castelfranco Veneto, avamposto fortificato di Treviso. Le due parti trovavano unità nella parrocchia, che si trovava in territorio padovano, pur appartenendo alla diocesi trevigiana. In età napoleonica fu istituito il comune di San Martino in Lupari, la cui esistenza fu confermata nel corso della successiva dominazione austriaca quando fece parte della provincia di Vicenza prima e di Padova poi. Grande valore storico-artistico ha la piazzetta antistante la vecchia parrocchiale, dove si ergono il campanile del Quattrocento, la casa canonica, che conserva intatta la sua struttura di villa veneta, e la chiesa del XVIII secolo, opera dell’architetto veneziano Giorgio Massari.

Economia

L’agricoltura, non ancora abbandonata del tutto, produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti e frutteti; si allevano bovini, suini e avicoli. Il secondario è rappresentato da imprese operanti nei comparti edile, tessile, chimico, meccanico e metalmeccanico. Si registra, inoltre, la presenza di fabbriche di materiali da costruzione e di macchine per l’agricoltura, di prodotti alimentari per animali, di prodotti medicali e di articoli plastici. Il terziario presenta anche attività di consulenza informatica e il servizio bancario. Va segnalata la presenza del Museo di Arte contemporanea. Mancano strutture sociali di rilievo. Nelle scuole locali si impartisce sia l’istruzione primaria che quella secondaria di primo grado. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. Il servizio sanitario è garantito dalla presenza della farmacia.

L’agricoltura, non ancora abbandonata del tutto, produce cereali, frumento, ortaggi, foraggi, viti e frutteti; si allevano bovini, suini e avicoli. Il secondario è rappresentato da imprese operanti nei comparti edile, tessile, chimico, meccanico e metalmeccanico. Si registra, inoltre, la presenza di fabbriche di materiali da costruzione e di macchine per l’agricoltura, di prodotti alimentari per animali, di prodotti medicali e di articoli plastici. Il terziario presenta anche attività di consulenza informatica e il servizio bancario. Va segnalata la presenza del Museo di Arte contemporanea. Mancano strutture sociali di rilievo. Nelle scuole locali si impartisce sia l’istruzione primaria che quella secondaria di primo grado. Le strutture ricettive offrono possibilità di ristorazione e di soggiorno. Il servizio sanitario è garantito dalla presenza della farmacia.

Relazioni

Pur non essendo una delle mete turistiche più note della zona, fa registrare un certo flusso turistico attratto in particolar modo, durante la stagione estiva, dall’accurata organizzazione di rappresentazioni teatrali, spettacoli di cabaret e cinematografici e dall’agosto borghettano con stand gastronomici, musica e danze. Grazie a queste intense attività stagionali e grazie anche allo sviluppo delle imprese industriali offre buone opportunità lavorative, non soltanto agli abitanti del posto. Tra le feste religiose vanno segnalate: la sagra della Madonna del Carmine e quella di San Biagio. Altri eventi ricorrenti sono: la piroea paroea dea befana, classico rogo della befana con distribuzione di vini e bevande calde; la mostra dei presepi durante la quale vengono esposti i presepi di tutte le provenienze e il palio dei lupi, gara tra i borghi del paese con caratteristici giochi all’aperto. Nel giorno di chiusura dei festeggiamenti vi è poi un corteo storico. Il patrono, S. Martino, si festeggia l’11 novembre. Ha dato i natali al grande scienziato Giambattista Pasinato, cui è dedicata una scultura che lo raffigura, che si erge su una colonna nella piazza della chiesa vecchia e al patriarca e cardinale di Venezia Carlo Agostini, il cui monumento si trova nella piazza grande, antistante la nuova parrocchiale.

Pur non essendo una delle mete turistiche più note della zona, fa registrare un certo flusso turistico attratto in particolar modo, durante la stagione estiva, dall’accurata organizzazione di rappresentazioni teatrali, spettacoli di cabaret e cinematografici e dall’agosto borghettano con stand gastronomici, musica e danze. Grazie a queste intense attività stagionali e grazie anche allo sviluppo delle imprese industriali offre buone opportunità lavorative, non soltanto agli abitanti del posto. Tra le feste religiose vanno segnalate: la sagra della Madonna del Carmine e quella di San Biagio. Altri eventi ricorrenti sono: la piroea paroea dea befana, classico rogo della befana con distribuzione di vini e bevande calde; la mostra dei presepi durante la quale vengono esposti i presepi di tutte le provenienze e il palio dei lupi, gara tra i borghi del paese con caratteristici giochi all’aperto. Nel giorno di chiusura dei festeggiamenti vi è poi un corteo storico. Il patrono, S. Martino, si festeggia l’11 novembre. Ha dato i natali al grande scienziato Giambattista Pasinato, cui è dedicata una scultura che lo raffigura, che si erge su una colonna nella piazza della chiesa vecchia e al patriarca e cardinale di Venezia Carlo Agostini, il cui monumento si trova nella piazza grande, antistante la nuova parrocchiale.

Località

Borghetto, Case Bergamin, Case De Santi, Case Pettenuzzo, Casoni, Casoni di San Martino, La Casona, Pila, Tiatti

Borghetto, Case Bergamin, Case De Santi, Case Pettenuzzo, Casoni, Casoni di San Martino, La Casona, Pila, Tiatti

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di San Martino di Lupari rientra nell'Obiettivo "Competitività regionale e occupazione". A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta a rafforzare la competitività, l'occupazione e l'attrattiva delle regioni, ad anticipare i cambiamenti socioeconomici, a promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità, la tutela dell'ambiente, l'accessibilità, l'adattabilità dei lavoratori e lo sviluppo dei mercati. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell’11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.