Descrizione

Centro di montagna, di origine medievale, che accanto all’agricoltura e all’industria sta sviluppando il turismo. I sambenedettesi, con un indice di vecchiaia superiore alla media, sono distribuiti tra il capoluogo comunale, numerosissime case sparse e diverse località, delle quali le più popolose sono: Castel dell’Alpi, Madonna dei Fornelli, Monteacuto Vallese, Montefredente, Piano del Voglio e Santa Maria Maddalena. Il territorio presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate: si raggiungono i 1.190 metri di quota. L’abitato, dall’andamento plano-altimetrico vario, è interessato da una forte crescita edilizia. Lo stemma comunale, partito, è stato concesso con Regio Decreto; sullo sfondo argentato del primo campo è rappresentato un leone rosso; nella seconda sezione, smaltata di azzurro, si raffigura una ruota dorata posta su una verde campagna. Sul tutto spicca il “capo d’Angiò”.

Centro di montagna, di origine medievale, che accanto all’agricoltura e all’industria sta sviluppando il turismo. I sambenedettesi, con un indice di vecchiaia superiore alla media, sono distribuiti tra il capoluogo comunale, numerosissime case sparse e diverse località, delle quali le più popolose sono: Castel dell’Alpi, Madonna dei Fornelli, Monteacuto Vallese, Montefredente, Piano del Voglio e Santa Maria Maddalena. Il territorio presenta un profilo geometrico irregolare, con variazioni altimetriche molto accentuate: si raggiungono i 1.190 metri di quota. L’abitato, dall’andamento plano-altimetrico vario, è interessato da una forte crescita edilizia. Lo stemma comunale, partito, è stato concesso con Regio Decreto; sullo sfondo argentato del primo campo è rappresentato un leone rosso; nella seconda sezione, smaltata di azzurro, si raffigura una ruota dorata posta su una verde campagna. Sul tutto spicca il “capo d’Angiò”.

Storia

Divisa, nel Medioevo, in più comunità, poste sotto l’egida di Bologna, fu a lungo oggetto di contese e teatro di scontri tra le nobili famiglie della zona e tra queste e i bolognesi, che cercavano di assoggettare al loro dominio anche i rilievi appenninici in prossimità della Toscana. La prima parte del toponimo farebbe riferimento allo sviluppo del borgo attorno a un nucleo di case fatte costruire da monaci benedettini, verso il secolo XI; la seconda allude all’ubicazione del centro. Chiamata semplicemente Piano, assunse la denominazione di Piano del Voglio nel 1862 e quella attuale nel 1924, a seguito del trasferimento della sede municipale, posta nel periodo napoleonico a Piano del Voglio. Questa località ha avuto un’importanza preminente rispetto alle altre: feudo imperiale, fu possedimento degli Alberti di Mangona; nella seconda metà del XIV secolo fu acquistata da Bologna, che la concesse ai conti Bianchi, i quali vi governarono fino alla fine del Settecento, quando, con l’arrivo dei francesi, fu annessa alla Repubblica Cisalpina. Colpita da più calamità naturali, soprattutto frane, che hanno portato alla scomparsa di alcuni abitati, col congresso di Vienna tornò sotto il dominio pontificio, condividendo poi le sorti del resto della provincia. Dei tempi più recenti si ricorda la strage del treno “Italicus”, del 1974. Tra i monumenti figurano vari edifici di culto: la parrocchiale, dell’Ottocento; la chiesa di San Biagio, a Castel dell’Alpi; l’oratorio di Santa Maria Assunta, in località Pian di Balestra; il santuario di Santa Maria della Neve, a Madonna dei Fornelli, e quello di Santa Maria della Serra, a Ripoli. Interessanti sono anche: il palazzo Pretorio o della Ragione, in cui si amministrava la giustizia, e il cinquecentesco palazzo Comitale, detto “La Torre”, a Piano del Voglio.

Divisa, nel Medioevo, in più comunità, poste sotto l’egida di Bologna, fu a lungo oggetto di contese e teatro di scontri tra le nobili famiglie della zona e tra queste e i bolognesi, che cercavano di assoggettare al loro dominio anche i rilievi appenninici in prossimità della Toscana. La prima parte del toponimo farebbe riferimento allo sviluppo del borgo attorno a un nucleo di case fatte costruire da monaci benedettini, verso il secolo XI; la seconda allude all’ubicazione del centro. Chiamata semplicemente Piano, assunse la denominazione di Piano del Voglio nel 1862 e quella attuale nel 1924, a seguito del trasferimento della sede municipale, posta nel periodo napoleonico a Piano del Voglio. Questa località ha avuto un’importanza preminente rispetto alle altre: feudo imperiale, fu possedimento degli Alberti di Mangona; nella seconda metà del XIV secolo fu acquistata da Bologna, che la concesse ai conti Bianchi, i quali vi governarono fino alla fine del Settecento, quando, con l’arrivo dei francesi, fu annessa alla Repubblica Cisalpina. Colpita da più calamità naturali, soprattutto frane, che hanno portato alla scomparsa di alcuni abitati, col <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=EMI&parola=CONGRESSODIVIENNA'>congresso di Vienna</a> tornò sotto il dominio pontificio, condividendo poi le sorti del resto della provincia. Dei tempi più recenti si ricorda la strage del treno “Italicus”, del 1974. Tra i monumenti figurano vari edifici di culto: la parrocchiale, dell’Ottocento; la chiesa di San Biagio, a Castel dell’Alpi; l’oratorio di Santa Maria Assunta, in località Pian di Balestra; il santuario di Santa Maria della Neve, a Madonna dei Fornelli, e quello di Santa Maria della Serra, a Ripoli. Interessanti sono anche: il palazzo Pretorio o della Ragione, in cui si amministrava la giustizia, e il cinquecentesco palazzo Comitale, detto “La Torre”, a Piano del Voglio.

Economia

L’agricoltura, basata sulla produzione di cereali, frumento, foraggi, ortaggi e frutta, è integrata dall’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da aziende che operano nei comparti edile, metalmeccanico e della fabbricazione di materie plastiche. È presente il servizio bancario; una rete distributiva, più che sufficiente al soddisfacimento delle esigenze primarie della comunità, completa il panorama del terziario. Tra le strutture sociali si segnala una casa di riposo. Nelle scuole del posto si impartisce l’istruzione obbligatoria; manca una biblioteca per l’arricchimento culturale. Buona è la dotazione di strutture ricettive che, oltre alla ristorazione, offrono una vasta possibilità di soggiorno. A livello sanitario è assicurato il servizio farmaceutico.

L’agricoltura, basata sulla produzione di cereali, frumento, foraggi, ortaggi e frutta, è integrata dall’allevamento di bovini, suini, ovini, caprini, equini e avicoli. L’industria è costituita da aziende che operano nei comparti edile, metalmeccanico e della fabbricazione di materie plastiche. È presente il servizio bancario; una rete distributiva, più che sufficiente al soddisfacimento delle esigenze primarie della comunità, completa il panorama del terziario. Tra le strutture sociali si segnala una casa di riposo. Nelle scuole del posto si impartisce l’istruzione obbligatoria; manca una biblioteca per l’arricchimento culturale. Buona è la dotazione di strutture ricettive che, oltre alla ristorazione, offrono una vasta possibilità di soggiorno. A livello sanitario è assicurato il servizio farmaceutico.

Relazioni

Meta di villeggiatura, inserita negli itinerari dell’agriturismo bolognese, offre a quanti vi si rechino la possibilità di trascorrervi piacevoli soggiorni. Abbastanza frequentata per lavoro, grazie alle sue attività produttive, che consentono un buon assorbimento di manodopera, è al centro di rapporti particolarmente intensi con i comuni vicini, ai quali gli abitanti si rivolgono per l’istruzione secondaria di secondo grado e i servizi non forniti sul posto. Tra le manifestazioni tradizionali che richiamano visitatori dai dintorni, oltre alle innumerevoli sagre, meritano di essere citate: la fiera del Voglio, a giugno; quella di Piano del Voglio e il palio storico di San Benedetto, ad agosto, e la mostra mercato del cavallo, a settembre. La festa del Patrono, Sant’Antonio, si celebra la seconda domenica di giugno.

Meta di villeggiatura, inserita negli itinerari dell’agriturismo bolognese, offre a quanti vi si rechino la possibilità di trascorrervi piacevoli soggiorni. Abbastanza frequentata per lavoro, grazie alle sue attività produttive, che consentono un buon assorbimento di manodopera, è al centro di rapporti particolarmente intensi con i comuni vicini, ai quali gli abitanti si rivolgono per l’istruzione secondaria di secondo grado e i servizi non forniti sul posto. Tra le manifestazioni tradizionali che richiamano visitatori dai dintorni, oltre alle innumerevoli sagre, meritano di essere citate: la fiera del Voglio, a giugno; quella di Piano del Voglio e il palio storico di San Benedetto, ad agosto, e la mostra mercato del cavallo, a settembre. La festa del Patrono, Sant’Antonio, si celebra la seconda domenica di giugno.

Località

Borgo, Ca' de' Borelli, Ca' Farini, Ca' Fontana, Ca' Nova, Ca' Santoni, Calcinara, Campovecchio, Castel dell'Alpi, Cedrecchia, Faldo, La Ca', La Villa, Madonna dei Fornelli, Malburo, Monteacuto Vallese, Montefredente, Olmeta, Osteria dei Ruggeri, Pian dei Torli, Pian di Balestra, Pian di Boso, Piano del Voglio, Picervara, Qualto, Ripoli, Rovinacci, San Martino, Sant'Andrea, Santa Maria Maddalena, Selva, Serrucce, Stazione, Valdirosa, Zaccanesca

Borgo, Ca' de' Borelli, Ca' Farini, Ca' Fontana, Ca' Nova, Ca' Santoni, Calcinara, Campovecchio, Castel dell'Alpi, Cedrecchia, Faldo, La Ca', La Villa, Madonna dei Fornelli, Malburo, Monteacuto Vallese, Montefredente, Olmeta, Osteria dei Ruggeri, Pian dei Torli, Pian di Balestra, Pian di Boso, Piano del Voglio, Picervara, Qualto, Ripoli, Rovinacci, San Martino, Sant'Andrea, Santa Maria Maddalena, Selva, Serrucce, Stazione, Valdirosa, Zaccanesca

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di San Benedetto Val di Sambro rientra nell'Obiettivo "Competitività regionale e occupazione". A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta a rafforzare la competitività, l'occupazione e l'attrattiva delle regioni, ad anticipare i cambiamenti socioeconomici, a promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità, la tutela dell'ambiente, l'accessibilità, l'adattabilità dei lavoratori e lo sviluppo dei mercati. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell’11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.