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Descrizione
Piccola comunità collinare, di origine antica, basa la sua economia sulle tradizionali attività agricole affiancate da un crescente sviluppo del turismo residenziale. I roattesi, che presentano un indice di vecchiaia raramente riscontrabile, si distribuiscono tra il capoluogo comunale, numerosi nuclei urbani minori e molte case sparse. Il territorio presenta un profilo geometrico ondulato, con variazioni altimetriche non molto accentuate. L’abitato, interessato da crescita edilizia, si trova sulla parte più elevata di un dosso collinare. Lo sfondo dorato dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, è disseminato di gigli e di torri azzurre.
Storia
L’assenza di documentazioni dà adito a molte interpretazioni circa l’origine del toponimo; secondo qualche studioso dovrebbe risalire al latino RUBUS ‘rovo’, oppure da “ruà” ‘borgata, contrada’. Sottoposta alla potestà giurisdizionale di Asti fin dalla seconda metà del XII secolo al XIII-XIV, fu retta dai signori De Roata. Entrò a far parte, insieme a Maretto, del dominio dei Montafia che successivamente acquisirono anche il feudo di Tigliole, che dipendeva dal vescovo di Pavia. Per una migliore gestione delle terre e per ragioni di ordine pubblico Papa Pio IV nominò vicario apostolico sui feudi Emanuele Filiberto di Savoia. Con l’assassinio dell’ultimo discendente dei Montafia nel 1577, si aprì una fase di aspre contese e rivendicazioni che ebbe fine nel 1600; su Montafia e Tigliole venne riconosciuta l’alta sovranità papale, mentre Carlo Emanuele I di Savoia con un atto di acquisto formale dalla vedova di Ludovico di Montafia, divenne proprietario di Maretto e di Roatto, che cinque anni più tardi concesse in dote a Matilde di Savoia, sposa di Carlo di Simiana, di Gordes d’Albigny, e, per accrescere il prestigio dei Simiana, i feudi vennero elevati al rango di marchesato. Alla morte di Carlo Giovanni la località passò alla figlia Irene, artefice di numerosi interventi sul castello tesi a trasformarlo in comoda dimora signorile secondo il gusto del tempo. Circondato da un parco con alberi ad alto fusto, il massiccio castello si presenta a pianta rettangolare con torre semicilindrica che sporge da un edifico minore; sul portale è dipinto lo stemma dei marchesi Raggi, attuali proprietari. Fra gli edifici di culto si ricorda la parrocchiale dei Santi Michele e Radegonda, del XIX secolo, in stile neo-rinascimentale, che appare solida nella struttura e armonica nelle proporzioni. All’interno si può ammirare la statua della Santa Radegonda, che risale all’epoca dell’originaria chiesa del XVII secolo, e un semplice ma interessante altare maggiore con piacevoli effetti cromatici di marmi bianchi e verdi. Tra le numerose cappelle campestri ricordiamo quella di San Rocco (1614 circa) che, posta su un sito da cui si gode una splendida veduta delle Alpi, fu abbattuta e ricostruita nel 1886. All’interno del cimitero si trova la cappella di San Michele Arcangelo (1679), che al suo interno custodisce una grande tela raffigurante “San Michele mentre schiaccia la testa al demonio”.
Economia
È sede di Pro Loco. L’economica locale si basa essenzialmente sulla produzione agricola di cereali, frumento, uva e altra frutta; si pratica anche l’allevamento di bovini, suini, caprini e avicoli. L’industria è costituita da piccole imprese operanti nei comparti della lavorazione del legno, metallurgico ed edile. Modesta è anche la presenza del terziario: non sono forniti servizi più qualificati, come quello bancario, e la rete distributiva è appena sufficiente a soddisfare le esigenze primarie della popolazione. Mancano scuole di ogni ordine e grado, comprese strutture culturali atte a garantire la conservazione del patrimonio storico-architettonico. Le strutture ricettive offrono la sola possibilità di ristorazione; a livello sanitario non è assicurato nemmeno il servizio farmaceutico.
Relazioni
Per via della sua posizione, rappresenta una località residenziale ideale per persone che hanno le loro attività lavorative altrove e che qui si recano per ritemprarsi dallo stress e dal caos cittadino. Tra le manifestazioni che vi si svolgono particolare rilievo ha il carnevale (carvè veij); tra le varie processioni che si tenevano nel borgo si è conservata quella del “Corpus Domini” al mattino dopo la messa con il baldacchino portato dai consiglieri comunali come era tradizione. La Patrona, Santa Radegonda, si festeggia l’11 agosto. Durante le celebrazioni viene organizzata una solenne processione con la statua della santa, in aggiunta a varie altre manifestazioni di tipo sportivo e culturale.
Località
Briassa, Bricco Capello, Bricco Rossi, Gobbi, San Sebastiano, Simonetti, Valle Reale
Fondi europei 2021-2027
Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Roatto rientra nell'Obiettivo "Competitività regionale e occupazione". A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta a rafforzare la competitività, l'occupazione e l'attrattiva delle regioni, ad anticipare i cambiamenti socioeconomici, a promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità, la tutela dell'ambiente, l'accessibilità, l'adattabilità dei lavoratori e lo sviluppo dei mercati. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell’11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.
- Popolazione 400
- Lat 44° 57' 5,27'' 44.95146389
- Long 8° 1' 37,99'' 8.02721944
- CAP 14018
- Prefisso 0141
- Codice ISTAT 005091
- Codice Catasto H366
- Altitudine slm 256 mt
- zona clim./gradi giorno
Riscaldamento: dal 15/10 al 15/04 per 14 ore/giorno E/2697 - Superficie 6.46 Km2
- Densità 61,92 ab/Km2
- Sismicità Zona 4
- Alba 04:44
- Tramonto 20:13
- Bruno Colombo
- Piazza Piemonte, 2
- 14018 (AT) Piemonte
- roatto@cert.ruparpiemonte.it
- comuneroatto@libero.it
- www.comune.roatto.at.it
- 80005620051
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