Comune montano di origine medievale, la cui economia, tradizionalmente legata alle attività rurali e all’artigianato tessile (sono celebri i tappeti in lana grezza prodotti localmente), si è aperta da qualche tempo all’industria e al turismo di montagna. I piobbichesi presentano un indice di vecchiaia superiore alla media e risiedono principalmente nel capoluogo comunale; solo una piccola parte della comunità si distribuisce nella località di Piano, in alcuni aggregati urbani elementari nonché in case sparse sui fondi. Elemento caratterizzante del paesaggio è la mole imponente del monte Nerone (1.525 metri), che incombe sulla valle del fiume Candigliano con ripidi pendii ed è inciso da valloni, forre, archi naturali e spettacolari cañon scavati nella roccia calcarea. L’abitato è quindi immerso in un paesaggio montano di grande suggestione: a breve distanza s’innalza la balza della Penna, una delle strutture rocciose più imponenti dell’Appennino marchigiano; non lontano si sviluppa inoltre un profondo solco detto fosso dell’Eremo, chiuso da ripide pareti rocciose, su cui sorge l’antico eremo di Santa Maria in Morimondo. La vegetazione è composta da faggete, cerrete e pascoli, diffusi alle quote più elevate; nella fascia altimetrica sottostante si sviluppano invece boschi cedui di carpino nero e orniello mentre sui versanti più soleggiati crescono il leccio, il terebinto e il ginepro. Sullo sfondo azzurro dello stemma comunale, concesso con Decreto del Presidente della Repubblica, campeggia un braccio destro coperto di acciaio, che impugna un ramo di rovere.