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Descrizione

Comune collinare, sorto nel Medioevo in un territorio popolato sin da epoca molto antica; è sorretto dall’agricoltura e dalla silvicoltura tradizionali, cui si affiancano alcune piccole e medie imprese industriali. La maggior parte dei montecarottesi, con un indice di vecchiaia molto elevato, risiede nel capoluogo comunale mentre il resto della comunità si distribuisce in un certo numero di case sparse sui fondi. L’abitato, posto in posizione elevata su una dorsale collinare, è circondato da dolci poggi, rivestiti prevalentemente dalle colture viticole. Soleggiato e poco ventoso, l’agro comunale è solcato da brevi corsi d’acqua, le cui rive sono delimitate da filari di alberi e da una florida vegetazione riparia. Sullo sfondo rosso dello stemma comunale, concesso con Decreto del Capo del Governo, campeggia un monte all’italiana a tre cime verdi, sormontato da un leone con una corona d’oro.

Storia

Sorta in un sito anticamente popolato dagli umbri, dai piceni e dai galli senoni, si sviluppò a partire dal VI secolo d.C., diventando intorno all’anno mille la più vasta delle sette pievi della diocesi di Jesi. Più tardi vi venne edificato il castello fortificato, sottoposto alla giurisdizione di Jesi. Della potente città il borgo condivise la fede ghibellina, il passaggio, nel XIV secolo, alla Santa Sede, favorito dalla sapiente opera politica del cardinale Albornoz, e le temporanee signorie di potenti famiglie. Sul finire del XVIII secolo, elevata alla condizione di cantone, fu occupata dalle truppe francesi e poi annessa al Regno Italico napoleonico. Sono molteplici le interpretazioni del toponimo, che corrisponderebbe all’espressione ‘monte dell’arco (dell’arca) rovinato’ oppure a ‘monte della rocca rovinata’, sottintendendo una derivazione dal termine latino ARCE, ‘rocca’. L’abitato presenta ancora intatto l’aspetto medievale ed è quasi interamente cinto da mura difensive, ricostruite nel 1509 e munite di due torrioni, uno merlato di forma cilindrica e l’altro poligonale. Di notevole interesse, tra gli edifici religiosi, è la collegiata, che racchiude una splendida tela di Ercole Ramazzini (1588), un dipinto seicentesco di Antonio Sarti, un crocifisso ligneo di Corrado Teutonico, anch’esso del Seicento, e un sarcofago in pietra risalente al IV secolo d.C. Gli edifici civili maggiormente degni di nota sono il settecentesco palazzo Baldoni, che si apre su un giardino pensile posto a cavallo delle mura castellane, e il teatro comunale, realizzato nel corso dell’Ottocento dall’architetto jesino Raffaello Grilli.

Economia

Tuttora fiorenti, benché interessate da un sensibile calo produttivo, sono la silvicoltura, la coltivazione di cereali, barbabietole da zucchero e foraggi nonché la viticoltura, che fa del comune uno dei principali produttori del Verdicchio di Jesi, pregiato vino bianco esportato in tutto il mondo. La principale fonte di reddito è però l’industria, che assorbe la metà della forza-lavoro locale nei comparti dei prodotti alimentari, delle calzature, della gomma e della plastica, della lavorazione dei metalli, della meccanica e della produzione di macchine agricole. Il comune, sede degli ordinari uffici municipali e postali e di una stazione dei carabinieri, possiede le scuole dell’obbligo, una biblioteca comunale e il museo della “Mail art”, dedicato all’arte postale; l’assistenza socio-sanitaria è garantita da una casa di riposo, da un poliambulatorio, da una residenza sanitaria assistenziale e dalla guardia medica; l’apparato ricettivo offre possibilità di ristorazione ma non di soggiorno.

Relazioni

Incastonata tra gli assolati rilievi collinari della campagna marchigiana, costituisce la meta ideale per chi predilige soggiorni all’insegna della tranquillità. Il vino Verdicchio è il protagonista assoluto dell’affollata mostra-mercato di vini marchigiani compresa nell’ambito della rassegna “Verdicchio in festa”, serie di manifestazioni che si svolgono tra luglio e settembre: tra gli altri eventi figura un palio, in cui tutti i comuni produttori del celebre vino si affrontano in varie gare sportive e organizzano convegni sulla viticoltura, mostre di attrezzi enologici e rassegne fotografiche. La più importante festa religiosa è invece la “Pasquella”, legata all’Epifania (6 gennaio), in occasione della quale squadre di cantori portano casa per casa un antico canto augurale in cambio di offerte e cibo. La festa del Patrono San Placido si celebra il 5 ottobre ed è accompagnata da un’importante fiera-mercato.

Località

INFO
  • Popolazione 1.987
  • Lat 43° 31' 33,65'' 43.52601389
  • Long 13° 3' 48,44'' 13.06345556
  • CAP 60036
  • Prefisso 0731
  • Codice ISTAT 042026
  • Codice Catasto F453
  • Altitudine slm 380 mt
  • zona clim./gradi giorno
    Riscaldamento: dal 15/10 al 15/04 per 14 ore/giorno
    E/2168
  • Superficie 24.08 Km2
  • Densità 82,52 ab/Km2
  • Sismicità Zona 2
  • Alba 05:14
  • Tramonto 18:57
Contatti
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