Descrizione

Comune di pianura, dalle antiche origini, la cui economia si fonda essenzialmente sulle attività agricole. La comunità dei cergnaghesi presenta un indice di vecchiaia particolarmente elevato rispetto ai valori medi ed è quasi tutta concentrata nel capoluogo comunale, che non fa registrare evidenti segni di espansione edilizia. Il territorio comunale, comprendente anche la località di Cascina Bellaria, presenta un profilo geometrico regolare, con variazioni altimetriche appena accennate, e di questa caratteristica orografica risente l'abitato, che mostra un andamento plano-altimetrico pianeggiante. L'abitato è immerso in un paesaggio caratterizzato dall'alternarsi di pioppeti, risaie e distese di granturco.

Comune di pianura, dalle antiche origini, la cui economia si fonda essenzialmente sulle attività agricole. La comunità dei cergnaghesi presenta un indice di vecchiaia particolarmente elevato rispetto ai valori medi ed è quasi tutta concentrata nel capoluogo comunale, che non fa registrare evidenti segni di espansione edilizia. Il territorio comunale, comprendente anche la località di Cascina Bellaria, presenta un profilo geometrico regolare, con variazioni altimetriche appena accennate, e di questa caratteristica orografica risente l'abitato, che mostra un andamento plano-altimetrico pianeggiante. L'abitato è immerso in un paesaggio caratterizzato dall'alternarsi di pioppeti, risaie e distese di granturco.

Storia

Il toponimo deriva verosimilmente da un antico personale CEREN(N)IUS, con l'aggiunta del suffisso -acus ad indicare appartenenza. È solo a partire dal X secolo che si hanno notizie su questa comunità, che, dopo aver fatto parte dei possedimenti dell'antica abbazia di San Pietro d'Erbamara, appartenente all'ordine dei Canonici regolari di Sant'Agostino ed esercitante la propria giurisdizione su un ampio territorio, nella seconda metà del XII secolo venne assegnata da Federico Barbarossa a Pavia e successivamente confermata ai pavesi dall'imperatore Enrico VI. Inserita nel feudo di Mortara, ne seguì a lungo le vicende, venendo distrutta durante l'invasione francese del 1647. Separatasi da Mortara verso la metà del XVIII secolo, fu concessa a Francesco Lomellini, passando in seguito sotto l'autorità del cardinale di Pavia e, nell'Ottocento, del ministro sardo Giacomo Plezza Maleta. Dal punto di vista monumentale, degni di rilievo sono la chiesa parrocchiale di Sant'Elena, distrutta dai francesi nel 1647 e ricostruita nella seconda metà del XVII secolo, nel cui interno è possibile ammirare una balaustra in legno intagliato, il santuario della Madonna di Santo Stefano (la cui esistenza è documentata già nell'undicesimo secolo) e la Villa Plezza (appartenuta al ministro sardo Giacomo Plezza Moleta). Dell'Abbazia di Erbamara resta soltanto una cappelletta votiva.

Il toponimo deriva verosimilmente da un antico personale CEREN(N)IUS, con l'aggiunta del suffisso -acus ad indicare appartenenza. È solo a partire dal X secolo che si hanno notizie su questa comunità, che, dopo aver fatto parte dei possedimenti dell'antica abbazia di San Pietro d'Erbamara, appartenente all'ordine dei Canonici regolari di Sant'Agostino ed esercitante la propria giurisdizione su un ampio territorio, nella seconda metà del XII secolo venne assegnata da Federico <a target='_blank' href='vediNota.php?reg=LOM&parola=BARBAROSSA'>Barbarossa</a> a Pavia e successivamente confermata ai pavesi dall'imperatore Enrico VI. Inserita nel feudo di Mortara, ne seguì a lungo le vicende, venendo distrutta durante l'invasione francese del 1647. Separatasi da Mortara verso la metà del XVIII secolo, fu concessa a Francesco Lomellini, passando in seguito sotto l'autorità del cardinale di Pavia e, nell'Ottocento, del ministro sardo Giacomo Plezza Maleta. Dal punto di vista monumentale, degni di rilievo sono la chiesa parrocchiale di Sant'Elena, distrutta dai francesi nel 1647 e ricostruita nella seconda metà del XVII secolo, nel cui interno è possibile ammirare una balaustra in legno intagliato, il santuario della Madonna di Santo Stefano (la cui esistenza è documentata già nell'undicesimo secolo) e la Villa Plezza (appartenuta al ministro sardo Giacomo Plezza Moleta). Dell'Abbazia di Erbamara resta soltanto una cappelletta votiva.

Economia

Fatta eccezione per la sede dell'amministrazione comunale e gli uffici deputati al funzionamento dei normali servizi postali, non se ne registrano altri degni di nota. Il sindaco, all'occorrenza, è chiamato a svolgere anche le funzioni di autorità di pubblica sicurezza, mancando sul posto una stazione dei carabinieri. La principale risorsa economica continua ad essere rappresentata dall'agricoltura, praticata con successo, attraverso varie aziende agricole, anche grazie alle favorevoli caratteristiche del terreno: si coltivano essenzialmente cereali ed ortaggi. Le attività industriali, limitate al comparto delle calzature e a qualche falegnameria, sono pressoché insignificanti. Alquanto modesta è pure l'attività del terziario, che si compone della rete distributiva (di dimensioni non rilevanti ma sufficiente a soddisfare le esigenze primarie della popolazione) e dei pochi servizi forniti dalla pubblica amministrazione e dalle scuole. Non dispone di servizi pubblici particolari né di strutture sociali di rilievo (quali asili nido e case di riposo). Le strutture scolastiche esistenti permettono di frequentare soltanto le scuole materne ed elementari e manca una biblioteca per l'arricchimento culturale. Non si registra neppure la presenza di strutture sanitarie, sportive e per il tempo libero, mentre quelle ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno; per le altre prestazioni è necessario rivolgersi altrove.

Fatta eccezione per la sede dell'amministrazione comunale e gli uffici deputati al funzionamento dei normali servizi postali, non se ne registrano altri degni di nota. Il sindaco, all'occorrenza, è chiamato a svolgere anche le funzioni di autorità di pubblica sicurezza, mancando sul posto una stazione dei carabinieri. La principale risorsa economica continua ad essere rappresentata dall'agricoltura, praticata con successo, attraverso varie aziende agricole, anche grazie alle favorevoli caratteristiche del terreno: si coltivano essenzialmente cereali ed ortaggi. Le attività industriali, limitate al comparto delle calzature e a qualche falegnameria, sono pressoché insignificanti. Alquanto modesta è pure l'attività del terziario, che si compone della rete distributiva (di dimensioni non rilevanti ma sufficiente a soddisfare le esigenze primarie della popolazione) e dei pochi servizi forniti dalla pubblica amministrazione e dalle scuole. Non dispone di servizi pubblici particolari né di strutture sociali di rilievo (quali asili nido e case di riposo). Le strutture scolastiche esistenti permettono di frequentare soltanto le scuole materne ed elementari e manca una biblioteca per l'arricchimento culturale. Non si registra neppure la presenza di strutture sanitarie, sportive e per il tempo libero, mentre quelle ricettive offrono possibilità di ristorazione ma non di soggiorno; per le altre prestazioni è necessario rivolgersi altrove.

Relazioni

Alla scarsa affluenza turistica, legata alla mancanza di attrattive particolari, fanno riscontro le poche presenze esterne nel mondo del lavoro, visto che né l'agricoltura né tanto meno l'industria ed il terziario hanno raggiunto livelli tali da consentire l'assorbimento di flussi significativi di manodopera. Gli stessi rapporti con i centri vicini non sono rilevanti, mancando, oltre a scuole e servizi, anche quelle manifestazioni legate a tradizioni folcloristiche che altrove solitamente richiamano numerosi visitatori. La festa della Patrona, Santa Elena, si celebra la terza domenica di agosto.

Alla scarsa affluenza turistica, legata alla mancanza di attrattive particolari, fanno riscontro le poche presenze esterne nel mondo del lavoro, visto che né l'agricoltura né tanto meno l'industria ed il terziario hanno raggiunto livelli tali da consentire l'assorbimento di flussi significativi di manodopera. Gli stessi rapporti con i centri vicini non sono rilevanti, mancando, oltre a scuole e servizi, anche quelle manifestazioni legate a tradizioni folcloristiche che altrove solitamente richiamano numerosi visitatori. La festa della Patrona, Santa Elena, si celebra la terza domenica di agosto.

Località

Cascina Bellaria

Cascina Bellaria

Fondi europei 2021-2027

Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Cergnago rientra nell'Obiettivo "Competitività regionale e occupazione". A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta a rafforzare la competitività, l'occupazione e l'attrattiva delle regioni, ad anticipare i cambiamenti socioeconomici, a promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità, la tutela dell'ambiente, l'accessibilità, l'adattabilità dei lavoratori e lo sviluppo dei mercati. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell’11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.