A lungo chiamata Camino di Codroipo, ha assunto la denominazione attuale nel 1949. Citata per la prima volta in un documento della fine del XII secolo, deriva la prima parte del toponimo dal latino CAMINUS, che significa ‘fornace, fornello’, in riferimento alla presenza nella zona, sin da tempi antichi, di varie fornaci rimaste in funzione fino alla fine dell’Ottocento. Possedimento dell’abbazia di Sesto al Reghena, nell’undicesimo secolo fu ripopolata da coloni slavi, che il patriarca vi fece trasportare a forza per ridar vita alle campagne, abbandonate a seguito delle devastanti invasioni degli ungari. Nel Trecento fu infeudata ai signori di Valvassone, cui subentrarono quelli di Codroipo. Annessa nel XV secolo alla repubblica veneta, ne seguì le sorti, passando all’Austria con la pace di Campoformio, del 1797. Durante il Regno Italico venne costituita in comune ma, nel 1928, fu aggregata a Codroipo, recuperando l’autonomia amministrativa nel 1947. A lungo chiamata Camino di Codroipo, ha assunto la denominazione attuale nel 1949. Pregevole è il patrimonio architettonico: il monumento più importante è Villa Mainardi, costruita nel Seicento sui resti di una fortezza, del XII secolo. Interessanti sono anche: i palazzi Minciotti e Luccardi; l’ottocentesca villa Stroili; la pieve di Rosa, più volta distrutta dalle piene del Tagliamento; la parrocchiale, degli anni Venti; la chiesa di San Tommaso, a Glaunicco; la chiesa di San Lorenzo, a Bugnis; quelle di Sant’Andrea e dei Santi Martiri Aquileiesi, rispettivamente a Straccis e a Gorizzo.