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CAETANI

Approfondimento

Approfondimento: CAETANI

Nobile famiglia italiana la cui origine andrebbe ricercata nella stirpe dei duchi e dei consoli di Gaeta (IX secolo). Di questa casata si conoscono numerosi rami, che si diffusero in varie regioni italiane e di cui si hanno notizie certe a partire dal XII secolo: i più importanti furono quelli di Napoli, di Pisa, di Roma e di Anagni. La linea di Napoli si esaurì nel XV secolo dopo aver avuto una certa importanza sotto Carlo d'Angiò. Il ramo di Pisa fu famoso nel XII e XIII secolo e il suo esponente più rappresentativo fu il banchiere Sciarra. Nel XVII secolo questa linea si unì a quella di Anagni, che fu certamente la più potente e riuscì a formare un grande e compatto stato tra il regno di Napoli e lo Stato Pontificio. Artefice della potenza di questo ramo fu il cardinale Benedetto (1235-1303), che nel 1294, dopo la rinuncia di Celestino V, fu nominato papa con il nome di Bonifacio VIII. Ambizioso ed energico, con la sua politica autoritaria mirò a ripristinare la superiorità della Chiesa in campo spirituale e temporale; combattendo con tenacia ogni rivale, riuscì a costituire nel centro d'Italia uno stato che, affidato alla sua famiglia, assicurasse alla Chiesa l'esercizio della sua autorità. Si attirò, perciò, numerose invidie e accuse: tra i suoi tanti nemici si ricordano Dante che, per essere stato costretto a lasciare Firenze, collocò anzitempo Bonifacio VIII nell'Inferno tra i simoniaci, e Jacopone da Todi, che fu punito con la prigione a causa della sua appartenenza alla corrente degli spirituali francescani. Il nemico più agguerrito di Bonifacio VIII fu però Filippo IV il Bello, con il quale il papa ebbe un aspro conflitto: il re di Francia si rifiutò di riconoscere il potere del papa e, contrapponendogli il potere sovrano del re e dello stato,  pretese di tassare il clero francese senza il consenso della Santa Sede. Il pontefice minacciò di scomunicare il re, emettendo contro di lui la famosa bolla UNAM SANCTAM (1302), in cui sosteneva solennemente la superiorità della Chiesa su tutti i regni della terra e quindi il diritto del papa di intervenire nelle questioni terrene. Intanto i Colonna, che possedevano una vasta signoria nella Campagna e nella Marittima e che erano antichi nemici della famiglia Caetani, fomentavano ribellioni contro il pontefice, accusandolo di frode, eresia e simonia: il lungo conflitto terminò con la vittoria di Bonifacio VIII che scomunicò gli avversari, ne distrusse le roccaforti a Palestrina e Zagarolo, ne confiscò i beni -che passarono ai Caetani, cosa che portò al rafforzamento del loro dominio sulla Campania e sul Lazio- e li costrinse a fuggire in Francia. Qui i Colonna si allearono con Filippo IV il Bello e organizzarono l'attentato di Anagni (1303), che segnò la tragica fine del pontificato di Bonifacio VIII: giunti ad Anagni, i numerosi congiurati entrarono nel palazzo pontificio e arrestarono il papa per farlo giudicare da un concilio; in questa circostanza si inserisce il leggendario schiaffo dato a Bonifacio VIII da Sciarra Colonna. Il popolo, però, insorse a favore del pontefice e lo liberò, costringendo i congiurati a fuggire. Un mese dopo questa insopportabile umiliazione il papa, stanco e malato, morì. Tra le numerose iniziative prese da Bonifacio VIII va ricordata l'istituzione del primo Giubileo secolare nel 1300, che portò a Roma circa due milioni di persone, alle quali fu concessa un'indulgenza plenaria. Durante il suo pontificato non fece altro che rafforzare la sua posizione personale e familiare, favorendo in ogni modo i suoi parenti: suo fratello Roffredo II (morto nel 1296) ricevette da Carlo II di Napoli la contea di Caserta; il figlio di Roffredo II, Pietro II (morto nel 1307), estese i possedimenti della famiglia nella Marittima e nella Campagna; tre nipoti del papa, Benedetto II (morto nel 1296), Iacopo Tommasi (morto nel 1300) e Francesco (morto nel 1317) furono eletti cardinali. Ad aumentare la grandezza della famiglia contribuì il figlio di Pietro II, Roffredo III (morto nel 1326), che ricevette in eredità dalla moglie Giovanna dell'Aquila le contee di Fondi e di Traetto. Suo fratello Benedetto III (morto nel 1322) fu rettore del patrimonio in Toscana. Un altro membro, Onorato I, conte di Fondi (1337-1400), fu un potente barone, rettore della Campagna e della Marittima e fautore dello scisma d'Occidente, che nel 1378 vide a Fondi la riunione di tredici cardinali dissenzienti che elessero l'antipapa Clemente VII contro Urbano VI; nel 1400 Onorato I fu sconfitto dagli eserciti di Ladislao d'Angiò e Bonifacio IX. Intorno al 1420 il ramo di Anagni si divise nel ramo dei Caetani d'Aragona e in quello dei Caetani di Sermoneta. Al primo ramo, il cui capostipite fu Cristoforo, che stabilì la sua corte a Fondi, furono assegnati i feudi compresi nel regno di Napoli; tuttavia, un suo discendente, Onorato III, per aver sostenuto l'invasione dei francesi del regno di Napoli (1497), fu privato delle sue terre, che furono perciò assegnate dal re di Napoli ai Colonna di Roma. Da questo ramo derivò quello secondario dei duchi di Laurenzana, che oggi costituiscono il ramo napoletano. La linea dei Caetani di Sermoneta ebbe come capostipite il fratello maggiore di Cristoforo, al quale andò la parte compresa nello Stato Pontificio; i suoi discendenti dovettero subire le crudeltà e le confische di papa Alessandro VI ma nel corso del XVI secolo poterono contare sull'appoggio dei papi Giulio II e Sisto V; quest'ultimo conferì a Onorato IV, capitano generale della fanteria pontificia a Lepanto (1571), il titolo di duca di Sermoneta (1586). I membri del ramo dei Sermoneta, tuttora esistente a Roma, si distinsero tra le varie famiglie patrizie romane come ecclesiastici, politici, militari e letterati. Tra di essi si annoverano: il cardinale Enrico (1550-1559), che compì importanti missioni in Francia e Polonia; Antonio II, arcivescovo di Capua e nunzio presso l'imperatore e a Madrid; il colto dantista e uomo politico Michelangelo (1804-1882) e i suoi figli, Onorato (1842-1917), principe di Teano e poi duca di Sermoneta, geografo e sindaco di Roma, deputato, ministro degli esteri e senatore, ed Ersilia Caetani Lovatelli (1840-1925), moglie del conte Giacomo Lovatelli, archeologa ed erudita famosa, nei circoli intellettuali romani; lo storico orientalista Leone (1869-1935); l'ingegnere minerario Gelasio (1877-1934), ambasciatore a Washington nel 1922 e senatore dal 1934, autore di un'opera sulla famiglia.

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