Descrizione
Comune collinare agricolo, di origine medievale. La comunità dei castelbottaccesi, caratterizzata da un indice di vecchiaia particolarmente elevato, è tutta concentrata nel capoluogo comunale posto su una collina che degrada dolcemente verso la pianura. Le abitazioni, affiancate ordinatamente le une alle altre, formano una lunga schiera tra la vegetazione lussureggiante. Nel centro storico hanno conservato l'aspetto originario; in periferia sono più moderne, di maggiori dimensioni e non sempre unifamiliari. Il territorio ha un aspetto caratteristico: colline ed avvallamenti si susseguono in modo armonioso fino ad arrivare alla valle in cui scorre il fiume Biferno. Il clima, mite e gradevole, ha le caratteristiche delle zone comprese tra pianura e collina. Lo stemma, concesso con decreto del Capo del Governo, raffigura una botte, a richiamo del toponimo.
Storia
E' uno dei comuni sorti presumibilmente intorno all'anno mille. Si conosce poco circa l'etimologia del nome: secondo alcuni deriverebbe dalla voce araba "Kalaat" cioè "fortezza". Secondo questa ipotesi il comune sarebbe derivato da una colonia saracena o ricorderebbe qualche evento importante accaduto durante le incursioni degli arabi, avvenute tra il IX e l'XI secolo. Comunque il nome ha subito varie trasformazioni: in vari documenti storici viene riportato con forme diverse: "Calcabuczam" "Caccabuchacium", "Castrum Carcabutacij", "Carcabottaccio", "Calcabovazzo", fino alla forma attuale. Al tempo dei normanni faceva parte della contea di Molise, così come in epoca sveva ed angioina. Durante il regno di Roberto d'Angiò era feudo della famiglia di Sangro e lo fu fino al 1465. Passò poi ai Gesualdo e nel 1569 ai Piscicelli, l'ultimo dei quali, Berardino, si indebitò a tal punto che il feudo fu messo all'asta per pagare i creditori. Se lo aggiudicò la famiglia Ferri che lo tenne fino agli inizi del XVIII secolo quando lo vendette ai Cardone che vi crearono un circolo politico a sfondo liberale e furono gli ultimi feudatari. Nel 1805 subì gravi danni a causa del terremoto e nel 1836 fu flagellata da un'epidemia di colera. Nel patrimonio architettonico sono da ammirare: la chiesa di Santa Maria delle Grazie, una delle più antiche della diocesi di Termoli di cui fa parte il comune; la chiesa di S. Rocco, costruita sui ruderi di un'antica Badia.
Economia
La popolazione conduce una vita pacata e appartata, molto legata alle tradizioni, poco aperta al nuovo; ciò si giustifica soprattutto per via della posizione piuttosto decentrata del comune, che non presenta d'altra parte una struttura interna particolarmente complessa. I servizi pubblici sono costituiti da quelli municipali ordinari e da quelli postali; le strutture disponibili sul posto permettono di frequentare soltanto la scuola primaria ed i servizi sanitari sono costituiti da una farmacia; per ogni altra esigenza la popolazione è costretta a rivolgersi altrove. Gli impianti sportivi comprendono un campo da tennis mentre le strutture ricettive sono pressoché assenti. Nel complesso delle attività economiche locali l'agricoltura conserva un ruolo di preminenza e costituisce con il suo indotto la principale fonte di reddito; si coltivano soprattutto cereali, olive, uva e ortaggi. Scarso l'apporto dell'industria, presente nel settore dei materiali da costruzione, mentre il tessuto commerciale non presenta particolarità degne di rilievo.
Relazioni
Il comune vive senza traumi apparenti la sua dipendenza dai centri maggiori, verso i quali i giovani rivolgono la loro attenzione; posto fuori dai grandi circuiti di traffico, attira un modesto turismo giornaliero con la pescosità del fiume Biferno. La comunità impressiona per il suo attaccamento alla tradizione nelle abitudini quotidiane come nei momenti più importanti della vita di paese: resiste l'usanza delle "maitunate" (canti augurali di capodanno), come dei fuochi accesi la vigilia di Sant'Antonio. Il 22 agosto, in occasione della festa di Santa Giusta, si svolgono processioni, una fiaccolata e, il giorno successivo, una fiera di bestiame. Il 31 luglio si festeggia il Patrono Sant'Oto, accompagnandone la statua in processione.
Località
Fondi europei 2021-2027
Nella nuova Programmazione 2007-2013 della politica di coesione economica e sociale dell'Unione Europea il comune di Castelbottaccio rientra nell'Obiettivo "Competitività regionale e occupazione". A partire dal 1 0 gennaio 2007 nelle aree rientranti in tale obiettivo l'impiego dei "fondi strutturali" europei punta a rafforzare la competitività, l'occupazione e l'attrattiva delle regioni, ad anticipare i cambiamenti socioeconomici, a promuovere l'innovazione, l'imprenditorialità, la tutela dell'ambiente, l'accessibilità, l'adattabilità dei lavoratori e lo sviluppo dei mercati. Cfr. Regolamento (CE) n. 1083/2006 dell’11 luglio 2006 recante disposizioni generali sul Fondo Europeo di sviluppo regionale, sul Fondo Sociale Europeo e sul Fondo di Coesione.
- Popolazione 312
- Lat 41° 45' 9,28'' 41.75257778
- Long 14° 42' 23,51'' 14.70653056
- CAP 86030
- Prefisso 0874
- Codice ISTAT 070013
- Codice Catasto C066
- Altitudine slm 618 mt
- zona clim./gradi giorno
Riscaldamento: dal 15/10 al 15/04 per 14 ore/giorno E/2156 - Superficie 11.27 Km2
- Densità 27,68 ab/Km2
- Sismicità Zona 2
- Alba 04:37
- Tramonto 19:18
- FRANCESCO DE LISIO
- Via Vittorio Emanuele III, 11
- 86030 (CB) Molise
- comune.castelbottacciocb@legalmail.it
- castelbot@tiscali.it
- www.comune.castelbottaccio.cb.it
- 81001310705
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